If there is one reason why Italian Americans are especially proud of their ethnic roots, it is because Italy happened to be the birthplace of the first explorers and navigators who “discovered” – or better, “re-discovered” – America at the end of the 15th century. As we all know, it all began in 1492 with Christopher Columbus’ groundbreaking first voyage on the three caravels… But apart from this well-known fact, how much are we really acquainted with the actual life of early Italian explorers like him? Have you ever wondered, for example, whether there are some traces left from the years these men spent in Italy before eventually crossing the Atlantic and reaching the “New World”?
In our three-part journey back to the Italian peninsula, a “land of explorers” indeed, we will discuss some of the most important figures in the European discovery of the Americas – that is Columbus, John Cabot, and Amerigo Vespucci – by underlining the close relationship they had with their shared Italian homeland. In particular, we will leave aside these navigators’ well-known routes and historical accomplishments in order to focus instead on a more intimate quest: the exploration of those hidden corners and buildings which still reveal the unforgettable presence of Columbus, the Cabots, and Vespucci in the centuries-old lanes of Genoa, Venice, and Florence, respectively.
Our first step, in this regard, cannot but be the investigation of Columbus’ life in Genoa, the Ligurian city where – according to tradition – the great navigator was born in 1451 with the name of Cristoforo Colombo and where he allegedly spent part of his youth. At that time Genoa (known by the Italians as Genova) was one of the richest port cities in the whole of Europe: an independent city-state ruling over the western Mediterranean, for centuries La Superba – or “the Proud One”, as it was labeled – had been the capital of a powerful Maritime Republic whose fortunes rested, in particular, on its Old Harbor and its international trades. Young Columbus himself grew up in this particular environment, where he first learned the art of wool working (a vocation he inherited from his father, Domenico) only to later become a sailor, thus starting the career that would eventually lead him at the service of the Queen of Spain.
Nowadays, it is very hard to visit Genoa’s old town without noticing the many homages paid by the local people to the city’s most famous explorer. Just by leaving the Porta Principe main station, for example, you find yourselves on Piazza Acquaverde, a square marked by the presence of an 1862 stone monument to Columbus: the navigator holds an anchor in his hand, while four bass-reliefs on the statue’s pedestal represent significant episodes from his life and an inscription tells us how “having divined a world, he found it for the perennial benefit of the old one”. But many others are the local tributes to Columbus, to begin with the sloping gardens of Piazza della Vittoria (representing the Three Caravels) and the 16th century fresco on the facade of Palazzo di San Giorgio (formerly hosting the ancient bank to which Columbus once donated part of his income to the benefit of his fellow citizens).
Most notably, however, Genoa decided to honor Columbus by dedicating to him an entire room on the ground floor of the Galata Museo del Mare, the largest maritime museum on the Mediterranean. Apart from an interesting multimedia reconstruction of the explorer’s life and times, the place is especially worth-visiting because of Ridolfo del Ghirlandaio’s portrait of Columbus (arguably his most famous visual representation), but also because of a series of objects, original letters and documents somehow related to the great navigator: in particular, the so-called Codice dei Privilegi (a collection of manuscripts containing Columbus’ story) and the precious Documento Assereto (a document in which Columbus declared himself a citizen of Genoa, thus proving his Genoese origins).
But nowhere in this astonishing city is Columbus’ presence more felt than in the tiny house which is said to be the one where he spent his childhood. Located next to the Porta Soprana medieval gate and the remains of the ancient cloister of Sant’Andrea, Columbus House is in fact just an 18th century historical reconstruction of the explorer’s original home: as a matter of fact, the whole area was unfortunately destroyed by the French fleet in 1684. However it may be, historical sources confirm that – between 1455 and 1470, at least – Columbus’ family did live in this little stone house, now used as a museum: in those days, though, the building was surely much grander, probably two or more floors high, so that it’s hard to imagine now what it might have looked like.
Ultimately, even though just a few traces of Columbus’ times still exist in present-day Genoa, it is undeniable that the city continues to be “proud” about its strong ties with the famous navigator. In addition, many nearby locations have also come to claim their own role in Columbus’ legend during the last centuries: among them, the Ligurian towns of Cogoleto (where some locate his real native house) and Savona (where his family lived between 1470 and 1484).
Se c’è una ragione per cui gli italoamericani sono particolarmente orgogliosi delle loro radici etniche, è perché l’Italia è stata il luogo di nascita dei primi esploratori e navigatori che “scoprirono” o meglio, “ri-scoprirono” America alla fine del 15° secolo. Come tutti sappiamo, tutto cominciò nel 1492 con il primo rivoluzionario viaggio sulle tre caravelle di Cristoforo Colombo. A parte questo fatto più che risaputo, quanto realmente conosciamo della vita effettiva dei primi esploratori italiani come lui? Vi siete mai chiesti, per esempio, se sono rimaste tracce degli anni passati in Italia da questi uomini prima di aver attraversato l’Atlantico ed arrivare nel “Mondo Nuovo?”
