Lago di Cecita nel Parco Nazionale della Sila in Calabria. E’ stato realizzato sbarrando con una diga il fiume Mucone per produrre energia elettrica (Ph© Luca Ferrari)

Dal mare alla montagna, in Calabria si sale rapidamente. Dalle coste selvagge ai boschi in quota, è questione di un’oretta. Così da Sibari si arriva rapidamente sull’immenso Altopiano cosentino della Sila Grande, un’area di 150mila ettari.

“Da qualche chilometro siete ospiti del Parco della Sila” dice un simpatico cartello. Dopo aver macinato chilometri in mezzo al bosco e goduto di un’insolita invasione bovina lungo la strada, sono arrivato nell’area protetta calabrese, in località Cupone del comune di Spezzano Sila, fondato nel X secolo da profughi cosentini scampati alle invasioni saracene.
Un piccolo maneggio di somari da passeggiata per i più piccini mi riporta ai sapori di Madre Terra. È rilassante osservare la gioia dei più piccoli a dorso di questi mansueti quadrupedi. Non sarà difficile per loro ritrovarsi nelle esilaranti gag di Ciuchino, il fido e logorroico amico dell’orco Shrek. Pur non potendoci salire sopra, non lesino qualche carezza sul muso, mentre un altro più piccino sdraiato, si gode qualche attimo di riposo. I caldi raggi solari mi spingono a un fugace sguardo all’Orto Botanico, capace di occupare una superficie di oltre diecimila metri quadrati quasi interamente pianeggiante. E’ caratterizzato dalla flora autoctona, il tutto fra massi erratici di granito e occupato in prevalenza da pino laricio a sud, e da faggi e abeti bianchi a nord.

E ora il dilemma: Museo del Lupo, Museo Naturalistico, Museo dell’Albero, percorsi in mezzo al bosco in 3 km (Cupone – Corsonara – Cupone), di 5 km (Cupone – Zarella) o di 8,5 km (Cupone – C. Principe – Vivaio)? La scelta è dura ma il tempo a mia disposizione è poco e così mi dirigo sul sentiero che mi porterà a ridosso dei recinti faunistici. Un po’ di salita, ed ecco il primo osservatorio. Una piccola casetta in legno dai cui vetri a specchio sigillati, si può sperare di vedere qualche esemplare selvaggio.

Il Parco Nazionale della Sila ti saluta in questo modo: “Sono cattivo solo nelle favole. Il lupo è protetto”. Nella generale meraviglia dei presenti in quel momento, due soffici esemplari di colore grigio spuntano dalla boscaglia, rincorrendosi. Qualche secondo dopo un altro più grande esce timidamente da un cespuglio. Qualcuno prova a mettere la lente del proprio obbiettivo dietro uno dei tanti buchi della staccionata che circonda il recinto, ma in questo caso il ricordo apparterrà tutto alla nostra memoria. La tenerezza però va tutta a un giovane cerbiatto. Lì, sdraiato sull’erba, con le sue tipiche macchie bianche sul dorso, con lo sguardo assorto, protagonista inconsapevole di risvegli di dolcezza. Trovo la giusta apertura dalla staccionata e senza che se ne accorga, partecipo alla sua vita da lontano.

Riprendo la strada verso il Mar Ionio, ma c’è ancora tempo. Il panorama cosentino si apre dinnanzi alle acque blu del lago di Cecita, chiamato anche Lago Mucone. Per sfruttare l’energia idroelettrica dei numerosi corsi d’acqua, a partire dal 1920 in Sila furono creati laghi artificiali. Fra i più importanti: Ariamacina, Votturino, Alto Savuto, lago Arvo, Ampollino e il Cecita per l’appunto, tutti situati a un’altitudine compresa fra i 1100 e 1500 m s.l.m.

Il lago di Cecita venne creato nel 1951 con una diga alta 55 metri e lunga 1270. Situato fra Camigliatello Silano e Longobucco (Cs), a un’altitudine di 1143 metri sul livello del mare, ha una capacità di oltre 120 milioni di metri cubi d’acqua arrivati direttamente da più corsi d’acqua fra cui il Mucone, il Vaccarizzi e il Cecita. Grazie a un condotto (la cui lunghezza supera il chilometro), sono alimentate le centrali elettriche di Acri e Bisignano, sempre nel cosentino.
Sulla sponda orientale del lago, il cui perimetro misura 46 km e ha una lunghezza di 7,5 km, in località Cupone è stato creato il “Centro visitatori” con museo naturale annesso. Da qui si diramano sentieri numerati che permettono si esplorare gran parte del Parco Naturale della Sila dove è facile incontrare cervi e daini che vivono nella riserva.

Si agita la corrente. La brezza pettina l’acqua. Il sole vi splende sopra e lancia i suoi emissari luminosi a scaldare il “suolo” bagnato. Lì tutt’attorno, una ricca vegetazione di faggi e larici in particolare. C’è perfino un piccolo melo. Vien voglia di arrampicarvisi sopra e guardare di nascosto tutto il mondo umano che si avvicina. C’è curiosità. La gente si avvicina. Da queste parti è molto praticata la pesca soprattutto in primavera e d’estate. Il lago è ricco di trote (anche di dimensioni ragguardevoli), carpe, altri ciprinidi e i lesti coregoni, di non facile cattura e molto ricercati per la bontà della loro polpa.

Punto lo sguardo silenzioso tra le acque. Perso in un pensiero, e poi di nuovo mano nella mano d’una porzione d’universo. La bellezza che ti rapisce in Calabria, sulla Sila. Tra i colori del lago di Cecita.


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