Un mese dopo il Gay Pride di West Hollywood, la città torna a tingersi dei colori dell’arcobaleno in occasione dell’OutFest, il festival cinematografico che dal 1982 promuove il talento di registi LGBT provenienti da tutto il mondo. Tra i film selezionati, il cortometraggio “Luigi e Vincenzo” di Giuseppe Bucci andrà in scena il 12 e 15 luglio. Il regista napoletano ce ne racconta la storia.
 
Come nasce il progetto del film e cosa l’ha convita a realizzarlo? 
Nel dicembre 2012 vinsi il Festival Omovies di Napoli con il cortometraggio “Una notte ancora” e l’organizzazione mi chiese di realizzare lo spot per il Gay Pride di Napoli 2013. Avendone già girati un paio per Europride Roma e Campania Pride, ero incerto sull’accettare. Poi ebbi l’idea di raccontare una storia che avevo in mente da tempo, malinconica e con una coppia di uomini di mezz’età come protagonisti. Chiesi di poter realizzare un cortometraggio di quattro minuti e di girare nella nuova stazione metropolitana di Napoli. Questi “capricci” mi furono concessi e le persone coinvolte accettarono, come me, di lavorare gratuitamente al progetto. La parte centrale del film è stata utilizzata come spot, mentre il cortometraggio ha debuttato nell’ottobre 2013.
 
Ritiene che il cortometraggio, rispetto al lungometraggio, sia più adatto per lanciare un messaggio?
Penso che entrambi possano sia lanciare un messaggio sia raccontare semplicemente una storia, come nel caso del mio precedente corto “Una notte ancora” con Ivan Bacchi e Marco Cacciapuoti.
Il messaggio di “Luigi e Vincenzo” è molto forte e, se nella versione spot è più concentrato sull’amore omosessuale e l’utilità dei Gay Pride, il cortometraggio dà alla stessa sequenza una valenza diversa, più amara, incentrata sui rimpianti e la parità dei diritti nelle unioni omosessuali.
 
Pensa che queste iniziative contribuiscano a sensibilizzare l’opinione pubblica?
Se non lo pensassi, non li girerei. Le più grandi soddisfazioni da questo punto di vista le ho avute nei Festival non tematici, dove si ha la sensazione di riuscire a far capire a chi non vive questa discriminazione la vita e la ragione degli omosessuali. Ricordo un complimento bellissimo da parte di un signore per sua stessa ammissione omofobo: “Per la prima volta ho pensato all’omosessualità non come a una scelta sessuale, ma d’amore”.
Nella comunità GLBT, invece, è molto importante continuare a conoscersi, farsi domande e coinvolgere le nuove generazioni. Questi lavori sono spesso spunti preziosi. 
 
Ha scelto di affrontare il tema in modo estremamente sottile. La colonna sonora è delicata e i dialoghi sono ridotti al minimo. Le immagini, pur nella loro semplicità, sono molto potenti. 
Dal punto di vista contenutistico, cerco di entrare nell’anima dei personaggi e raccontarla. Mi piacciono i toni dimessi, le sfumature, far entrare lo spettatore nella vita quotidiana dei personaggi per assimilarne la normalità e i sentimenti più intimi. In questo, la colonna sonora di Pericle Odierna, con cui avevo già collaborato in “Una notte ancora”, mi ha sempre accompagnato con dolcezza.
Per quanto riguarda lo stile, adoro raccontare per immagini, sguardi, gesti, usando meno parole possibile. Mi piace che le inquadrature e la fotografia siano realizzate con cura, e soffermarmi a lavorare con gli attori sulle piccole sfumature.
 
Com’è nata la collaborazione con gli attori Rispo e Paolantoni?
Con Patrizio Rispo avevo lavorato in passato a Napoli da assistente alla regia di “Un posto al sole”. Quando gli ho chiesto di interpretare questo ruolo, nelle mani di un regista con solo un paio di corti alle spalle, mi aspettavo un cortese rifiuto, invece è stato incredibilmente entusiasta e generoso, presentandomi a Francesco Paolantoni. Entrambi hanno sposato la causa con profonda convinzione e il fatto che due attori così popolari si siano esposti a favore dei matrimoni gay ha dato grande impulso alla battaglia per la parità dei diritti.
A livello professionale, la sfida, per loro inedita, di interpretare ruoli gay li ha molto appassionati. Sul set sono stati fantastici e si sono lasciati guidare con grande umiltà e concentrazione. Un’esperienza bellissima.
 
Il corto sta avendo grande successo ed è stato selezionato dall’OutFest di Los Angeles. È soddisfatto del risultato e del sostegno delle istituzioni? Quale crede sia la forza del film?
Mi sembra di vivere un sogno. L’Outfest è stato una delle più grandi soddisfazioni insieme al Frameline di San Francisco e al prossimo NewFest di New York. Particolarmente gradita è stata la vittoria del Florence Queer Festival e il premio al miglior soggetto originale al Sorridendo di Cinecittà. Inoltre, il corto è stato proiettato all’Europride di Oslo e al Festival di Cannes nella sezione Queer Palm.
 
Il punto di forza del film credo sia la semplicità, la sintesi, la profonda sincerità… magari l’eleganza.
Per quanto riguarda le istituzioni, il Comune di Napoli ha patrocinato e lanciato lo spot. Poi, però, il corto ha girato il mondo con le sue sole forze.
Mi piacerebbe che le istituzioni incoraggiassero di più lavori che promuovono nel mondo Napoli, l’Italia e la battaglia per i diritti civili, favorendone la partecipazione a Festival prestigiosi. L’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles mi ha comunque concesso un graditissimo patrocinio morale.
 
Ha incontrato difficoltà nel girare il film?
Quando si gira a costo zero è difficile radunare tutte le professionalità necessarie alla realizzazione di un lavoro che ha richiesto due giorni di riprese e tre location differenti. Vorrei ringraziare ancora una volta chi si è impegnato nel progetto, il Festival Omovies, la Scuola di Cinema di Napoli, e tutti i collaboratori sul set.
 
Progetti futuri?
Sto scrivendo due lungometraggi, uno ispirato a “Luigi e Vincenzo”, l’altro più autobiografico e ardito. Ma girare un film è ancora un miraggio, ci vorrà tempo. Intanto ho pronto un cortometraggio molto impegnativo e provocatorio, ma sempre sottile e raffinato, e un altro più allegro, dedicato a una causa sociale, che mette insieme alcuni attori popolari napoletani. 
 
Ora mi godo “Luigi e Vincenzo” all’OutFest di Los Angeles. Purtroppo non potrò essere presente alle proiezioni, ma la gioia e l’orgoglio sono enormi.
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