Nel nostro viaggio a ritroso, diviso in tre parti, nella penisola italiana, davvero una “terra di esploratori”, tratteremo alcune delle più importanti figure nella scoperta europea delle Americhe – cioè Cristoforo Colombo, John Cabot, ed Amerigo Vespucci – sottolineando la stretta relazione che ebbero con la loro terra natia italiana. In particolare, lasceremo da parte le famose rotte e i risultati storici di questi navigatori per concentrarci invece su una ricerca più intima: l’esplorazione di quegli angoli ignoti e di quegli edifici che ancora rivelano la presenza indimenticabile di Cristoforo Colombo, di Caboto, e Vespucci nelle strade secolari, rispettivamente, di Genova, Venezia, e Firenze.
Il nostro primo passo, a tal proposito, non può che essere lo studio della vita di Cristoforo Colombo a Genova, la città ligure dove – secondo tradizione – il grande navigatore nacque nel 1451 con il nome di Cristoforo Colombo e dove lui presumibilmente trascorse parte della sua gioventù.
A quel tempo, Genova era una delle città portuali più ricche di tutta Europa: una città stato indipendente che dominava sul Mediterraneo occidentale. Per secoli La Superba, come fu chiamata, è stata la capitale di una potente Repubblica Marinara le cui fortune stavano, in particolare, nel suo Vecchio Porto e nei suoi commerci internazionali. Il giovane Cristoforo Colombo crebbe in questo particolare ambiente, dove imparò prima l’arte della lavorazione della lana (una vocazione ereditata da suo padre, Domenico) per diventare solo successivamente un marinaio, iniziando così la carriera che lo avrebbe portato al servizio della regina di Spagna.
Oggi, è molto difficile visitare la città vecchia di Genova senza notare i molti omaggi tributati dalle persone del posto all’esploratore più famoso della città. Già lasciando la stazione principale di Porta Principe, per esempio, ci si trova su Piazza Acquaverde, una piazza contrassegnata dalla presenza di un monumento di pietra del 1862 a Cristoforo Colombo: il navigatore tiene un’ancora in mano, mentre quattro bassorilievi sul piedistallo della statua rappresentano episodi significativi della sua vita e un’iscrizione dice “Divinato un mondo lo avvinse di perenni benefizi all’antico”. Ma molti altri sono i tributi locali a Colombo, a cominciare dai giardini pendenti di Piazza della Vittoria (che rappresentano le Tre Caravelle) e dall’affresco del 16° secolo sulla facciata del Palazzo di San Giorgio (che precedentemente ospitava l’antica banca in cui Colombo una volta donò parte della sua rendita a beneficio dei suoi concittadini).
In particolare, comunque, Genova ha deciso di onorare Colombo dedicandogli una stanza intera al pianterreno del Galata Museo del Mare, il più grande museo marittimo del Mediterraneo. Oltre ad un interessante ricostruzione multimediale della vita e dei tempi dell’esploratore, il luogo merita una visita per il ritratto di Ridolfo del Ghirlandaio di Cristoforo Colombo (verosimilmente la sua rappresentazione visiva più famosa), ma anche una serie di oggetti, lettere originali e documenti in qualche modo legati al grande navigatore: in particolare, il cosiddetto Codice dei Privilegi (una raccolta di manoscritti che contengono la storia di Colombo) ed il prezioso Documento Assereto (un documento in cui Cristoforo Colombo si dichiarò un cittadino di Genova, provando così le sue origini genovesi).
Ma la presenza di Cristoforo Colombo in questa città stupefacente non si sente in nessun luogo più che nella piccola casa che si dice sia quella dove lui ha trascorso la sua infanzia. Posta vicino all’ingresso medievale di Porta Soprana e ai resti dell’antico chiostro di Sant’Andrea, la casa di Cristoforo Colombo è in realtà una ricostruzione storica del 18° secolo della casa originale dell’esploratore: infatti, l’intera area fu sfortunatamente distrutta dalla flotta francese nel 1684. Nondimeno le fonti storiche confermano almeno che tra il 1455 ed il 1470 la famiglia di Cristoforo Colombo visse in questa piccola casa di pietra, ora adibita a museo: a quei tempi, tuttavia l’edificio doveva essere molto più grande, probabilmente alto due o più piani, così che oggi è difficile immaginare come doveva essere.
Infine, anche se solo poche tracce dei tempi di Cristoforo Colombo sopravvivono nella Genova di oggi, è innegabile che la città continui ad essere “orgogliosa” dei suoi forti legami con il famoso navigatore. Peraltro, molte località vicine hanno reclamato il loro ruolo nella leggenda di Cristoforo Colombo nei secoli passati: fra loro, le città liguri di Cogoleto (dove alcuni localizzano la sua vera casa natia) e Savona (dove la sua famiglia visse tra 1470 e 1484).
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