Non ha la forma di uno stivale ma è diffusa a macchia d’olio nel vasto territorio metropolitano ed oltre, dalle coste del Pacifico alle pre-pendici delle Montagne Rocciose. Non è la invisibile Little Italy di oltre un secolo fa, gelosamente custodita come un sogno nel cuore dei pionieri insediatisi nel Far West canadese, quando c’era da disboscare la foresta e tutto era ancora da costruire.
Non è nemmeno più il caratteristico quartiere cittadino sviluppatosi cinquant’anni dopo: quella Little Italy che tuttora conserva la sua originaria impronta tricolore nei negozi di prodotti alimentari e generi vari, nei caffè e ristoranti dai nomi italiani, nel piccolo mercato rionale, nella bottega del barbiere, nelle boutique di abbigliamento, nelle agenzie di viaggio. La piccola Italia di Vancouver è quella delle decine di migliaia di immigrati italiani e loro discendenti che di questi luoghi hanno fatto la loro casa. Dai primi del secolo scorso ai giorni nostri, perchè ancora ne stanno arrivando: giovani tecnici e professionisti, con le loro giovanissime famiglie.
Quanti siamo esattamente? Secondo i dati dell’ultimo Census della popolazione, nella metropoli il gruppo italiano – comprensivo di nati in Italia ed oriundi – è di circa 69 mila (126.420 nell’intera British Columbia). Gli iscritti all’anagrafe dei cittadini italiani nell’intera circoscrizione consolare sono circa 14.500, dei quali 10.407 possono esercitare il loro diritto di voto in quanto maggiorenni.
Gli italocanadesi, tutti insieme, ed insieme con gli altri gruppi etnici – senza chiudersi in ghetto ma integrandosi nella più ampia realtà della società di accoglimento e partecipandovi a pieno titolo – hanno nel tempo contribuito a fare di Vancouver una delle prime città al mondo per qualità della vita. Lo hanno fatto tramite la loro operosa presenza in ogni settore della vita sociale, dalla scuola alla giustizia, dalle civiche amministrazioni ai parlamenti provinciale e federale, dal commercio alla finanza, dalla piccola alla grande impresa, dalle comunità parrocchiali a quelle del volontariato.
È documentato – oltre che ampiamente negli archivi di università e giornali – nei tre volumi di “Vancouver’s Society of Italians” a cura dell’oriundo friulano Raymond Culos. La piccola Italia di Vancouver continua ad esprimersi anche nella composita realtà associazionistica di base promossa fin dal secolo scorso da individui e famiglie aventi radici regionali o paesane comuni, spinti da ideali di amicizia e di reciproca solidarietà. Una rapida rassegna in quanto segue.
Riferimenti regionali e paesani
Com’è conformata l’Italia dell’associazionismo locale? Ad eccezione di Piemonte, Lombardia, Liguria, Marche ed Umbria (lo stivale ne esce in qualche modo rosicchiato) tutte le altre regioni italiane sono rappresentate da gruppi e associazioni legalmente riconosciuti: dal Veneto alla Calabria, dal Trentino-Alto Adige alla Puglia, dal Friuli-Venezia Giulia all’Emilia Romagna, dalla Toscana al Lazio, e ancora l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, la Sicilia, la Sardegna, il Molise. A proposito di quest’ultimo, a Vancouver operano la Molisana Society, la Società Civitanovese, la Famiglia Bagnolese Society, il Gruppo Sannitico Molisano Lupi del Matese e gli Amici di Casacalenda.
Altrettanto composito è il gruppo di provenienza calabrese, con l’Associazione Culturale Calabrese – la quale ha generato un autonomo Youth Group – il Cosenza Social Club, il Grimaldi Club e la Mammola S. Nicodemo Cultural Association.
A rappresentare il Veneto ci sono poi le associazioni di Bellunesi, Trevisani, Vicentini, di Selva del Montello e – quale espressione delle stesse proiettata nel futuro – la Gioventù Veneta, un gruppo di ragazzi e ragazze volonterosi con comprensibili alti e bassi di continuità e di impegno.
Un simile gruppo giovanile era l’abruzzese Prima, nato qualche anno fa nell’ambito dei due Circoli Abruzzesi ora unificati, la Society e il Ladies Club. Sciolto, non per esaurimento di idealità ma per naturale maturazione dei suoi componenti, il gruppo giovanile Oggi risalente agli anni ottanta-novanta. La sigla Oggi stava per Onda Giovane Gruppo Italiano. I suoi promotori sono felicemente cresciuti ed hanno dimostrato di sapersi assumere responsabilità di leadership ai vertici della comunità italiana, oltre che affermarsi come stimati professionisti.
