Chi è appassionato di storia, arte e archeologia non può perdere una visita alla città di Lucera, la “Luceria Apulia” degli antichi Romani, in provincia di Foggia. Si trova a 240 metri di altezza su un’altura isolata del Tavoliere. Una collocazione che consente una bella vista panoramica sulla Capitanata settentrionale, dal semicerchio delle colline subappenniniche al Gargano. Una posizione di favore che ne spiega origine e importanza storica.
Lucera vanta bei palazzi e notevoli edifici ed è una città attiva e colta, un notevole centro di studi con un museo e una biblioteca che conta oltre 35.000 volumi, oggi conservata nel complesso del Ss. Salvatore.
Molti e importanti resti della città antica si ritrovano sotto gli edifici moderni. Particolarmente notevoli sono quelli dell’anfiteatro, di un edificio detto il Palazzo Imperiale, e di alcune cisterne d’acqua entro il recinto del castello di Federico II.
Sul terrazzo dirupato del colle, dove fu l’acropoli dell’antica Luceria, si eleva il castello, innalzato nel 1233 da Federico II di Svevia, poi ampliato da Carlo I d’Angiò. Altissime cortine circondano il fortilizio angioino, a pianta di pentagono irregolare, rinforzato tutto intorno lungo i lati da torri quadrilatere e pentagonali: enormi le due belle torri cilindriche dette “del Leone” e “della Leonessa”.
All’interno del recinto angioino risalgono forse all’età sveva i ruderi della rocca, in forma di alta torre irrobustita da volte e rampanti. Dal re Carlo II d’Angiò fu iniziato il Duomo nel 1300, misto di forme romanico-gotiche, fiancheggiato da una torre campanaria cuspidata con due piani di eleganti bifore e monofore.
Nell’interno, dove si possono ammirare tre navate a tetto e arcate gotiche, notevoli sono l’altare maggiore, la cui base è l’antica mensa di Federico II, un ciborio, un pulpito, sculture e affreschi del Rinascimento.
Pare che i Romani già vi abitassero nel 323 o 322; la dovettero abbandonare per effetto della “clades caudina”: la recuperarono nel 314 e allora vi costituirono una colonia latina, baluardo della latinità nell’Apulia, l’attuale regione della Puglia. Una nuova colonia fu realizzata probabilmente sotto Augusto. Fino al sec. III d. C. rimase colonia latina ed ebbe il diritto di coniare moneta.
Il museo civico “Giuseppe Fiorelli” è l’istituzione più completa, la testimonianza più fedele della storia millenaria della città. Nato nel 1905 come Antiquarium municipale per iniziativa di un gruppo di privati è intitolato all’archeologo napoletano di origine lucerina Giuseppe Fiorelli (1823-1896), una figura di eccezionale valore nella cultura storica ed archeologica meridionale, primo organizzatore di scavi sistematici a Pompei.
Allestito dapprima in due sale a piano terra del Palazzo municipale, ha trovato dal 1934 definitiva sistemazione nel settecentesco palazzo De Nicastri-Cavalli. La raccolta consiste in diverse sezioni che coprono le fasi più significative della storia della città, a partire dalle epoche più antiche della civiltà: archeologia classica, archeologia medievale, numismatica, pinacoteca, tradizioni locali e arti minori. Ricca è la sezione epigrafica, riferita ad un arco di tempo che va dai primi secoli della Roma repubblicana al tardo Impero, fino all’epoca paleocristiana, completa di iscrizioni di carattere onorario e sepolcrale.
Importante è la collezione litica, rappresentata da are, cippi, capitelli, frammenti marmorei, fregi e bassorilievi dell’antica Luceria. La collezione statuaria comprende una Venere marina di stile greco-romano, di età imperiale, rinvenuta a Lucera nel 1872 nei pressi delle Terme di Porta S. Severo; il Salone del mosaico, un superbo pavimento musivo del I secolo notevole per la varietà delle figure e dei colori, recuperato dalle antiche Terme di Piazza Nocelli. Tra le numerosissime teste si segnalano quelle di Eracle Epitrapezio, di scuola lisippea, di Cicerone, Vespasiano e, interessantissimo, un capo giovanile dell’imperatore Federico II.
Tra le raffigurazioni litiche e marmoree risaltano la testa di Alessandro Magno, quella di Minerva medica e un busto fittile di Proserpina (III sec. a.C.). Di particolare suggestione sono infine la ricostruzione integrale del vano cucina e del settecentesco salotto Cavalli, testimonianza di un gusto e di uno stile borghesi, comuni ad un’epoca ormai lontana. Da visitare anche il convento del Ss. Salvatore, detto anche di San Pasquale, fondato nel 1407 dai frati Osservanti per volere di padre Giovanni Vici da Stroncone.
Secondo antichi documenti angioini, la chiesa esisteva già nel 1273 e Stroncone la fece restaurare adattando a convento l’antica grancia. Divenne centro di studi di teologia sotto i frati Riformati nel XVII sec. con relativa biblioteca. Con la soppressione dell’ordine nel 1811, cominciò il suo declino che si concluse con la chiusura definitiva nel 1863. Oggi è sede della nuova biblioteca e dell’interessante pinacoteca comunale. Da visitare anche il bellissimo Museo Diocesano del palazzo Vescovile e il Convitto Nazionale ‘R. Bonghi”, ospitato nel quattrocentesco ex Convento dei padri Celestini.