Bagliori mattutini. Stormi di gabbiani. Riflessi. Natura. Tetti a V rovesciata. Villette. Viuzze. Stradine. Canali. Scogli. Sabbia. Nitriti e miagolii. Liberty e cinema. Vita quotidiana. Alcuni la conoscono solo di nome, l’isola del Lido di Venezia. A molti è nota per essere la sede del più antico festival cinematografico. Non è sufficiente camminarvi fino al primo tratto di spiaggia per poi tornare veloci in piazza S. Marco. Se siete degli audaci o più poeticamente curiosi, seguitemi. Benvenuti al Lido di Venezia. Si può arrivare con il classico battello attraversando Venezia da tre differenti vie acquee oppure imbarcarsi al Tronchetto sul ferry boat con approdo finale alla quasi estremità settentrionale dell’isola, a San Nicolò. Zona poco abitata. Immersa nel verde.
Con la grande omonima chiesa a fissare la laguna nel cui spiazzo acqueo, al culmine della festa della Sensa, viene celebrato l’antico rito dello Sposalizio del Mare. Da qui bastano pochi minuti di camminata per raggiungere il mare con stabilimenti balneari e anche ampie porzioni di spiaggia libera a disposizione. Si può passeggiare sul litorale sabbioso fino ad arrivare alla lunga diga e puntare diritti al faro tra sirene colorate sui massi, solitari pescatori e l’ormai celebre scritta “Benvenuti al faro! Rispettate questa oasi di pace”.
Lasciata la battigia, mi dirigo verso la strada principale, il Gran Viale, perdendomi nella meraviglia delle maioliche policrome in stile liberty del Grande Albergo Ausonia e Hungaria. Un linguaggio artistico che caratterizza gran parte dell’architettura insulare. Proseguendo oltre e girato per la vicina via Lepanto, si può godere di ragguardevoli scorci tra canali interni e annessa ampia vegetazione che solletica l’acqua verdastra. Resto ancora lontano dal mare, “trascurando” le spiagge più famose e annesso celeberrimo Hotel Excelsior. Costeggio la laguna. Sale in cattedra la quiete della poco frequentata Riva Corinto (martedì-mercato a parte), l’ideale per ispiranti fraseggi interiori. Domina il silenzio fino a quando nell’udito bussa il delicato richiamo equino. È in questa parte del Lido infatti che ha trovato casa il ma-neggio dove al piacere di una cavalcata si fonde una vista mozzafiato. Parallelo ai cavalli sponda mare, ecco i murazzi. Un assolo di 5-6 km di diga in pietra d’Istria, costruita per difendere gli argini della laguna dall’erosione del mare. D’estate la gente vi prende il sole, la sera si fanno grigliate. Di giorno il jogging. In tutto il resto dell’anno si passeggia. Posto ideale anche dare spazio all’arte, tra sculture lignee e murales colorati. Sedersi su uno scoglio nelle fredde giornate di nebbia è un’esperienza da tramandare.
Il murazzo è percorribile a piedi e in bicicletta. Pedalata dopo pedalata si può raggiungere il borgo di Malamocco, antica sede dogale veneziana il cui palazzo del Podestà oggi è sede espositiva permanente di reperti archeologici. La strada principale lungo-laguna intanto si fa più stretta, sempre supportata dalla natura circostante. Avanti così fino ad arrivare all’altra estremità lidense, gli Alberoni. Qui, ulteriori aree di spiaggia (libera o a pagamento) e omonima Oasi (160 ettari circa), sito d’importanza comunitaria e Zona di Protezione Speciale. Non solo verde protetto, c’è posto anche per lo sport. Poco distante infatti ha sede il Circolo Golf Venezia, fondato nel lontano 1928 con l’involontaria complicità di Henry Ford, presidente della storica casa automobilistica statunitense, in visita a quel tempo al Lido. Sono quasi arrivato alla fine. Sopraggiungo all’approdo del ferry boat per l’isola di Pellestrina. La mia ombra si sporge in avanti. Sottraggo lontananza alle frequenze dell’eco. Mi circondo di nuovo orizzonte per valicare il mondo. Questo sarà di certo un altro viaggio.