Back in the day, Italian immigrants in Alabama bettered their economic and social situation by taking up small businesses in ethnic neighborhoods (Photo: Mihai Olaru | Dreamstime.com)

Dear readers,

More Italian connections. 

Our 22nd state, Alabama, I was surprised to learn, had many early Italians. However, unlike the Italians that settled in Arkansas and Tontitown circa 1896, who emigrated from the northern Alpine regions of Italy, at least 90% of Birmingham’s Italians came from Sicily, mostly from a handful of villages, including Bisaquino, Cefalù, and Campo Franco.

Before 1898, most Italians landed in New Orleans, where they worked on sugar and cotton plantations. The low wages, poor working conditions, and promise of better opportunities led several hundred Italians to make another immigration to Alabama in the late 1890s. The greatest influx of Italians came between 1900 and 1910 when Birmingham’s industries suffered chronic labor shortages as demand for coal, iron, and steel increased. For the new Italian immigrant, an industrial job meant hard work and low pay. Yearly earnings averaged $286, or about $1 a day, compared with $665 for Scottish immigrants and $534 for native whites.

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The proprietorship of a mom-and-pop store soon became a leading occupation and symbol of progress among Italian immigrants. Located in predominantly black neighborhoods, which lacked stores, the business attracted many Italians because it required relatively little money to get started. Stores could be operated by the wife and children, while the father could continue to work in the mine or mill. By the 1930s, Italians owned more than 300 grocery stores in Birmingham.

The first formal social organizations among Italians were mutual aid societies, groups that collected dues to be used in case of sickness or death of a member, providing proper religious burials. They also regularly sponsored dances that were high points of the Italian community’s social life. One such group, the Società Italiana Umberto di Savoia Principe di Piemonte, commonly known as USPP, was a benevolent society that also promoted awareness of the Italian heritage. It was instrumental in getting Columbus Day declared a legal holiday in Alabama in 1911.

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The Italian immigrants brought with them a staunch Catholic faith. At the time of the Italians’ arrival, Birmingham had only one Catholic church. The local Catholic bishop recognized the Italians’ problems and asked the Pope to send an Italian priest to Birmingham. In 1904, Fr. John Canepa of Genoa arrived. Republic Steel donated land, Italian families raised money, and on March 19, 1905, the first mass was said in the new church called St. Mark’s. The Italian Catholic churches celebrated many Sicilian feast days, including the Feast of Madonna del Balzo, the Feast of San Calogero, and the building of St. Joseph’s Altar on March 19 each year. 

Weddings were big celebrations that always included dancing and food. Other kinds of entertainment included baseball, bocce, lotto, (the Italian bingo), and storytelling.

Italians had to band together to combat the prejudice of many native whites. A belief in Anglo-Saxon superiority led to discrimination against Southern European immigrants. One proponent of this discriminatory attitude was Oscar W. Underwood, a United States congressman from the Birmingham district. In 1902, he advocated literacy tests for immigrants to keep out Italians and Greeks, and the Ku Klux Klan sometimes threatened and harassed Italians.

In the 1930s, the Italian community began to grow rapidly as the second generation married and had children. As it grew, it lost some of its distinctively Italian flavor, in part due to the fact that English had become the primary language and to a tendency among second-generation Italians to marry non-Italians. Alabama, once known as the “Cotton State,” is now known for its Alabama Space and Rocket Center.

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Italy is super rich like Silvio Berlusconi made no secret of their billions. The richest women of Italy behave much more discreetly. Among the top ten richest women in Italy is Massimiliana Landini Aleotti, who is the richest woman in the country and is also one of the shyest. She is virtually invisible in Italy’s high society and is worth about $5.4 billion. After the death of her husband, Alberto Aleotti, in 2014, she and her children inherited his Florentine pharmaceutical company, Menarini.

In second place is Miuccia Prada, worth $4 billion, who is one of the self-made billionaires in the ranking. At the age of 28, she took over the family business of manufacturing luxury leather goods, turning it into a world-renowned fashion label. Susan Carol Holland is in third place, with a fortune of $3.8 billion. She is hearing aid giant Amplifon’s chairwoman and owns 44.9% of the group. Italy’s fourth richest woman, with a net worth of $3.1 billion, is Alessandra Garavoglia, a board member of the Campari Group, who holds 24% of the beverage and distillery giant.

Cari lettori,

Altre Italian connections. 

Sono rimasta sorpresa nello scoprire che Il nostro 22° stato, l’Alabama, aveva molti cittadini di origine italiana. Tuttavia, a differenza degli italiani che si stabilirono in Arkansas e Tontitown intorno al 1896, che emigrarono dalle regioni alpine settentrionali dell’Italia, almeno il 90% degli italiani di Birmingham proveniva dalla Sicilia, per lo più da una manciata di villaggi, tra cui Bisaquino, Cefalù e Campo Franco.

