My neighbor is from Naples. We bonded over our personal obsession on a Spanish novela and our love for coffee: we’d invite each other for one several times a day. She has one of those fancy coffee machines with dozens of coffee pod varieties and, one day, she had just received some flavored ones. Of course we wanted to try them and we decided to share one coffee to see if we liked it. All normal so far. A tazzina of piping hot cherry flavored espresso sitting on the table, and her son comes into the kitchen: we start chatting, myself and his mom try a sip of the coffee, we both liked it: of course he wanted to try it, too. I was about to pass the cup to him when his mother shouts “no! Don’t! You can’t drink one coffee in three!”
I had never heard anything like that, but explanations came quickly: in Naples, you can’t share a coffee in three, or the youngest will die. Considering her son was the youngest, I did understand the panic.
This little anecdote to make you understand that coffee, in Italy, is not only a matter of taste and tradition, but also a matter of secret “scaramanzia” and quasi-religious rituality. It sounds strange to you? Well, read on to find out why it is not, at least for the people of Italy.
Making coffee is a matter of alchemy
Indeed it is. At least the one you make with our beloved moka. It is a simple process, mind, but in Naples, the undiscussed world capital of coffee, they pay attention to the littlest of details: first of all, choose your water carefully and, god forbids, never use it warm to make it boil quicker, your coffee won’t be nice. Better choosing fresh water, poor of calcium, even if that means picking your bottled water to do it. An old belief says the reason coffee tastes so much better in Naples is the water from the Serino river, brought to the city by an ancient aqueduct. However, Naples hasn’t received that water for decades so the only secret about its coffee lies in, well… the fact Neapolitans make it better.
Anyway, back to the moka and its secrets: always according to Neapolitan tradition, the coffee needs to be put in the filter in a particular way, without pushing it with your spoon. Or if you do it, you should make little holes in it with a match. “The coffee needs to breathe!” they say. And they may have a point, but I’ve always pressed my coffee in the moka, and I’ll keep doing it: you see how we Italians are with coffee? It’s a ritual, not a drink.
And what to do once it’s ready? I have friends stirring it with a spoon while it’s still in the moka, because “the coffee at the bottom is stronger and the one on top is weaker.” I don’t know if it’s true, but let me tell you, they don’t take it well if I don’t do it.
If you think diatribes are over now that your coffee is in the cup, you’d be mistaken. We have a dirty moka to take care of. On this, I agree with Neapolitan coffee alchemic tradition: never wash it with soap, it would ruin the flavor and aroma of your next coffee. Cleaning a moka is a job for water only, believe me.
One last note taken from Naples’ own Bibbia del Caffè: gifting people with coffee, sugar and a well-kept but used, moka is a fantastic way to show them you care. You see, a used moka is ready to use, it’ll make perfect coffee immediately, a new one, on the other hand, needs to be tried and tested for a while. An Irish friend of mine came to visit me a few weeks back and got into the habit of having moka espresso at my house; she loved it so much she decided to buy a moka for herself to bring home, but I had to make things clear about never washing it with soap and making a bunch of throw-away brew before drinking it. She wasn’t too convinced initially, but took the advice on board nevertheless.
Coffee is a matter of magic
Admittedly, this is popular not only in Italy, or at least in certain parts of it, but also in other Mediterranean countries: reading your future on the bottom of your coffee cup. The habit has very ancient origins: it is said the people of Mesopotamia knew about it already, but it became popular in Europe at the apex of Ottoman power in Eastern Europe. Mind, Turkish coffee, made by adding coffee to boiling water into a metal pan, is usually used for this, but we Italians don’t say no to an espresso reading: Drink your coffee, cover the cup with a saucer, turn it upside down. Wait for it to dry and voilà! Your future is ready to be read, at least if you know how to do it, that is.
Neapolitan Rituals
I told you already about the “don’t share an espresso in three” thing, but Naples does have a series of quirks and peculiarities also when it comes to making the coffee. For instance, you can actually get your coffee in different types of cups: your regular porcelain one, a glass one or in a shot glass. In Naples, apparently, it’s also common for the barista to add sugar to your cup before brewing, so make sure you tell them if you take it sugarless, as I do. It is also common to keep coffee cups warm as, apparently, coffee is more aromatic in hot cups.
It’s amazing how much history and passion lies behind a gesture as simple as making a cup of coffee and we Italians are the demonstration of it. But you know what, coffee deserves it: its warm bitterness and luscious body make our days easier to go through, relieve us of stress and support us through endless weeks at work. What would the life of Italy be without coffee?
La mia vicina è di Napoli. Abbiamo legato per via della nostra ossessione personale per una telenovela spagnola e il nostro amore per il caffè: ci inviteremmo l’un l’altra più volte al giorno. Lei ha una di quelle fantastiche macchine da caffè con dozzine di capsule con varietà di caffè e, un giorno, ne aveva appena ricevute alcune aromatizzate. Ovviamente le volevamo provare e abbiamo deciso di condividere un caffè per vedere se ci sarebbe piaciuto. Fin qui tutto normale.
