Quest’anno ricorre il trentennale della morte di John Fante, lo scrittore e sceneggiatore statunitense di origini italiane, nato a Denver in Colorado l’8 aprile del 1909 e scomparso a Los Angeles l’8 maggio 1983. 
Suo padre, Nicola Fante, era un immigrato italiano originario di Torricella Peligna in provincia di Chieti. La madre Mary Capolun-go era una statunitense originaria di Chicago, Illinois, ma figlia di immigrati lucani. 
 
Per la ricorrenza Torricella Peligna ha pensato di dedicare gran parte del programma dell’8° edizione del Festival alla sua figura e alla sua opera. Molte le anteprime nazionali, tantissimi gli eventi inediti e gli ospiti importanti, di livello nazionale ed internazionale. Gli si è reso omaggio innanzitutto, attraverso la sua famiglia. I figli, Victoria e Dan Fante hanno partecipato alle tre giornate festivaliere, presenziando agli eventi in programma. 
 
Victoria in particolare, ha letto le lettere sui bambini napoletani che il padre le scrisse nel 1957 quando era in Italia a lavorare come sceneggiatore per Dino De Laurentiis, e anche una riflessione che il fratello Jim, rimasto in California, ha preparato appositamente per il Festival, per scoprire un John Fante più intimista. Dan ha letto alcune sue poesie dedicate al padre.
Il secondogenito dello scrittore, Dan Fante, ospite del festival abruzzese 

Il secondogenito dello scrittore, Dan Fante, ospite del festival abruzzese 

 
La sua raccolta di poesie “Gin&Genio”, appena tradotta in Italia dalla casa editrice Whitefly press, è stata presentata da Dan Fante in anteprima nazionale. All’incontro Gabriella Montanari, poetessa, traduttrice e direttrice editoriale della Whitefly press, e Anna Ventura, poetessa di fama internazionale. 
Dan è il secondogenito di John Fante e ha pubblicato diversi romanzi e racconti tradotti in Italia, tra cui “Angeli a pezzi” (1999), “Agganci” (2000), “Buttarsi” (2010).
 
Collegato all’opera di Dan è anche un altro momento eccezionale del Festival. Sempre in an-teprima nazionale la proiezione del cortometraggio del giovane regista francese Charles Guérin-Surville dal titolo “Mae West”, tratto dall’omonimo racconto di Dan, con le musiche del celebre pianista jazz Jacky Terrasson. Nel cast, oltre allo scrittore americano e Cécile Cassel, l’attore francese di successo Olivier Marchal nei panni di Bruno Dan-te, il personaggio principale di diversi romanzi di Dan. Marchal, presente alla proiezione del film, è un ex-poliziotto, regista e sceneggiatore. Ha diretto e recitato in numerosi film, tra cui “36 Quai des Orfèvres” (2004) con Gérard Depardieu, Daniel Auteuil e Valeria Golino, “Les Lyonnais” (2011) e la famosa serie televisiva francese di genere poliziesco “Braquo” (2009).
 
Frank Spotnitz è un grande estimatore dell’opera di Fante e per il Festival di Torricella Peligna è stato un onore ospitarlo in occasione del trentennale. 
Sceneggiatore, regista e produttore  hollywoodiano, Spotnitz è noto al grande pubblico per la sua storica collaborazione con la serie televisiva di culto “X-Files”, con cui ha vinto un Golden Globe. Ne ha diretto tre episodi e cosceneggiati quaranta. Dopo una laurea in letteratura inglese, inizia la sua carriera come giornalista, collaborando con Entertainment Weekly, la Associated Press e la United Press International.
 
È in questo periodo che si appassiona a Fante. Al festival ne ha parlato mostrando interviste video inedite, realizzate al grande attore americano Peter Falk, alias Tenente Colombo, grande estimatore dell’opera di Fante, in particolare di “Il mio cane stupido”, e al regista hollywoodiano Edward Dmytryk, che ha diretto due film sceneggiati dallo scrittore italoamericano: “Anime sporche” (in inglese A Walk on the Wild Side) del 1962, con Jane Fonda, e “Cronache di un convento” (in inglese The Reluctant Saint) sempre del 1962 con Maximilian Schell.
 Con la sorella Victoria, Dan Fante ha omaggiato il padre

 Con la sorella Victoria, Dan Fante ha omaggiato il padre

 
Uno scrittore che osserva attraverso la lente dell’umorismo i vizi e le contraddizioni della società non può che appassionarsi all’opera di Fante. 
 
