Italians’ DNA is extremely varied and presents bigger differences than those found among people from the opposite sides of Europe.Image shutterstock_115117723

We usually say that America is a melting pot of cultures and races, but did you know that, according to  genetic research, Italy may be just as varied?

The study was carried out by a team of researchers from Rome’s Università La Sapienza, in  collaboration with  the universities of Bologna, Cagliari and Pisa, and led by anthropologist Giovanni Destro Bisol in 2014. A few years back, that’s true, but  importance  of this work remains very much modern. 

Its main findings show that Italian DNA has from 7 to 30 times more differences than those registered between the Portuguese and the Hungarians. This variety is present everywhere, from North to South and includes also Italy’s islands, Sardinia and Sicily. In other words, Bisol et al.’s research shows that Italians have a higher level of diversity among themselves than populations living at opposite corners of the continent. 

Research was conducted over the span of 7 years and took into consideration a number of people living on Italian soil, all characterized by cultural and local specificity: it included, among others, the Grecanici of Salento, as well as the German-speaking community of Sappada, in Northern Veneto. One of the first things noted was how genetic heterogeneity went hand in hand with Italy’s own biodiversity: in other words, the  country’s own variety when  it comes to  its flora, fauna and landscape has been a major contributor to the creation of what researchers called an Italian genetic melting pot. This is largely caused by two main reasons, the first being the aforementioned biodiversity, result of the vast longitudinal extension of the country, which allows to find, within its borders, alpine, mediterranean and continental climate, along with their respective habitats. It is known that biodiversity and climate diversity can result in genetic variation, as our genes tend to adapt themselves — and us — to the conditions in which we live. 

Small, but numerous linguistic minorities are a sign of the great genetic variety in Italy. © Giovanni Abbruzzese | Dreamstime.com

But there is more that adds to Italy’s great genetic variety: for centuries, our country was a florid hub for commerce, a centre of cultural and intellectual research and, unfortunately, also a land conquered by many. This, along with its geographical position which made  — and makes — it a common migratory destination for people coming from the Mediterranean basin, made it even more susceptible to genetic variation and mixing. 

Destro Bisol’s team stressed how their results are not solely applicable to urban populations, where perhaps genetic variety can be more openly seen, but also in areas largely considered isolated and with little contact with other genetic realities. In fact, it was the oldest, most isolated populations to show the greatest variety: linguistic minorities like Ladins, Cimbrians and the Grecanici, as well as the paleo-germaphone  communities of our eastern Alps and some groups in Sardinia, are among those who showed the highest levels of genetic differences from the rest and who are also responsible for part of the lively and multifaceted cultural reality of our country. Just to give you an example, the study showed that there are more genetic differences between the German speaking people of Sappada and their neighbors in Cadore than we can find between Spaniards and Rumanians. 

Italian children play soccer in a square. Image by Mary Bettini Blank from Pixabay

Destro Bisol said to La Repubblica  that “DNA  sampling was preceded by a series of meetings with all the groups who participated to the study, when we explained the aims and objectives of our work and tried to clarify doubts and satisfy curiosity. More than anything, though, we explained to them our point of view and we asked for advice. We had meetings like this throughout the research process, to expose our results to participants and gain feedback about our hypotheses and views, especially in relation to their knowledge and to traditional beliefs. Then, our work was published locally so that the communities could be aware, at large, of what we had found out. Basically, we worked in compliance with Open Science principles and tried to make participants active and aware part of our research.”

Destro Bisol also stated this research should be viewed in a modern context, especially in connection with matters of race. In Italy, as everywhere in the world, unfortunately, episodes of racism,  xenophobia and homophobia are on the rise and knowing how “different” we are genetically, but how ultimately similar we are as a people, should teach us all something important: “Italians reached great goals in history also in name of their being so mixed, so varied, but not many in Italy know there are 12 linguistic minorities, all recognized by law, all Italian through and through, who got here centuries ago from areas like Croatia and Albania,” areas from where — Albania in particular — people keep on migrating to Italy. 

This is, perhaps, the lesson we can learn from Destro Bisol and his team’s work:: that our genetic wealth, which in many a way makes us the creative and resilient people we are, comes from a history of contact with “others” who, in time, became part of “us” so deeply to be within our own genes. And when ties are that deep, differences are only important when they enrich us. 

