Casale Monferrato is a quaint town of just over 30,000 in the Alessandria province of Piedmont. It is known as the main settlement in the Monferrato area of the region which is part, along with Langhe and Roero, of the UNESCO World Heritage. Casale is known for wine and good food, for its elegant old-Piemonte streets, and for that pleasantly sleepy, timeless atmosphere towns and villages seem to all have in this corner of Italy. Casale, though, is also known for something else: its traditional cookies, krumiri.
Every Italian is familiar with the old, 1980s commercials for the brand-name version of these crunchy yet buttery V-shaped delicacies, where an irascible bespectacled cookie factory owner would shout at its rather meek head baker for using only the best ingredients to make krumiri, risking to bring his business on the verge of collapse – the assumption here being that quality ingredients are costly and the company would lose profit. In fact, thanks to that very brand, krumiri are a common sight in our grocery stores, from North to South, but we shouldn’t forget their origin is fully traditional and they are made, especially in Monferrato, artisanally, too. For more than a century, they have been a beloved accompaniment for coffee and tea, cioccolata calda, and even wine wine.
Their goodness, my friends, is legendary, and their history – along with that of their name – is very interesting indeed.
It all started, according to sources, in 1878, when Italy had been a unified country for only 17 years. It’s dark outside and – I like to imagine – late Fall, when vinello, the young wine from the last harvest just reached people’s tables. Domenico Rossi, owner of Caffé della Concordia, a café bakery known in town as “il Bottegone,” the big store, sits at a table in his own café with a bunch of friends: wine flows aplenty, and laughter comes natural. It is in this lighthearted, perhaps a tad crass, atmosphere that krumiri were invented. Legends say that, perhaps incited by the fumes of alcohol, perhaps by the munchies that come often when we drink a glass too many, Rossi challenged his friends to create a new cookie to be dunked in everything, from coffee to wine, and be always good: this is how, apparently, krumiri were born.
Now, as a Piedmontese, I can guarantee the scenario could easily mirror factual reality because we are not only known for having a penchant for a good red but also for our fixation with “paste secche,” that type of very rich, very buttery or chocolatey cookies you can only buy in a bakery. That a new variety of the latter was invented after a night spent with the former doesn’t surprise me one bit.
To have official sign of krumiri’s existence, however, we have to wait until 1884 when they receive an award at the Esposizione Generale Italiana in Turin. Six years later, the mayor of Casale Monferrato officially recognizes them as the invention of Domenico Rossi and mentions their ingredients: eggs, butter, sugar, and vanilla.
Nothing new, but the secret is in the proportions and, of course, in their iconic shape. If you are not familiar with them, let me introduce you to a quintessential krumiro: three inches or so in length, dark, golden color, ridged surface, shaped like a wide-set V letter or, according to who knows best, like the iconic handlebar mustache of Vittorio Emanuele II, first King of Italy. And it makes a lot of sense because the royal had died the same year Rossi and his friends came out with krumiri in an alcoholic daze: tell me you cannot picture a bunch of merrily intoxicated men trying to shape a cookie like the mustache of a just-deceased king…
Now, the story behind their name is just as fascinating and curious. In Italian, crumiro is an old-fashioned term, which can be translated into English as “strikebreaker.” It was popular in the early 1900s, during the first struggles for workers’ rights in the unified country. Crumiro, spelled with a “c,” probably came from Khumirs, a tribe of Tunisian warriors, known in those years as the probable excuse used by the French to invade and colonize Tunisia. But the connection between crumiri with “c” – the non-striking workers – and krumiri with a “k” – the cookies – remains unknown, unless we accept that, as it often happens in such cases, the word was chosen just because it sounded nice. The common “c” was substituted with a much more exotic “k” and voilà, an iconic cookie was born, in shape, name, and taste.
Krumiri today are sold across Italy and you can find them in all supermarkets, even covered in chocolate or with chocolate chips inside. If you are in Monferrato, make sure you buy them from a bakery, to try the real, original thing: personally, I think plain Krumiri are the best and you can’t beat them with a mug of thick, delicious Italian hot chocolate. Give it a go, and let me know what you think!
Casale Monferrato è una caratteristica cittadina di poco più di 30.000 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte. È conosciuta come il principale centro abitato della zona del Monferrato, che fa parte, insieme a Langhe e Roero, del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Casale è conosciuta per il vino e la buona cucina, per le sue eleganti strade del vecchio Piemonte e per quell’atmosfera piacevolmente sonnolenta e senza tempo che le città e i paesi sembrano avere in questo angolo d’Italia. Casale, però, è nota anche per un’altra cosa: i suoi biscotti tradizionali, i krumiri.
