Quando si dice la potenza della comunicazione! Un articolo del settembre 2010 e rimbalzato sulla stampa italiana all’estero, sul progetto dell’architetto inglese Barnaby Gunning per la ricostruzione tridimensionale dell’Aquila, a Boston incuriosisce Rosetta Romagnoli, presidente della Federazione delle Associazioni Abruzzesi negli Stati Uniti e componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo. 
 
Rosetta, che ha già promosso tra la comunità italiana di Boston iniziative di solidarietà per la città capoluogo d’Abruzzo ferita dal terremoto, assume altre notizie sul progetto che ha un partner di rilievo mondiale, qual è Google. Prende contatti con l’architetto Gunning. Convengono sull’utilità d’una sua missione scientifica a Boston per illustrare il progetto di modellazione tridimensionale, nel frattempo messo in cantiere con una complessa operazione, coinvolgendo centinaia di volontari in tutto il mondo.
L’idea della missione gradualmente si arricchisce nel significato simbolico e scientifico.
 
 Il Mit di Boston dove Barnaby ha illustrato il progetto in 3D

 Il Mit di Boston dove Barnaby ha illustrato il progetto in 3D

Oltre due anni per preparare la missione che finalmente, il 19 marzo sbarca negli States, al Massachusetts Institute of Technology (Mit), una delle più prestigiose università americane. 
Per dieci giorni L’Aquila, con tutte le ferite del suo dramma di cui proprio in questi giorni ricorre il quarto anniversario del sisma che fece 309 vittime e ne distrusse il centro storico, torna all’attenzione del mondo scientifico che fa capo a quel grande ateneo americano, per poi raggiungere la Grande Mela, dove Gunning terrà un seminario al Calandra Institute della City University of New York. 
 
Ma andiamo con ordine.
Barnaby Gunning s’innamorò dell’Aquila a prima vista, quando più d’una ventina d’anni fa vi giunse da turista. Lo colpì la bellezza della città, il suo singolare impianto urbano sopravvissuto in quasi otto secoli di storia agli sconquassi di terribili terremoti, le magnificenti architetture dei palazzi e delle numerose e bellissime chiese, il cielo terso e l’aria pura che il vento dalla vet-ta del Gran Sasso con frequenza ricambia, il rumore di fondo delle voci all’ora del passeggio lungo il corso cittadino.  “Quel fracasso tremendo era bellissimo”, dichiarò in un’intervista. 
 
Per un inglese il clamore intenso di quelle voci, quella confusione dello struscio serale, era inconsueto e del tutto innaturale, abituati come sono nella terra d’Albione a stare in silenzio persino in metropolitana. Insomma, fu una suggestione folgorante che dura tuttora, avendo nel frattempo sposato all’Aquila la compagna della sua vita, Lucia Patrizio, conosciuta a Londra al-l’University College quando lei frequentava il dipartimento di Storia per il suo dottorato. E poi per esservi nati i loro tre figli. 
 
All’Aquila, nel cuore del centro storico, avevano una magnifica casa in via Patini, massacrata il 6 aprile 2009 dal terremoto, nella quale spesso da Londra tornavano, ogni volta che ce n’era possibilità, per brevi vacanze, poi le ferie in estate, e dove vorrebbero definitivamente tornare a vivere. Cosicché Gunning ha con la città un legame profondo, intenso, quasi carnale. Ed è stato talmente forte il senso di amarezza e frustrazione, per le difficoltà e la lentezza della ricostruzione apparse chiaramente fin dai primi mesi post sisma, che lo ha spinto a creare un modello di progettazione web, basato su sistemi ampiamente innovativi. 

 L’architetto Barnaby Gunning

 
Barnaby Gunning, 44 anni, ha un brillante curriculum professionale alle spalle, avendo lavorato negli studi di famosi archistar come Renzo Piano e Norman Foster, essendo stato per quattro anni socio di Ron Arad, prima d’impiantare uno studio proprio a Londra e Milano. Il suo lavoro di progettazione spazia dall’architettura all’arte, dal design del prodotto alla programmazione.  
 
Da questo background prese forma tre anni fa il progetto di modellazione “L’Aquila 3D”, il cui obiettivo è creare una rappresentazione tridimensionale completa della città danneggiata dal terremoto. Il progetto va avanti ormai da tre anni, in collaborazione con Google, Anfe, Uni-versità dell’Aquila (Dipartimento Ingegneria e Scienze dell’Informazione), con un contributo iniziale della Fondazione Carispaq. L’organizzazione logistica e finanziaria dell’intero progetto è gestita dall’Anfe Aquila, ente morale senza scopo di lucro che si occupa di dare supporto agli abruzzesi all’estero e di riavvicinarli alla propria regione. 
 
Fin dall’inizio, il progetto è stato concepito come un modo per aprire alla conoscenza e alla verifica costante dello stato della città, a disposizione di tutti, liberamente, per fornire utili informazioni e strumenti di sussidio a chiunque ne abbia bisogno per il lungo processo di ricostruzione.  Successivamente, si è arricchito d’un ulteriore avanzamento con il progetto “Noi, L’Aquila” sempre creato da Gunning, la cui piattaforma è gestita dall’Anfe in convenzione con il Comune, con la collaborazione di Google che ha acquistato una struttura infobox con postazioni dotate di connessione internet a disposizione del pubblico, sistemata in Piazza Duomo. Il progetto prevede d’implementare la ricostruzione in 3D con la memoria collettiva, con il patrimonio artistico, culturale e sociale, con testimonianze, memorie fotografiche, filmati.
 
Con il supporto di Google, il progetto “L’Aquila 3D” ha visto la partecipazione e la formazione di centinaia di volontari aquilani e non, impegnati nella fase di raccolta dati con sistema uniforme d’una imponente quantità d’immagini fotografiche (oltre 600mila) della città, scattate per ogni suo immobile. Le foto sono successivamente calate nel progetto con la collaborazione di modellatori 3D intervenuti on li-ne da tutto il mondo. Nel giro di due anni i volontari, da ogni an-golo del pianeta, hanno collaborato nel modellare migliaia di edifici nel centro della città. 
 
Oggi il lavoro prodotto è direttamente visibile su Google Earth e attraverso il sito web del progetto www.comefacciamo.com
Ma ora veniamo alla missione negli States. La tavola rotonda al Mit di Boston, sulla quale diremo fra poco, ha avuto un prologo con la Mostra fotografica “La città sospesa, L’Aquila dopo il terremoto del 6 Aprile 2009” di Michele Nastasi presso la Wolk Gallery della Scuola di architettura e pianificazione dello stesso ateneo, aperta fino al 18 aprile. L’esposizione è curata da Gary Van Zante, responsabile delle mostre di architettura e design  del Mit e direttore della pianificazione del Museo. 
 
La mostra, sul terremoto e la ricostruzione, espone fotografie scattate all’Aquila nel 2010 dal fotografo milanese Michele Nastasi, oltre a contributi selezionati all’interno di “L’Aquila 3D”. Un grande pannello reca informazioni storiche sulla città, sul terremoto del 6 aprile 2009, sui problemi post sisma, sullo stato della città e della sua ricostruzione. 
 
Il 28 marzo, al John Calandra Italian American Institute della Cuny di New York, diretto dal prof. Anthony Tamburri, si è tenuta una conferenza di Gunning. È stato il drammaturgo aquilano Mario Fratti a favorire il contatto tra Gunning e Tamburri. Dunque ci sarà una finestra speciale per L’Aquila, in un ambiente accademico di rilievo per la cultura italiana. Un’ulte-riore opportunità per informare la numerosa e vivace comunità italiana nella Grande Mela.

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