Sento ancora il rumore delle onde ma domattina sarò sotto le montagne. La Treviso/Belluno mi si presenta pressoché deserta. Esco dall’autostrada continuando a salire fino nella Val Comelico per poi oltrepassare il tunnel che mi conduce a Santo Stefano di Cadore, paesello posto alla confluenza dello storico fiume Piave e del torrente Padola. Uno dopo l’altro, li lascio tutti alle spalle. Abbandono anche il Veneto, entrando nella provincia autonoma di Bolzano, in Val Pusteria. Supero San Candido, Dobbiaco e finalmente inizio a vedere la mia meta, Braies, a 1213 metri sul livello del mare. Il cielo pare voglia farsi toccare questa sera.
Il risveglio in montagna è sempre una storia fatta di odori genuini e creste innevate. La luce seduce presto le mie palpebre e quasi controvoglia apro la serranda così da trovarmi davanti un prato completamente ricoperto di soffice neve. Da massa oscura Braies si presenta in tutta la sua forma migliore. Il piccolo comune abitato da poche centinaia di abitanti è situato nell’omonima valle, utilizzata nella Seconda Guerra Mondiale come fortificazione in quello che fu chiamato il Vallo Alpino in Alto Adige e che servì per impedire un’eventuale avanzata dell’esercito nazista. Smaltita una ricca colazione, mi resta solo una manciata di chilometri per raggiungere l’obiettivo del mio viaggio: il lago di Braies.
Ci arrivo che il sole è già alto. La piccola chiesetta a ridosso dello specchio lacustre mi fa ritardare di qualche minuto la partenza lungo il sentiero. L’azzurro ha fatto piazza pulita delle nuvole. La Natura si propone come unica e insostituibile guida per svelarmi i segreti lacustri. Cammino mezzo barcollando. Quasi schiacciato dal peso della bellezza.
Formatosi per la contemporanea frana che si staccò dal Sasso del Signore (2247 metri) e lo sbarramento del rio Braies, il lago lungo oltre un chilometro e largo fra i trecento e quattrocento metri, è uno dei più profondi della provincia di Bolzano con ben 36 metri di profondità massima ed è una delle più rinomate attrazioni nel Parco naturale Fanes-Sennes- Braies. È difficile concentrare lo sguardo verso un’unica direzione. La “vanitosa” Croda del Becco (2810 metri) vuole sempre farsi ammirare. La sua denominazione tedesca “Torberg” indica, che secondo la leggenda il Lago di Braies era un tempo la porta (Tor) del regno sotterraneo dei Fanes. Nel vedere questo angolo di mondo che sembra un paradiso in terra, è ancor più difficile immaginarselo immerso in vicende belliche. Eppure le cronache raccontano che proprio il lago di Braies fu teatro di uno degli ultimi fatti del secondo conflitto mondiale, quando le SS tedesche scambiarono 137 prigionieri politici (precedentemente stanziati in Val Pusteria) per avere salva la vita.
La mattina del 4 maggio 1945, alle ore 6.45, arrivò presso il lago di Braies la prima pattuglia americana. I tedeschi della Wehrmacht vennero disarmati e fatti prigionieri di guerra. Tra i 137 prigionieri politici c’era anche l’ex cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg che fu liberato assieme alla sua famiglia e che allora scelse di emigrare negli Stati Uniti d’America. Nei mesi invernali il paesaggio lacustre è interamente ricoperto di ghiaccio e neve. Nel resto dell’anno il colore smeraldino delle acque attira escursionisti, ciclisti e scalatori e regala relax, una bella rinfrescata dopo una lunga giornata in montagna e un tuffo nella bellezza con il suo imponente panorama montano.
Il luogo incantato fa anche venire a galla domande da antichi avventurieri. E in effetti, in questo lago naturale, il più grande delle Dolomiti, la storia antica tramanda leggende di cercatori che per evitare di farsi rubare il bottino (pietre preziose) dai pastori della valle, pare aprissero delle fontane sotterranee buttandovi dentro tutto il tesoro. Ci sarà ancora qualcosa là sotto? Sebbene qualche temerario osi tuffarsi nelle acque cristalline d’estate, per ora preferisco restare all’asciutto e immaginare nella stagione più calda una romantica gita in barca. Passeggio tutt’intorno, iniziando dalla più stretta (e ripida) parte orientale e mi sembra di respirare il paesaggio. Prendo nota. Il lago è il punto di partenza dell’Alta via n.1 delle Dolomiti detta La Classica che arriva a fino a Belluno ai piedi del Gruppo della Schiara. Sono 150 km di abbordabile passeggiata in uno dei paesaggi montani più rinomati a livello mondiale. Qualcuno di voi ha voglia di partire insieme a me?