È il caso di Stefano Benni, una delle personalità letterarie italiane più importanti e amate di questi ultimi decenni, conosciuto all’estero grazie alle numerose traduzioni dei suoi racconti e romanzi. Tra i suoi romanzi e raccolte di racconti più noti “Bar Sport” (1976), “Baol” (1990), “Spiriti” (2000), “Saltatempo” (2001), “Achille piè veloce” (2003), “Margherita Dolcevita” (2005) e il suo ultimo romanzo “Di tutte le ricchezze“ (2012). Per il Festival, Benni ha preparato un reading musicale inedito intitolato Polvere, che si è tenuto sabato 24 agosto, e che ha guidato tra le pagine di Fante che più hanno colpito il suo immaginario.
 
Sempre all’insegna di Fante, esibizione in anteprima nazionale della Compagnia teatrale Arterie con lo spettacolo “Chiedi alla polvere…quel che resta di loro”, tratto dal capolavoro di John Fante pubblicato nel 1939. Una ricerca teatrale importante ed originale portata avanti da giovani artisti di Milano, Modena e Pescara affermati nel pa-norama teatrale internazionale. 
 
Altro ospite il giornalista francese Philippe Garnier. Ha collaborato al quotidiano francese Libération per più di 25 anni e ha intervistato nomi importanti del cinema per la leggendaria trasmissione televisiva “Cinéma, Cinémas”. È l’autore di numerosi libri tra cui “Honni soit qui Malibu” sugli scrittori a Hollywood, e “Freelance” sul giornalismo alternativo degli anni Settanta. Ma Garnier, che vive a Los Angeles dal 1978, è soprattutto colui che ha fatto scoprire in Francia, e quindi in Europa, John Fante, Charles Bukowski, Harry Crews, James Salter e Donald Ray Pollock. La Francia, grazie all’intuizione giornalistica di Garnier e alla sua attività di traduttore, è stato il primo paese, oltre agli Stati Uniti, a riscoprire negli anni Ottanta l’opera di John Fante.  
 
Domenica altro momento importante: la conferenza di Luca Briasco, americanista ed editor di Einaudi, la casa editrice che pubblica le opere dello scrittore italoamericano in Italia. “Gli anni della fame. John Fante, Los Angeles e la Grande Crisi”, il titolo della conferenza in cui Briasco ha parlato dell’influenza di Fante nella letteratura losangelina, di cui è spesso considerato il capostipite, e dell’attualità dei temi presenti nei suoi romanzi e racconti. 
 
In apertura di Festival c’è stato un omaggio a John Fante speciale. È stato presentato un libro dal titolo evocativo: “L’ultimo viaggio di Arturo Bandini” di Luigi Rossi, studioso di letteratura dell’emigrazione e docente d’italiano in Germania. Si tratta di un romanzo saggio in cui Bandini, il protagonista fantiano per eccellenza, racconta l’avventura umana e artistica del suo creatore, John Fante, il figlio sognatore di Nick, un emigrante abruzzese giunto nel Nuovo Mondo per sfuggire alla fame e alla povertà che regnavano nella Penisola. Seducente l’idea che sia Bukowski a gestire l’ultimo incontro tra Johnnie e Arturo, quel Buk che aveva riscoperto la sua opera a fine anni Settanta. 
 
Un appuntamento molto atteso il Premio John Fante, che già da qualche anno vede l’attribuzione del Premio John Fante Opera Prima a scrittori italiani esordienti. Un riconoscimento pensato per valorizzare chi intende muovere i primi passi nel panorama letterario italiano, sulle orme dell’irresistibile Arturo Bandini, un giovane squattrinato italoamericano di seconda generazione uscito dalle pagine di Fante che sogna di diventare lo scrittore più grande d’America. 
 
Il Premio John Fante si è articolato poi ne La Betoniera d’oro, riservato alle personalità italiane che si sono distinte all’estero, in una prospettiva di incontro tra culture diverse e di linguaggi contaminati. Quest’anno premio  al fumettista abruzzese Tanino Liberatore che da alcuni anni vive a Parigi e che ha realizzato la splendida illustrazione omaggio a John Fante che contraddistingue l’immagine del Festival 2013. 
 
Liberatore è sicuramente uno dei più grandi disegnatori italiani, apprezzato in tutto il mondo per i suoi personaggi, in particolare per l’indimenticabile Ranxerox che creò con Stefano Tamburini. Sua è la copertina dell’album “The Man from Utopia” di Frank Zappa e tanti altre illustrazioni apparse su riviste italiane di culto come “Cannibale” “Frigidaire” e “Il Male”, accanto ai disegni del suo amico Andrea Pazienza, e su numerose pubblicazioni internazionali. A renderlo particolarmente “vicino” è la sua origine e identità: Liberatore è di Quadri (paesino del Sangro Aventino) e ha la nonna di Torricella Peligna. 

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