Thomas Jefferson's beloved Monticello (Photo: Joe Sohm | Dreamstime.com)

Dear readers,

in February, we traditionally pause to celebrate Lovers, (Valentine’s Day) and Presidents. Once, Abe Lincoln (February 12th) and George Washington (February 22nd) were honored individually. Now they are collectively celebrated on President’s Day, February 19th, this year.

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Our third president Thomas Jefferson‘s lifelong love for Italy and things Italian began as early as 1764, during his college days. Thomas Jefferson was born in Virginia on April 13th, 1743, and died on July 4th, 1826. He served as our third president from 1801 to 1809. He was 28 years old when he married a young widow, Martha (Patty) Wayles, on New Year’s Day, 1772. He was nearly 40 when his wife died in 1782.

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The inspiration for the layout and architecture of Thomas Jefferson’s mountaintop home, Monticello, is clearly Italian. There is ample evidence to suggest that Jefferson’s long conversations with his Florence-born neighbor, a talkative Italian exile-turned-wine merchant named Philip Mazzei, inspired the language used in the Declaration of Independence. In an article translated by Jefferson, Mazzei wrote: “All men are, by nature, equally free and independent.”

Philip Mazzei appeared at Monticello in the winter of 1774, accompanied by Jefferson’s London merchant agent, Thomas Adams. He became a house guest at Monticello, brightening the last two months of the year for Jefferson, who had lost his sister Elizabeth, aged 29, earlier that year. When a series of earthquakes had rocked the buildings at Monticello on February 21st, 1774, Elizabeth had run outdoors in the raw winter weather and, confused, wandered away. She was found dead three days later.

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Mazzei, then 43, had been trained as a surgeon in Florence, worked as a doctor on a ship, and practiced in the Middle East before settling in London, where he had been a wine merchant for many years. A well-known horticulturist, he had sailed to Virginia to introduce the culture of grapes, olives, and whatever fruit trees would flourish there, and had brought his own crew of Italian vineyard workers with him.

Jefferson indulged in some of his favorite activities: building, gardening, buying, and selling land. He drew up the charter of a joint-stock company for his new friend and neighbor, Philip Mazzei. He bought a 50 pounds sterling share in a scheme to cultivate silk, grow wine grapes, and raise olive trees on the Mazzei’s slopes near Monticello, all without slave labor and relying on Italian grapes imported from Tuscany. From April 1774, his notebooks were crammed with plans and expenditures to produce wine in the first large-scale viticulture experiment in North America. According to local legends, Jefferson was able to greet 30 Tuscan winemakers in their own Tuscan accent. The men, who had heard only English for many months, wept.

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Jefferson, who seldom dined alone, discovered that fine wines and food were a great way to meet informally with political friends and foes, never talking about politics but dropping a hint here and there of how he felt on a subject. He used these nightly dinners as a form of legislative lobbying. Jefferson’s first exposure to Italian wines had been during his trip to Northern Italy in 1787, and he was particularly impressed with those made from the Nebbiolo grape. He served 250 bottles of Nebbiolo while president, but his favorite Italian wine was from Montepulciano, located some 40 miles south of Siena, in Tuscany.

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Meeting the beautiful Italian-born Maria Luisa Conway in 1786 rekindled Jefferson’s love for things Italian. A widower, the celebrated Virginian fell in love with Maria Luisa (Hatfield) Conway the moment they met in early October 1786, while visiting Paris. As soon as Jefferson was introduced to Maria Luisa, he began to devise how he could spend every possible moment with this lively, beautiful lady. Soon, he was thinking of developing projects with an “Italian Connection” to prevent prolonged separations. For instance, a possible visit to view art in Maria Luisa’s birth city of Florence or brushing up on his Italian conversations, now rusty since the departure of his neighbor, Philip Mazzei.

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Jefferson always had a pragmatic side. After a long series of diplomatic checks in London and Versailles, he had become determined to break the United States’ economic dependence on England and France by forging new trade ties with Italy. Especially interested in diversifying plantation agriculture and improving all laborers’ (black and white) conditions in his native country, Jefferson wrote to Governor John Rutledge of South Carolina in 1788, shortly after he toured the Mediterranean: “Italy is a field where inhabitants of the southern states may see much to copy in agriculture and a country with which we shall carry on considerable trade.”

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This February has 29 days, which means there are 366 days in the year. It is a leap year: enjoy it!

Cari lettori,

A febbraio, tradizionalmente, ci fermiamo per celebrare gli Innamorati (San Valentino) e i Presidenti. Una volta, Abe Lincoln (12 febbraio) e George Washington (22 febbraio) erano onorati individualmente. Ora vengono celebrati collettivamente nel Giorno del Presidente, il 19 febbraio di quest’anno.

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L’amore di tutta la vita del nostro terzo presidente Thomas Jefferson per l’Italia e per le cose italiane iniziò già nel 1764, durante i suoi giorni al college. Thomas Jefferson nacque in Virginia il 13 aprile 1743 e morì il 4 luglio 1826. Fu il nostro terzo presidente dal 1801 al 1809. Aveva 28 anni quando sposò una giovane vedova, Martha (Patty) Wayles, nel Capodanno del 1772. Aveva quasi 40 anni quando sua moglie morì nel 1782.