Di solito diciamo che l’America è un crogiolo di culture e razze, ma sapevate che, secondo la ricerca genetica, l’Italia può essere altrettanto varia?
Lo studio è stato realizzato da un team di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con le università di Bologna, Cagliari e Pisa, e guidato dall’antropologo Giovanni Destro Bisol nel 2014. Qualche anno fa, è vero, ma l’importanza di questo lavoro resta molto attuale.
I suoi principali risultati dimostrano che il DNA italiano ha da 7 a 30 volte più differenze rispetto a quello registrato tra i portoghesi e gli ungheresi. Questa varietà è presente ovunque, da Nord a Sud, e comprende anche le isole, la Sardegna e la Sicilia. In altre parole, le ricerche di Bisol e degli altri ricercatori dimostrano che gli italiani hanno un livello di diversità tra loro più elevato rispetto alle popolazioni che vivono agli angoli opposti del continente.
La ricerca è stata condotta nell’arco di 7 anni e ha preso in considerazione un certo numero di persone che vivono sul territorio italiano, tutte caratterizzate da specificità culturali e locali: tra queste, i Grecanici del Salento, oltre alla comunità di lingua tedesca di Sappada, nel Veneto settentrionale. Una delle prime cose da notare è come l’eterogeneità genetica è andata di pari passo con la biodiversità del nostro Paese: in altre parole, la varietà del Paese per quanto riguarda la flora, la fauna e il paesaggio ha contribuito in modo determinante alla creazione di quello che i ricercatori hanno definito un crogiolo genetico italiano. Ciò è dovuto in gran parte a due ragioni principali, la prima è la suddetta biodiversità, frutto della vasta estensione longitudinale del Paese, che permette di trovare, all’interno dei suoi confini, un clima alpino, uno mediterraneo e uno continentale, con i rispettivi habitat. È notorio che la biodiversità e la diversità climatica possono portare a variazioni genetiche, in quanto i nostri geni tendono ad adattarsi – e ad adattare noi – alle condizioni in cui viviamo.
Ma c’è dell’altro che si aggiunge alla grande varietà genetica dell’Italia: il nostro Paese è stato per secoli un florido polo commerciale, un centro di ricerca culturale e intellettuale e, purtroppo, anche una terra conquistata da molti. Questo, insieme alla posizione geografica che lo ha reso – e lo rende – una meta migratoria abituale per le persone provenienti dal bacino del Mediterraneo, lo ha reso ancora più suscettibile alle variazioni e alle mescolanze genetiche.
Il team di Destro Bisol ha sottolineato come i risultati non siano applicabili solo alle popolazioni urbane, dove forse la varietà genetica può essere vista più apertamente, ma anche in aree considerate in gran parte isolate e con pochi contatti con altre realtà genetiche. Sono state infatti le popolazioni più antiche e isolate a mostrare maggiore varietà: minoranze linguistiche come i Ladini, i Cimbri e i Grecanici, così come le comunità paleo-germanofone delle nostre Alpi orientali e alcuni gruppi della Sardegna, sono tra quelle che hanno mostrato i più alti livelli di varietà genetiche rispetto alle altre e che sono anche responsabili di parte della vivace e sfaccettata realtà culturale del nostro Paese. Tanto per fare un esempio, lo studio ha dimostrato che ci sono più differenze genetiche tra i sappadini di lingua tedesca e i loro vicini del Cadore di quante se ne possano trovare tra Spagnoli e Rumeni.
Destro Bisol ha detto a La Repubblica che “il campionamento del DNA è stato preceduto da una serie di incontri con tutti i gruppi che hanno partecipato allo studio, in cui abbiamo spiegato le finalità e gli obiettivi del nostro lavoro e abbiamo cercato di chiarire i dubbi e soddisfare la curiosità. Più di ogni altra cosa, però, abbiamo spiegato loro il nostro punto di vista e abbiamo chiesto consigli”. Abbiamo avuto incontri come questo durante tutto il processo di ricerca, per esporre i nostri risultati ai partecipanti e ottenere un feedback sulle nostre ipotesi e opinioni, soprattutto in relazione alle loro conoscenze e alle credenze tradizionali. Poi, il nostro lavoro è stato pubblicato a livello locale, in modo che le comunità potessero essere a conoscenza, in generale, di ciò che avevamo scoperto. Fondamentalmente, abbiamo lavorato in conformità con i principi dell’Open Science e abbiamo cercato di rendere i partecipanti parte attiva e consapevole della nostra ricerca”.
Destro Bisol ha anche affermato che questa ricerca dovrebbe essere vista in un contesto moderno, soprattutto in relazione alle questioni razziali. In Italia, come in tutto il mondo, purtroppo, episodi di razzismo, xenofobia e omofobia sono in aumento e sapere quanto siamo geneticamente “diversi”, ma in definitiva simili come popolo, dovrebbe insegnare a tutti noi qualcosa di importante: “Gli italiani hanno raggiunto grandi traguardi nella storia anche in nome del loro essere così misti, così variegati, ma non molti in Italia sanno che ci sono 12 minoranze linguistiche, tutte riconosciute dalla legge, italiane in tutto e per tutto, arrivate qui secoli fa da zone come la Croazia e l’Albania”, zone da cui – l’Albania in particolare – la gente continua a migrare verso l’Italia.
Questa è, forse, la lezione che possiamo trarre dal lavoro di Destro Bisol e del suo team: il nostro patrimonio genetico, che per molti versi ci rende le persone creative e resilienti che siamo, proviene da una storia di contatto con “altri” che, nel tempo, sono entrati a far parte di “noi” così profondamente da essere dentro i nostri stessi geni. E quando i legami sono così profondi, le differenze sono importanti solo quando ci arricchiscono.

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