Juliet's house, in Verona. Photo: Zefart/Dreamstime

Oh Romeo, Romeo, wherefore are thou Romeo? Who doesn’t know these heartfelt, love-filled words and the person who spoke them? It’s Juliet, of course, perhaps the most well known of all Shakespearian heroines, unfortunate lover and misunderstood child.  Her relationship with Romeo was ferociously opposed by both her family — the Capuletis — and that of her  paramour,  the Montecchis, enemies and powerful lords of the city of Verona. As everyone knows, the unlucky teens ended up dying for love, after a series of adventures and dramatic decisions. Moral of the story? Parents, don’t let your own beef with someone ruin your kids’ life. 

When we think about Romeo and Juliet, there is a scene that, I am sure, springs to everyone’s mind: it’s Juliet, standing alone on her own home’s balcony, asking to the stars where her beloved is and why he is a Montecchi. I am also quite sure that the balcony we think about  is the same: small, made of marble, with typically gothic carvings. 

The balcony is the most popular part of Juliet’s house (Photo: Viorel Dudau/Dreamstime)

What we are thinking about is the balcony at Verona’s Casa di Giulietta, the building all tourists visit and where they leave thousand and thousands  of love messages hidden in the cracks of its centuries-old walls. Here, a bronze statue of the young Veronese girl welcomes all visitors, her feet — and breasts! — much lighter in color than the rest of her body, because of the continuous touch of people. 

Located at 23,  Via Cappello, not far from famous Piazza delle Erbe, the Casa di Giulietta is dear to tourists and locals alike, but there may be confusion about its historicity and, in fact, about that of the protagonists of Shakespeare’s tragedy. Research has long confirmed that the two families, Montecchi and Capuleti (Cappelletti, actually) really existed: the first were Veronese Ghibelline merchants, the latter were also merchants and their family was known in the city since the times of Dante’s presence in Verona. 

The house we, today, call  “Juliet’s home,” was probably built in the 13th century. It was purchased by the Cappello family,well knownpharmacists and importers of spices, who decided to transform it in a hospital: note that the Cappello family gives its name to the street where the house stands and that… they are not the Cappelletti/Capuleti. In later centuries, between the 17th and the 19th, the building became a low quality inn and then, after that, was abandoned until the early decades of the 20th century, when famous restorer Antonio Avena decided, in 1932, it was time to bring it back to its former glory, all in name of Juliet. Never mind that wasn’t the home of her family: Cappello sounded enough like Capuleti/Cappelletti to make it hers. 

Avena had a clear idea in mind, creating a museum dedicated to Shakespeare and to the famous couple of Veronese lovers he had made famous. Ideally, he would have wanted to create it  in one of the original home of the Cappelletti/Capuleti, but they were located by the Adige River and had to be destroyed to allow important maintenance works on its banks. At the time, Avena was in charge of the city museum and made sure that a small, gothic balcony from the Cappelletti/Capuleti real home was kept; he had it moved to the Cappellos’ palace, which the city council had just bought to turn it into a museum:  Avena pushed to make sure it was dedicated to Romeo and Juliet and, in 1935, he obtained permission from the city council to do so. Mind, this isn’t the only version of the story: according to other researchers, the decorated marble slabs forming the  balcony were waste material kept at the Museo di Castelvecchio, eventually selected by Avena to become Juliet’s balcony. 

Either way, Avena had casa Cappello fully restored and the marble slabs added to its façade as a  balcony, giving to the home the look we know and love. 

Today, the Casa di Giulietta is a beloved tourist destination and, real or not, it has become the symbol of Shakespearan drama and undying love, making of Verona the most romantic of Italian cities. 

Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Chi non conosce queste parole accorate e piene d’amore e la persona che le ha pronunciate? È Giulietta, naturalmente, forse la più nota di tutte le eroine shakespeariane, amante sfortunata e figlia incompresa. La sua relazione con Romeo fu ferocemente osteggiata sia dalla sua famiglia – i Capuleti – che da quella del suo amante, i Montecchi, nemici e potenti signori della città di Verona. Come tutti sanno, gli sfortunati adolescenti finirono per morire d’amore, dopo una serie di avventure e decisioni drammatiche. Morale della storia? Genitori, non lasciate che il vostro problema con qualcuno rovini la vita dei vostri figli.
Quando pensiamo a Romeo e Giulietta, c’è una scena che, sono sicura, viene in mente a tutti: è Giulietta, in piedi da sola sul balcone di casa sua, che chiede alle stelle dove sia il suo amato e perché sia un Montecchi. Sono anche abbastanza sicura che il balcone a cui pensiamo è lo stesso: piccolo, di marmo, con intagli tipicamente gotici.
Quello a cui pensiamo è il balcone della Casa di Giulietta di Verona, l’edificio che tutti i turisti visitano e dove lasciano migliaia e migliaia di messaggi d’amore nascosti nelle fessure dei suoi muri secolari. Qui, una statua in bronzo della giovane veronese accoglie tutti i visitatori, con i piedi – e il seno! – di colore molto più chiaro del resto del suo corpo, a causa del continuo tocco della gente.
Situata in via Cappello 23, non lontano dalla famosa Piazza delle Erbe, la Casa di Giulietta è cara a turisti e gente del posto, ma può esserci confusione sulla sua storicità e, appunto, su quella dei protagonisti della tragedia di Shakespeare. Le ricerche hanno da tempo confermato che le due famiglie Montecchi e Capuleti (Cappelletti, in realtà) sono realmente esistite: i primi erano commercianti ghibellini veronesi, i secondi erano anch’essi commercianti e la loro famiglia era conosciuta in città fin dai tempi della presenza di Dante a Verona.
La casa che noi, oggi, chiamiamo “casa di Giulietta”, fu probabilmente costruita nel XIII secolo. Fu acquistata dalla famiglia Cappello, noti farmacisti e importatori di spezie, che decisero di trasformarla in un ospedale: da notare che la famiglia Cappello dà il nome alla strada dove sorge la casa e che… non sono i Cappelletti/Capuleti. Nei secoli successivi, tra il XVII e il XIX, l’edificio divenne una locanda di basso livello e poi, in seguito, fu abbandonato fino ai primi decenni del XX secolo, quando il famoso restauratore Antonio Avena decise, nel 1932, che era ora di riportarlo al suo antico splendore, tutto in nome di Giulietta. Non importa che non fosse la casa della sua famiglia: Cappello suonava abbastanza come Capuleti/Cappelletti per appropriarsene.
Avena aveva un’idea chiara in mente: creare un museo dedicato a Shakespeare e alla famosa coppia di amanti veronesi che aveva reso celebre. L’ideale sarebbe stato farlo in una delle case originali dei Cappelletti/Capuleti, ma queste si trovavano vicino al fiume Adige e dovevano essere distrutte per permettere importanti lavori di manutenzione delle rive. All’epoca, Avena era responsabile del museo della città e fece in modo che un piccolo balcone gotico della vera casa dei Cappelletti/Capuleti fosse conservato; lo fece spostare nel palazzo dei Cappello, che il comune aveva appena acquistato per trasformarlo in un museo: Avena spinse perché fosse dedicato a Romeo e Giulietta e, nel 1935, ottenne il permesso dal Consiglio comunale di farlo. Attenzione, questa non è l’unica versione della storia: secondo altri ricercatori, le lastre di marmo decorate che formano il balcone erano materiale di scarto conservato al Museo di Castelvecchio, scelto poi da Avena per diventare il balcone di Giulietta.
In ogni caso, Avena fece restaurare completamente casa Cappello e le lastre di marmo furono aggiunte alla facciata come balcone, dando alla casa l’aspetto che conosciamo e amiamo.
Oggi, la Casa di Giulietta è un’amata meta turistica e, che sia vera o meno, è diventata il simbolo del dramma shakespeariano e dell’amore eterno, facendo di Verona la più romantica delle città italiane.

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