A metà del 2017 il programma Italia Startup Visa – lanciato nel giugno del 2014 per semplificare la procedura di erogazione del visto per lavoro autonomo a favore dei talenti non UE che intendono avviare una startup innovativa in Italia – ha fatto registrare un totale di 252 candidature.
Rispetto a fine marzo, data dell’ultimo report trimestrale, l’incremento è pari a 30 unità. Se a queste si sommano le 61 candidature del primo trimestre 2017 (record assoluto), il totale delle richieste ricevute nel 2017 ammonta a 91, quasi eguagliando le 99 candidature registrate nel corso di tutto il 2016. È quanto emerge dal nuovo Rapporto del Ministero dello Sviluppo Economico, online da questa settimana.
Al netto delle domande presentate più di una volta dalla stessa persona, i richiedenti visto startup sono 239, e provengono da 34 Paesi. Quello più rappresentato è la Cina, che con 60 application supera la Russia, ferma a 54. Quest’ultima rimane però saldamente in testa se si considerano le procedure che hanno avuto esito positivo (47), davanti a Cina (25), Stati Uniti (17) e Ucraina (16). Nel complesso, le candidature che hanno avuto successo sono state 151, con un tasso di approvazione del 60%.
I beneficiari del programma presentano un elevato grado di istruzione: oltre il 90% detiene un titolo universitario, in più della metà dei casi equivalente o superiore alla laurea magistrale italiana. Le principali materie di specializzazione sono ingegneria e management. Tra i destinatari del visto startup si annoverano anche diversi fondatori seriali di startup.
La meta preferita da detentori di visto startup rimane la Lombardia: dei 54 che vi si sono stabiliti, 33 hanno scelto Milano. Altre regioni con una significativa presenza di detentori del visto startup sono il Veneto (20) e il Lazio (18, tutti a Roma)