Prima del 1898, la maggior parte degli italiani sbarcò a New Orleans, dove lavorava nelle piantagioni di zucchero e cotone. I bassi salari, le cattive condizioni di lavoro e la promessa di migliori opportunità spinsero diverse centinaia di italiani a fare un’altra immigrazione in Alabama alla fine degli anni ’90 dell’Ottocento. Il più grande afflusso di italiani si verificò tra il 1900 e il 1910, quando le industrie di Birmingham soffrirono di cronica carenza di manodopera a causa dell’aumento della domanda di carbone, ferro e acciaio. Per il nuovo immigrato italiano, un impiego industriale significava duro lavoro e bassa retribuzione. I guadagni annuali si aggiravano in media sui $ 286, ovvero circa $ 1 al giorno, rispetto ai $ 665 degli immigrati scozzesi e ai $ 534 dei bianchi nativi.

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La proprietà di un negozio a conduzione familiare divenne presto un’occupazione prevalente e un simbolo di progresso tra gli immigrati italiani. Situate in quartieri prevalentemente neri, privi di negozi, queste attività attirarono molti italiani perché richiedevano relativamente pochi soldi per iniziare. I negozi potevano essere gestiti dalla moglie e dai figli, mentre il padre poteva continuare a lavorare nella miniera o nel mulino. Negli anni ’30, gli italiani possedevano più di 300 negozi di alimentari a Birmingham.

Le prime organizzazioni sociali formali tra gli italiani furono le società di mutuo soccorso, gruppi che raccoglievano quote da utilizzare in caso di malattia o morte di un membro, fornendo adeguate sepolture religiose. Sponsorizzavano anche regolarmente balli che erano momenti salienti della vita sociale della comunità italiana. Uno di questi gruppi, la Società Italiana Umberto di Savoia Principe di Piemonte, comunemente nota come USPP, era una società di beneficenza che promuoveva anche la consapevolezza del patrimonio italiano. Fu determinante nel far dichiarare il Columbus Day una festa legale in Alabama nel 1911.

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Gli immigrati italiani portarono con sé una incrollabile fede cattolica. Al momento dell’arrivo degli italiani, Birmingham aveva solo una chiesa cattolica. Il vescovo cattolico locale riconobbe i problemi degli italiani e chiese al Papa di inviare un prete italiano a Birmingham. Nel 1904 arrivò padre John Canepa di Genova. Republic Steel donò terreni, le famiglie italiane raccolsero denaro e il 19 marzo 1905 fu celebrata la prima messa nella nuova chiesa chiamata St. Mark. Le chiese cattoliche italiane celebravano molte feste siciliane, tra cui la festa della Madonna del Balzo, la festa di San Calogero e la costruzione dell’altare di San Giuseppe il 19 marzo di ogni anno.

I matrimoni erano grandi celebrazioni che includevano sempre balli e cibo. Altri tipi di intrattenimento includevano baseball, bocce, lotto (il bingo italiano) e narrazione di storie.

Gli italiani dovettero unirsi per combattere i pregiudizi di molti bianchi nativi. La convinzione della superiorità anglosassone portò alla discriminazione contro gli immigrati dell’Europa meridionale. Un sostenitore di questo atteggiamento discriminatorio fu Oscar W. Underwood, un membro del Congresso degli Stati Uniti del distretto di Birmingham. Nel 1902, sostenne i test di alfabetizzazione per gli immigrati per tenere fuori italiani e greci, e il Ku Klux Klan a volte minacciava e molestava gli italiani.

Negli anni ’30, la comunità italiana iniziò a crescere rapidamente quando la seconda generazione si sposò ed ebbe figli. Mentre cresceva, però, perse parte del suo sapore tipicamente italiano, in parte a causa del fatto che l’inglese era diventato la lingua principale e poi per la tendenza, tra gli italiani di seconda generazione, a sposare persone non italiane. L’Alabama, un tempo noto come “Cotton State”, è ora nota per il suo Alabama Space and Rocket Center.

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L’Italia ha molti super ricchi, come Silvio Berlusconi che non ha fatto mistero dei suoi miliardi. Le donne più ricche d’Italia si comportano in modo molto più discreto. Tra le prime dieci donne più ricche d’Italia c’è Massimiliana Landini Aleotti, che è la donna più ricca del Paese e anche una delle più riservate. È praticamente invisibile nell’alta società italiana e vale circa 5,4 miliardi di dollari. Dopo la morte del marito, Alberto Aleotti, nel 2014, lei e i suoi figli hanno ereditato Menarini, azienda farmaceutica fiorentina.

Al secondo posto c’è Miuccia Prada, che vale 4 miliardi di dollari, e che è una delle miliardarie self-made in classifica. All’età di 28 anni, ha rilevato l’azienda di famiglia di produzione di pelletteria di lusso, trasformandola in un marchio di moda di fama mondiale. Susan Carol Holland è al terzo posto, con una fortuna di 3,8 miliardi di dollari. È presidente del gigante degli apparecchi acustici Amplifon e possiede il 44,9% del gruppo. La quarta donna più ricca d’Italia, con un patrimonio netto di 3,1 miliardi di dollari, è Alessandra Garavoglia, membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Campari, che detiene il 24% del colosso delle bevande e della distilleria.


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