Typing on an old-fashioned typewriter. Its earliest models come from Italy (Photo: Pmartike/Dreamstime)

Not many know that the invention of the typewriter as we know it comes from the ingenuity of an Italian attorney from Novara (Piedmont), Giuseppe Ravizza (1811-1885). Because its keys were reminiscent of those of a piano, another famous Italian invention, Ravizza called its creation cembalo scrivano, or writing clavier. In fact, the very mechanism Ravizza ideated was based on the way the instrument produces sound, keys hitting a hammer-like device that, in turn, “prints” letters on paper. It was 1837.

Some years later, in 1855, Ravizza patented his invention. In the file dedicated to it at the patent registry, the first typewriter is described as a “writing clavier, or a writing machine with 32 square keys, in two lines one above the other, letters in the middle and punctuation at the sides.” All the “hammers,” each associated with a letter or punctuation mark, were placed in a circle, much like the typewriters we know. The cembalo had an ink ribbon – again, just like modern typewriters – a device to set the leading, and a little bell to let you know you reached the end of the line.

Old fashioned typewriters engraving (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Author: Larousse mensuel illustré, 1911. Public Domain)

Turin daily La Stampa published an article soon after the patent was obtained, so Ravizza’s invention became known to the general public … and drama started. Celestino Galli, a man from Carrù, in the province of Cuneo, Piedmont, maintained he had invented the typewriter already in 1831. However, his claim wasn’t taken seriously if it’s true that Ravizza kept on producing typewriters until 1881 and that he presented the machine to the Esposizione di Milano, in the same year. Ravizza’s invention was never mass-produced because no one really understood how revolutionary it was. That is, until American Christopher Latham Sholes built a typewriter prototype for gun maker Remington, perhaps inspired by Ravizza’s own work. This is why Ravizza’s name is unknown to most, while Latham Sholes is considered the true father of

the typewriter, a demonstration of how it isn’t only ingenuity that counts, but also the context in which we use it.

Non molti sanno che l’invenzione della macchina da scrivere così come la conosciamo deriva dall’ingegno di un avvocato italiano di Novara (Piemonte), Giuseppe Ravizza (1811-1885). Poiché i suoi tasti ricordavano quelli di un pianoforte, altra famosa invenzione italiana, Ravizza chiamò la sua creazione cembalo scrivano. In effetti, il meccanismo ideato da Ravizza si basava proprio sul modo in cui lo strumento produce il suono: i tasti colpiscono un dispositivo simile a un martello che, a sua volta, “stampa” le lettere sulla carta. Era il 1837.

Qualche anno dopo, nel 1855, Ravizza brevettò la sua invenzione. Nel fascicolo ad essa dedicato presso il registro dei brevetti, la prima macchina da scrivere è descritta come un “clavier di scrittura, o macchina per scrivere con 32 tasti quadrati, in due righe una sopra l’altra, le lettere nel mezzo e la punteggiatura ai lati”. Tutti i “martelli”, ciascuno associato a una lettera o a un segno di punteggiatura, erano disposti in cerchio, proprio come le macchine da scrivere che conosciamo. Il cembalo era dotato di un nastro d’inchiostro – ancora una volta, proprio come le moderne macchine da scrivere -, di un dispositivo per regolare l’inclinazione e di una campanella che segnalava il raggiungimento della fine della riga.

Il quotidiano torinese La Stampa pubblicò un articolo poco dopo l’ottenimento del brevetto, così l’invenzione di Ravizza divenne nota al grande pubblico… e iniziò il dramma. Celestino Galli, un uomo di Carrù, in provincia di Cuneo, in Piemonte, sostenne di aver inventato la macchina da scrivere già nel 1831. Tuttavia, la sua affermazione non fu presa sul serio se è vero che Ravizza continuò a produrre macchine da scrivere fino al 1881 e che presentò la macchina all’Esposizione di Milano, nello stesso anno. L’invenzione di Ravizza non fu mai prodotta in serie perché nessuno capì quanto fosse rivoluzionaria. Questo fino a quando l’americano Christopher Latham Sholes costruì un prototipo di macchina da scrivere per il produttore di armi Remington, forse ispirandosi proprio al lavoro di Ravizza. Per questo motivo il nome di Ravizza è sconosciuto ai più, mentre Latham Sholes è considerato il vero padre della macchina da scrivere, a dimostrazione di come non conti solo l’ingegno, ma anche il contesto in cui lo si usa.


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