Giovani e associazionismo
Quello della partecipazione dei giovani è un discorso non facile, ma va affrontato con chiarezza e serenità. Alla immutabilità e allo spirito di conservazione dell’associazionismo tradizionale, con le sue funzioni spesso ripetitive ed il suo ruolo talora paternalistico, fanno riscontro la dinamicità, l’inventiva e lo spirito di insofferenza tipico dei giovani. Guai se non fosse così. Non si tratta di ribellione o di disimpegno, ma di naturale differenziazione di prospettive e di interessi legati allo sviluppo della vita individuale, familiare e professionale.
Tagore diceva che “i figli non appartengono a noi ma al futuro”: noi dovremmo saper tenere le braccia e le porte aperte per quando decideranno di manifestare – in questo caso anche all’interno delle istituzioni italiane – la loro identità mista. Che negli italocanadesi si amplia nel momento in cui l’Italia è parte essenziale di quell’Europa che si sta dando una sua costituzione. Ci sentiremo allora italo-canadesi od euro-canadesi? (poichè anche il Canada è nato dalla vecchia Europa degli esploratori, dei navigatori e soprattutto dei milioni di immigrati).
Ritornando al regionalismo italiano, a Vancouver ci sono il Circolo Abruzzese, la Famee Furlane, l’associazione Giuliano Dalmati, la Trentino Alto Adige, l’Emilia-Romagna, la Toscani Cultural Society, la società culturale e sportiva Ciociara, i Lucani nel Mondo dell’associazione Basilicata, la Pugliese Sports & Cultural, il Sicilian Folkloristic Club, il Circolo Sardegna. Un italianissimo raggruppamento nazionale è costituito dalle tre associazioni d’arma: Alpini, Bersaglieri e Carabinieri. Si definisce semplicemente Italiano il Club Femminile, colonna di sostegno e riserva di volontariato in favore del Centro culturale. Lo stesso discorso vale per il Seniors Over 50 Club (che tuttora richiama gli intraprendenti e vitali ultracinquantenni di… vent’anni fa). Da non dimenticare inoltre l’attiva Fraser Valley Italo Canadian Society.
Sport, ecologia, vino e canto
Comune interesse per l’organizzazione e la pratica di attività sportive èdel gruppo costituito dall’Italian Canadian Sport Federation che coinvolge numerosi giovani e giovanissimi, dall’Italian-Canadian Bocce Club con le sue ambite gare a premi e dall’Italian Rod & Gun Club. A quest’ultimo aderiscono moltissimi appassionati, il cui scopo non è unicamente quello di cacciare pescare e vincere trofei, ma anche di dedicarsi all’educazione ecologica per la tutela e la valorizzazione del magnifico ambiente britishcolumbiano. E poi ci sono gli amanti di Bacco, con il loro attivissimo (e numerosissimo) Italian Canadian Winemaker Club: anch’essi si divertono nell’antica arte di fare ed assaggiare il vino, espandendo conoscenza e sperimentazione enologica tra i connazionali canadesi.
Che dire poi dei complessi canori? Il Coro Folcloristico Italiano di Vancouver ed il Coro Italiano della B.C. sono degli autentici gioielli! Con essi vanno però anche menzionati, seppure non costituiti in associazione, il più giovane e notissimo coro folcloristico Trevigiano-Veneto ed i suggestivi cori di musica sacra delle parrocchie italiane, nell’ambito delle quali troviamo altre realtà importanti come, ad esempio, i gruppi di giovani e di anziani di Our Lady of Sorrows, le attivissime donne di Sant’Elena e la femminile Monte Carmelo Society di san Francesco d’Assisi.
Vanno anche ricordati, in conclusione, il Congresso nazionale italocanadese regione del Pacifico e la ex CIBPA degli imprenditori e professionisti. Il boom delle associazioni risale ad oltre un trentennio fa, quando è sorto il Centro culturale italiano, punto focale dell’italianità a Vancouver. Più anziana è la benemerita Confratellanza Italo-Canadese, nata nel 1966 dalla fusione di preesistenti associazioni di immigrati italiani. Il primato di continuità associativa (senza con gli anni avere perduto in vitalità) appartiene tuttavia alla Italian Mutual Aid Society: la ottantenne IMAS continua puntuale le attività sociali nella sua accogliente sede, la Roma Hall in New Westminster, a sud est dell’area metropolitana. Qui, dove il navigabile Fraser si divide in due diversi percorsi d’acqua, era negli anni 1866-68 la prima capitale della British Columbia.