Come se non fosse abbastanza evidente, arrivano i numeri a dire che è sempre più difficile trovare lavoro in Italia.
L’Istat ha verificato che il tasso di disoccupazione a ottobre ha raggiunto l’11,1%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su settembre e di 2,3 punti su base annua. In altre parole è il tasso mensilmente più alto da gennaio 2004 e trimestralmente più elevato dal primo trimestre 1999. Passando ai numeri, ci sono 95mila persone in più alla ricerca di un impiego rispetto a settembre e 644mila disoccupati in più in un anno, con un rialzo del 28,9%. In più, nel terzo trimestre 2012, gli occupati a tempo indeterminato continuano a mostrare una forte caduta: -2,7% pari a -347.000 unità, specie nelle costruzioni e nel settore dell’amministrazione pubblica. L’industria prosegue la flessione avviatasi nel primo trimestre 2012, registrando un calo tendenziale dell’1,8% (-82.000 unità). Si accentua la riduzione degli occupati nelle costruzioni (meno 5,8%, pari a -107.000 unità). Segno più solo nel terziario, che registra una significativa variazione positiva (+1,5%, pari a 230.000 unità), dovuta alla crescita delle posizioni lavorative sia dipendenti sia autonome.
La caduta tendenziale interessa soprattutto l’occupazione dipendente a carattere permanente e il Mezzogiorno. Gli occupati a tempo parziale aumentano nuovamente in misura sostenuta (più 11,6%, pari a 401.000 unità), ma si tratta in gran parte di part-time involontario.
Il Presidente del Consiglio Mario Monti, dagli Stati Generali del Centro-Nord a Verona, esaminando le politiche economiche del governo, ha detto che non sono la causa “dei fenomeni negativi che vogliamo rimuovere” come la recessione e la disoccupazione. “Sono molto sensibile al problema disoccupazione – ha aggiunto – ma non ritengo che il governo potesse fare diversamente da quello che ha fatto”. Quanto alle prospettive, Monti ha detto che il suo “desiderio è che il 2013 possa essere l’anno di uno straordinario investimento in capitale umano, da parte di tutte le forze del Paese, soprattutto per sostenere i giovani”. E ha precisato: “Se lo Stato da solo non ce la fa, non vuol dire che non ce la facciano gli italiani insieme”.
La situazione italiana, comunque, non è un caso isolato. Nel-l’Eurozona a ottobre sono stati registrati 18,7 milioni di disoccupati, pari all’11,7%. Anche fra i 27 Stati comunitari il dato è in crescita (+0,1 punti) rispetto al mese precedente. Su base annua l’aumento della disoccupazione è stato di +1,3 punti (10,4% a ottobre 2011), colpendo 2,16 milioni di persone in più in 12 mesi. Peggio dell’Italia stanno Spagna e Grecia, entrambe sopra il 25%, con una disoccupazione giovanile che si spinge verso il 60%.
Anche negli Usa, la ripresa stenta ad arrivare: le nuove richieste di sussidi di disoccupazione in Usa sono sì scese a 393mila dalle 416mila della settimana precedente (dato rivisto al rialzo da una lettura preliminare di 410 mila richieste) ma l’ultimo rilevamento del Dipartimento del Lavoro americano, nel mese di novembre, ha sconfessato gli analisti che avevano previsto una discesa a quota 390mila.
In Italia, analizzando le categorie in cerca di occupazione spiccano le donne, vista l’alta percentuale di disoccupate, e i giovani.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre è risultato pari al 36,5%: è il livello più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia dall’inizio delle serie trimestrali, cominciate nel quarto trimestre 1992. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila e cioè rappresentano il 10,6% della popolazione per quell’età.