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L’ispirazione per la disposizione e l’architettura della casa in montagna di Thomas Jefferson, Monticello, è chiaramente italiana. Ci sono ampie prove che suggeriscono che le lunghe conversazioni di Jefferson con il suo vicino di casa fiorentino, un loquace italiano in esilio diventato commerciante di vino di nome Philip Mazzei, abbiano ispirato il linguaggio usato nella Dichiarazione di Indipendenza. In un articolo tradotto da Jefferson, Mazzei scrive: “Tutti gli uomini sono, per natura, ugualmente liberi e indipendenti”.

Filippo Mazzei apparve a Monticello nell’inverno del 1774, accompagnato dall’agente mercantile londinese di Jefferson, Thomas Adams. Divenne ospite a Monticello, illuminando gli ultimi due mesi dell’anno per Jefferson, che aveva perso sua sorella Elizabeth, di 29 anni, all’inizio di quell’anno. Quando una serie di terremoti avevano scosso gli edifici di Monticello il 21 febbraio 1774, Elisabetta era corsa all’aperto nel rigido clima invernale e, confusa, si era allontanata. Venne trovata morta tre giorni dopo.

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Mazzei, allora 43enne, si era formato come chirurgo a Firenze, aveva lavorato come medico su una nave e aveva esercitato la professione in Medio Oriente prima di stabilirsi a Londra, dove aveva lavorato per molti anni come commerciante di vino. Famoso orticoltore, era salpato per la Virginia per introdurre la cultura dell’uva, dell’olivo e di qualunque albero da frutto vi fiorisse, e aveva portato con sé il suo equipaggio di vignaioli italiani.

Jefferson si dedicava ad alcune delle sue attività preferite: costruire, fare giardinaggio, acquistare e vendere terreni. Redasse l’atto costitutivo di una società per azioni per il suo nuovo amico e vicino di casa Filippo Mazzei. Acquistò una quota di 50 sterline in un progetto per allevare bachi da seta, coltivare uva da vino e crescere alberi di ulivo sulle pendici di Mazzei vicino a Monticello, il tutto senza il lavoro degli schiavi e facendo affidamento sull’uva italiana importata dalla Toscana. Dall’aprile 1774, i suoi taccuini furono pieni di progetti e spese per produrre vino nel primo esperimento di viticoltura su larga scala nel Nord America. Secondo le leggende locali, Jefferson fu in grado di salutare 30 viticoltori toscani usando il loro accento toscano. Gli uomini, che per molti mesi avevano sentito solo inglese, piansero.

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Jefferson, che raramente cenava da solo, scoprì che il buon vino e il buon cibo erano un ottimo modo per incontrarsi in modo informale con amici e nemici politici, senza mai parlare di politica

ma lasciando un accenno qua e là di cosa pensava di un argomento. Ha usato queste cene serali come una forma di lobby legislativa. Il primo incontro di Jefferson con i vini italiani avvenne durante il suo viaggio nel Nord Italia nel 1787, e rimase particolarmente colpito da quelli ottenuti dall’uva Nebbiolo. Durante il mandato presidenziale ha servito 250 bottiglie di Nebbiolo, ma il suo vino italiano preferito era quello di Montepulciano, a circa 40 miglia a sud di Siena, in Toscana.

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L’incontro con la bellissima Maria Luisa Conway, nata in Italia, nel 1786 riaccese l’amore di Jefferson per le cose italiane. Vedovo, il celebre virginiano si innamorò di Maria Luisa (Hatfield) Conway nel momento in cui si incontrarono all’inizio di ottobre 1786, mentre erano in visita a Parigi. Non appena Jefferson fu presentato a Maria Luisa, iniziò a escogitare come trascorrere ogni momento possibile con questa donna vivace e bella. Ben presto pensò di sviluppare progetti con una “Italian Connection” per evitare separazioni prolungate. Ad esempio, un’eventuale visita d’arte nella città natale di Maria Luisa, Firenze, o una rispolverata nelle sue conversazioni in italiano, ormai arrugginite dalla partenza del suo vicino, Filippo Mazzei.

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Jefferson ha sempre avuto un lato pragmatico. Dopo una lunga serie di verifiche diplomatiche a Londra e Versailles, era determinato a spezzare la dipendenza economica degli Stati Uniti dall’Inghilterra e dalla Francia stringendo nuovi legami commerciali con l’Italia. Particolarmente interessato a diversificare l’agricoltura delle piantagioni e a migliorare le condizioni di tutti i lavoratori (bianchi e neri) nel suo paese natale, Jefferson scrisse al governatore John Rutledge della Carolina del Sud nel 1788, poco dopo aver girato il Mediterraneo: “L’Italia è un campo dove gli abitanti degli Stati del sud potrebbero trovare molto da copiare nell’agricoltura e un Paese con il quale potremmo portare avanti considerevoli scambi commerciali”.

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Febbraio ha 29 giorni, il che significa che ci sono 366 giorni quest‘anno. È un anno bisestile: divertitevi!

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