Il suo nome è tornato alla ribalta proprio di recente in concomitanza della mostra “Pollock e la Scuola di New York”, ancora in corso al Vittoriano di Roma (fino al 24 febbraio) e incentrata sulla produzione artistica del grande maestro statunitense dell’espressionismo astratto (o action painting) e creatore della tecnica del Dripping. Il Maestro Luigi Centra può essere considerato infatti come uno dei massimi rappresentanti italiani di quello stile di pittura che si è affermato negli anni Cinquanta negli Stati Uniti grazie allo stesso Pollock e alla Scuola di New York, sottolineato per la prima volta dal critico Harold Rosenberg nell’importante saggio “The American Action Painters”. Proprio in omaggio a Pollock l’artista italiano ha realizzato nei mesi scorsi due opere con la tecnica del Dripping: Pollock 1 e Pollock 2, cm 120 x 100, acrilico su tela.
Originario della Ciociaria, Centra già dai primi anni ’70 entra a far parte a pieno titolo di quella corrente artistica che ha rivalutato e reinterpretato in Italia l’arte “populaire” americana e di cui è stato in un certo senso un anticipatore, forse inconsapevole. È dal 1960 infatti che Luigi Centra inizia a dipingere le fotografie in bianco e nero con il pennello nella sua abitazione materna a Carpineto Romano e con gli stencil da lui creati su carta paglia usata per incartare la conserva che si comprava ad etti nei negozi di generi alimentari nella spesa, caricava la pompetta dell’insetticida che aveva in casa e con il colore murale spruzzava i bordi delle camere a chi ne faceva richiesta insieme a suo fratello Mario. Entra quindi in contatto con artisti di primo piano del calibro di Mimmo Rotella e Mario Schifano. Di quest’ultimo diventa amico e frequenta il suo studio a Roma e ad Arcinazzo. Intraprende quindi numerosi viaggi all’estero per conoscere da vicino le maggiori tendenze del momento e per perfezionare la sua arte. In particolare soggiorna a lungo in Germania, dove frequenta lo studio di Roy Fox Lichtenstein, fumettista e anch’egli esponente di primo piano della Pop-art. A Kiev in Ucraina con l’Associazione del luogo “Italiamo”, è ospite presso l’Università di Taras Shevchenko dove allestisce una mostra nel grande corridoio dell’Ateneo tra i lussuosi lucidi marmi. Con il ricavato in beneficenza in favore dei bambini del reparto oncologico di Kiev, malati a causa dello scoppio del reattore di Chernobyl. Da allora ha sempre rivolto una particolare attenzione ai temi sociali, con iniziative umanitarie e a sostegno dell’energia pulita, attività spesso patrocinate da organismi internazionali prestigiosi quali ONU, UNESCO ed UNICEF.
Ha esposto le sue opere in tutto il mondo, nei più prestigiosi musei nazionali di arte moderna. Per citarne alcuni: il “Courtauld Institute Museum of ar Somerset House” di Londra; il “Modern Art Museum Moderner” di Klagenfurt in Austria; negli Stati Uniti Il Museo d’Arte Moderna di New York, il “Louisiana National Museum of Modern Art” Humleb/EK, il ”San Francisco Museum of Modern Art” ; il “Museum of Contemporary of Toronto” in Canada; il National Museum di Hong Kong; oltre a tantissimi altri in Italia.
Tra le mostre più recenti il Maestro ci tiene a ricordare quella che è stata allestita solo pochi mesi fa a Isola Liri, nella sua Ciociaria e inaugurata nel Teatro Comunale “Costanzo Cosentini” sulle note della canzone “Io Rinascerò” di Riccardo Cocciante. Ben cinquantuno tele esposte, per raccontare più di cinquanta anni di arte italiana nel mondo. Un’iniziativa dedicata agli amici più cari che per l’occasione Luigi Centra ha voluto riunire intorno a sé.
“Lo stile di Luigi Centra, considerato uno degli ultimi rappresentanti della Pop Art, punta alla destrutturazione delle forme, con i colori protagonisti assoluti delle opere. Non c’è frivolezza nel mondo di Centra, ma la perdita della consistenza delle cose“ ha scritto la critica Nadia Loreti nel presentare la mostra. “Un’alleanza tra emozioni ruggenti – ha aggiunto – per costruire il regno dei pensieri più profondi, attraverso la complementarietà dei colori, i rossi e i verdi, i blu e gli aranci. Tra le pennellate palpitano la Rabbia, la Vita, l’Abbandono. La Rinuncia. La Solitudine. La Sconfitta. Le porte che si chiudono. Il Fuoco che divampa annunciando la Rinascita”.
Sulla produzione pittorica di Luigi Centra e sulla sua figura di artista poliedrico e geniale (è anche un apprezzato poeta) hanno scritto alcuni dei più illustri critici italiani e internazionali. Qui ne riportiamo alcuni estratti:
Vittorio Sgarbi: “l’arte di Centra comunica il senso dell’esistenza remota, presente, e futura”.
Giulio Carlo Argan: “È una reazione violenta dell’artista-intellettuale contro la massificazione: esprime il malessere di una società opulenta e meccanizzata senza anima, usando tele e colori in modo contrario a tutte le regole. È un Pollock del 2000, con le sue traettorie orbitali; Centra non progetta, ma prevede un comportamento che si porrà davanti alla tela e vi girerà attorno, vi salirà sopra per essere sempre dentro la creatura che sta per dipingere.”
Sonia Camporese: “La pittura di Luigi Centra è di un astrattismo familiare, audace ma comprensivo, perché attinge alle sorgenti inesauribili dell’anima amante dell’armonia. I colori delle sue tele si trasformano in vibrazioni sonore gradite allo spirito estremamente assetato di bellezze increate. L’artista è persona estremamente versatile a tutte le espressioni poetiche, letterarie, pittoriche.”
Jonathan Zhivago: “Quello che sorprende nelle opere di Centra è la loro aggressività artistica. Nelle sue tele dai colori forti emerge tutta la disperata affermazione della pittura espressionistica di cui si potrebbe dire che il famoso “Il grido” di Munch sia il manifesto di questo movimento. È ammirevole che ancora oggi nel nostro commerciale panorama artistico si possono trovare pittori come Centra che possiedono del titanico furore artistico che è appartenuto anche a quel grande colosso della storia dell’arte che è Michelangelo”.
Antonio Oberti: “Dall’impressionismo Luigi Centra a poco a poco ha dato vita, con la sua perennità inestinguibile di ispirazione, ad un rapporto astratto tra la propria sensibilità ed emotività psichica e l’eterno moto della vita reale. Tele spesso incendiate e rattoppate con spago trasversale, oppure inseriti fili di ferro che, come materiale quasi impalpabile, collegano le parti ai piani più diversi, concedendo in questo modo ampia libertà alla sua sensibilità creativa”.