Tutti gli italiani conoscono le vecchie pubblicità degli anni Ottanta della versione di marca di queste delizie croccanti e burrose a forma di V, in cui un irascibile proprietario occhialuto di una fabbrica di biscotti urlava al suo mite capo panettiere di usare solo gli ingredienti migliori per fare i krumiri, rischiando di portare la sua azienda sull’orlo del fallimento – il presupposto era che gli ingredienti di qualità sono costosi e l’azienda avrebbe perso profitti. In realtà, proprio grazie a quel marchio, i krumiri sono presenti nei nostri negozi di alimentari, da Nord a Sud, ma non dobbiamo dimenticare che la loro origine è del tutto tradizionale e che sono prodotti, soprattutto nel Monferrato, in modo artigianale. Da oltre un secolo sono un amato accompagnamento per caffè e tè, cioccolata calda e persino vino.
La loro bontà, amici miei, è leggendaria e la loro storia – insieme a quella del loro nome – è davvero molto interessante.
Tutto ebbe inizio, secondo le fonti, nel 1878, quando l’Italia era un Paese unificato da soli 17 anni. Fuori è buio ed è – mi piace immaginare – autunno inoltrato, quando il vinello, il vino giovane dell’ultima vendemmia, è appena arrivato sulle tavole della gente. Domenico Rossi, proprietario del Caffè della Concordia, un caffè-panificio conosciuto in città come “il Bottegone”, siede a un tavolo del suo locale con un gruppo di amici: il vino scorre a fiumi e le risate vengono naturali. È in questa atmosfera spensierata, forse un po’ volgarotta, che sono stati inventati i krumiri. Le leggende dicono che, forse spinto dai fumi dell’alcol, forse dalla fame che spesso viene quando si beve un bicchiere di troppo, Rossi sfidò i suoi amici a creare un nuovo biscotto da inzuppare in tutto, dal caffè al vino, e che fosse sempre buono: così, a quanto pare, nacquero i krumiri.
Ora, da piemontese, posso garantire che lo scenario potrebbe facilmente rispecchiare la realtà dei fatti, perché non solo siamo noti per la nostra predilezione per un buon rosso, ma anche per la nostra fissazione per le “paste secche“, quel tipo di biscotti molto ricchi, molto burrosi o cioccolatosi che si possono acquistare solo in pasticceria. Il fatto che una nuova varietà di paste secche sia stata inventata dopo una notte passata così, non mi sorprende affatto.
Per avere un segno ufficiale dell’esistenza dei krumiri, però, dobbiamo aspettare il 1884, quando ricevono un premio all’Esposizione Generale Italiana di Torino. Sei anni dopo, il sindaco di Casale Monferrato li riconosce ufficialmente come invenzione di Domenico Rossi e ne cita gli ingredienti: uova, burro, zucchero e vaniglia.
Niente di nuovo, ma il segreto sta nelle proporzioni e, naturalmente, nella loro forma iconica. Se non li conoscete, lasciate che vi presenti un krumiro per antonomasia: circa tre centimetri di lunghezza, colore scuro e dorato, superficie rigata, forma di una lettera a V larga o, secondo chi ne sa di più, come gli iconici baffi a manubrio di Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia. E ha molto senso perché il sovrano era morto lo stesso anno in cui Rossi e i suoi amici hanno proposto i krumiri in stato di ebbrezza alcolica: ditemi se non riuscite a immaginare un gruppo di uomini allegramente ubriachi che cercano di modellare un biscotto come i baffi di un re appena morto…
La storia del loro nome è altrettanto affascinante e curiosa. In italiano, crumiro è un termine antico, che può essere tradotto in inglese come “strikebreaker“. Era popolare nei primi anni del 1900, durante le prime lotte per i diritti dei lavoratori nel paese unificato. Crumiro, scritto con la “c”, deriva probabilmente da Khumirs, una tribù di guerrieri tunisini, conosciuta in quegli anni come il probabile pretesto usato dai francesi per invadere e colonizzare la Tunisia. Ma il legame tra crumiri con la “c” – i lavoratori non scioperanti – e krumiri con la “k” – i biscotti – rimane sconosciuto, a meno che non si accetti che, come spesso accade in questi casi, la parola sia stata scelta solo perché suonava bene. La comune “c” fu sostituita da una ben più esotica “k” e voilà, nacque un biscotto iconico, nella forma, nel nome e nel gusto.
Oggi i Krumiri sono venduti in tutta Italia e si trovano in tutti i supermercati, anche ricoperti di cioccolato o con gocce di cioccolato all’interno. Se vi trovate in Monferrato, assicuratevi di acquistarli in un panificio, per provare quelli più veri e originali: personalmente, penso che i Krumiri semplici siano i migliori e non si possono battere se non con una tazza di densa e deliziosa cioccolata calda italiana. Provateli e fatemi sapere cosa ne pensate!
Unlike many news organizations, instead of putting up a paywall we have eliminated it – we want to keep our coverage of all things Italian as open as we can for anyone to read and most importantly share our love with you about the Bel Paese. Every contribution we receive from readers like you, big or small, goes directly into funding our mission.
If you’re able to, please support L’Italo Americano today from as little as $1.