Let’s be honest: for Americans, who are historically used to two parties, the Republicans and the Democrats, the Italian political panorama must be mildly confusing. Let’s look at the current situation, for example: while a moderate left-wing party can be identified, the PD or Partito Democratico, our right is formed by a coalition of three parties, two of which – Lega and Fratelli d’Italia – are largely considered extremists.
In between, and on either side of the parliamentary spectrum, a myriad of small groups emerged, developed, changed name and sometimes even orientation — which explains quite well the notorious political instability of the country. More often than not, it isn’t one party to lead the government, but a coalition formed by a larger group and many minor ones which, at any given time, can decide to withdraw their support, move to the opposition and bring the government down. This is exactly what happened a month ago, and it is the reason why we Italians are called to vote in September.
Italy isn’t the only country with an incredibly fragmented political panorama, but it is perhaps the one where such fragmentation causes more instability. So why does Italy have so many political parties?
Historians link it directly to the most crucial events of 20th-century Italian history, the rise of Fascism and the Second World War. Mind, though: the history of political parties in the country dates to the late 19th century when – it was 1892 – the Italian socialist party (Partito Socialista Italiano) was founded. Up to then, the “historical left” and “historical right” weren’t real parties, but rather groups of powerful men, each of them connected to a specific area of the country and an electorate, who shared similar political ideas.
What characterized the Partito Socialista and, some years later, other political parties, was its connection with the masses, its quintessentially “popular” connotation. Indeed, this remains the key characteristic of every political group in the world: representing the ideas and rights of those who share their specific view of society and social justice. But let’s not digress and go back to the late 19th and early 20th century, years of immense changes and tumultuous events including, just after the end of the First World War, the rise to prominence of a swarthy socialist from Romagna, Benito Mussolini. Not yet Duce, Mussolini founded his own party, the Fasci Italiani di Combattimento, in 1919 and, two years later, he created the Partito Nazionale Fascista. In three years, Mussolini’s Fascist party, born thanks to the right, guaranteed by Italian laws, to gather and create political parties democratically, took power through an act of popular rebellion – the Marcia su Roma, in 1922 – and … made all other political parties illegal.
Ok, I did make it very easy and things were more complicated than that, but it’s just there, in the virtually trouble-free rise to power of one party, that we must seek the root of contemporary Italy’s high political fragmentation. Having lived under a dictatorship that led the country to war and destruction scarred Italian society forever; fears of a single man or a single party taking up absolute power were too rooted in us and our early post-war leaders not to ensure, in our very own Constitution, that every Italian could create a party, provided they had sufficient people – and we don’t even need too many – supporting them. Italy’s political fragmentation is, in other words, the result of its fascist past and of the country’s fear to fall, once more, pray of a single man or a single ideology.
And while, today, two main coalitions of right and left are recognized in Italy, each of them is formed by parties that are often very different in views and opinions: a guarantee that every Italian is truly represented, but also an obstacle – as current Italian events show – to political stability.
Siamo onesti: per gli americani, storicamente abituati a due partiti, i Repubblicani e i Democratici, il panorama politico italiano deve essere un po’ confuso. Guardiamo ad esempio la situazione attuale: mentre si può individuare un partito di sinistra moderata, il PD o Partito Democratico, la nostra destra è formata da una coalizione di tre partiti, due dei quali – Lega e Fratelli d’Italia – sono in gran parte considerati estremisti.
Nel mezzo, e su entrambi i lati dello spettro parlamentare, una miriade di piccoli gruppi è emersa, si è sviluppata, ha cambiato nome e talvolta anche orientamento – il che spiega abbastanza bene la nota instabilità politica del Paese. Il più delle volte non è un solo partito a guidare il governo, ma una coalizione formata da un gruppo più grande e da molti altri minori che, in qualsiasi momento, possono decidere di ritirare il loro sostegno, passare all’opposizione e far cadere il governo. Questo è esattamente quello che è successo un mese fa, ed è il motivo per cui noi italiani siamo chiamati a votare a settembre.
L’Italia non è l’unico Paese con un panorama politico incredibilmente frammentato, ma è forse quello in cui tale frammentazione causa maggiore instabilità. Perché l’Italia ha così tanti partiti politici?
Gli storici lo collegano direttamente agli eventi cruciali della storia italiana del XX secolo, l’ascesa del fascismo e la Seconda guerra mondiale. Attenzione, però: la storia dei partiti politici nel Paese risale alla fine del XIX secolo, quando – era il 1892 – fu fondato il Partito Socialista Italiano. Fino ad allora, la “sinistra storica” e la “destra storica” non erano veri e propri partiti, ma piuttosto gruppi di uomini di potere, ciascuno legato a una specifica area del Paese e a un elettorato, che condividevano idee politiche simili.
Ciò che caratterizzava il Partito Socialista e, qualche anno dopo, altri partiti politici, era il legame con le masse, la sua connotazione intimamente “popolare”. In effetti, questa rimane la caratteristica principale di ogni gruppo politico nel mondo: rappresentare le idee e i diritti di coloro che condividono una specifica visione della società e della giustizia sociale.
Ma non divaghiamo e torniamo alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, anni di immensi cambiamenti e di eventi tumultuosi tra cui, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, l’ascesa e la ribalta di un socialista romagnolo, Benito Mussolini. Non ancora Duce, Mussolini fondò il proprio partito, i Fasci Italiani di Combattimento, nel 1919 e, due anni dopo, creò il Partito Nazionale Fascista. In tre anni, il partito fascista di Mussolini, nato grazie al diritto, garantito dalle leggi italiane, che davano la possibilità di riunirsi e creare democraticamente partiti politici, prese il potere con un atto di ribellione popolare – la Marcia su Roma, nel 1922 – e… rese illegali tutti gli altri partiti politici.
Ok, l’ho fatta molto facile e le cose sono state più complicate di così, ma è proprio lì, nell’ascesa al potere praticamente senza problemi di un partito, che dobbiamo cercare la radice dell’alta frammentazione politica dell’Italia contemporanea. L’aver vissuto sotto una dittatura, che ha portato il Paese alla guerra e alla distruzione, segnò per sempre la società italiana; il timore che un solo uomo o un solo partito prendesse il potere assoluto si è così radicato in noi e nei nostri primi governanti del dopoguerra da garantire, nella nostra stessa Costituzione, che ogni italiano potesse creare un partito, a patto di avere un numero sufficiente di persone – e non ne servono nemmeno troppe – che lo sostenessero. La frammentazione politica dell’Italia è, in altre parole, il risultato del passato fascista e della paura del Paese di cadere, ancora una volta, nelle mani di un solo uomo o di una sola ideologia.
E se oggi in Italia si riconoscono due coalizioni principali di destra e di sinistra, ognuna di esse è formata da partiti spesso molto diversi tra loro per punti di vista e opinioni: una garanzia che ogni italiano sia veramente rappresentato, ma anche un ostacolo – come dimostrano le attuali vicende italiane – alla stabilità politica.
Unlike many news organizations, instead of putting up a paywall we have eliminated it – we want to keep our coverage of all things Italian as open as we can for anyone to read and most importantly share our love with you about the Bel Paese. Every contribution we receive from readers like you, big or small, goes directly into funding our mission.
If you’re able to, please support L’Italo Americano today from as little as $1.