Una tazzina fumante di espresso aromatizzato alla ciliegia era sul tavolo e suo figlio è entrato in cucina: abbiamo cominciato a chiacchierare, io e sua madre abbiamo provato un sorso del caffè, è piaciuto a entrambe: naturalmente voleva provarlo anche lui. Stavo per passargli la tazzina quando sua madre ha gridato: “No! Non farlo! Non puoi bere un caffè in tre!”.
Non avevo mai sentito niente di simile, ma le spiegazioni sono arrivate rapidamente: a Napoli non puoi condividere un caffè in tre, o il più giovane morirà. Considerando che suo figlio era il più giovane, ho capito il panico.
Questo piccolo aneddoto vi fa capire che il caffè, in Italia, non è solo una questione di gusto e di tradizione, ma è anche una questione di “scaramanzia” segreta e di ritualità quasi religiosa. Vi suona strano? Bene, continuate a leggere per scoprire perché non lo è, almeno per gli italiani.
Fare il caffè è una questione di alchimia
Certo che lo è. Almeno quello che fai con la nostra amata moka. È un semplice processo, badate, ma a Napoli, l’indiscussa capitale mondiale del caffè, prestano attenzione al più piccolo dei dettagli: prima di tutto, devi scegliere l’acqua con attenzione e, non sia mai, non devi mai usare acqua calda per farla bollire più rapidamente. Il tuo caffè non sarà buono. Meglio scegliere acqua dolce, povera di calcio, anche se questo significa usare l’acqua in bottiglia per prepararlo. Un vecchio credo dice che il motivo per cui il caffè ha tanto sapore a Napoli è l’acqua del fiume Serino, portata in città da un antico acquedotto. Tuttavia, Napoli non riceve più quell’acqua da decenni, quindi l’unico segreto del suo caffè, beh … sta nel fatto che i napoletani lo fanno più buono.
Comunque, tornando alla moka e ai suoi segreti: sempre secondo la tradizione napoletana, il caffè deve essere messo nel filtro in modo particolare, senza spingerlo con il cucchiaio. Oppure, se lo fai, dovresti fare dei piccoli fori con un fiammifero. “Il caffè ha bisogno di respirare!”, dicono. E possono avere ragione, ma ho sempre premuto il mio caffè nella moka, e continuerò a farlo: vedi come siamo noi italiani con il caffè? È un rituale, non un drink.
E cosa fare una volta pronto? Ho amici che lo agitano con un cucchiaio mentre è ancora nella moka, perché “il caffè in basso è più forte e quello in cima è più leggero”. Non so se è vero, ma lasciatemi dire che per loro non va bene se io non lo faccio.
Se pensate che le diatribe siano finite, ora che il vostro caffè è nella tazzina, vi sbagliate. Abbiamo una moka sporca di cui prenderci cura. Su questo, sono d’accordo con la tradizione alchemica del caffè napoletano: mai lavarla con sapone, sarebbe rovinare il sapore e l’aroma del vostro prossimo caffè. La pulizia di una moka è un lavoro solo per l’acqua, credetemi.
Un’ultima nota presa dalla Bibbia del Caffè di Napoli: ricevere persone con un caffè, zucchero e una moka usata ma ben tenuta è un modo fantastico per mostrare loro che tenete a loro. Vedete, una moka utilizzata è pronta per l’uso, farà un caffè perfetto immediatamente, una nuovo, d’altra parte, ha bisogno di essere provata e testata per un po’. Una mia amica irlandese mi è venuta a trovare qualche settimana fa e ha preso l’abitudine di prendere un espresso moka a casa mia; le è piaciuto così tanto che ha deciso di acquistare una moka per se stessa da portare a casa, ma ho dovuto fare chiarezza sul non lavarla mai con sapone e sul fare un po’ di infuso e gettarlo prima di berlo. Inizialmente non era troppo convinta, ma ha comunque ascoltato il consiglio.
Il caffè è una questione di magia
Certamente, questo è popolare non solo in Italia, o almeno in alcune parti di essa, ma anche in altri Paesi del Mediterraneo: leggere il futuro sul fondo della tazzina di caffè. L’abitudine ha origini molto antiche: si dice che la gente di Mesopotamia lo faceva già, ma divenne popolare in Europa all’apice del potere ottomano in Europa orientale. Badate, il caffè turco, ottenuto aggiungendo caffè all’acqua bollente in un pentolino metallico, viene usato solitamente per questo scopo, ma noi italiani non diciamo no alla lettura di un espresso: bevi il tuo caffè, copri la tazza con un piattino, lo giri sottosopra. Aspetta che asciughi e voilà! Il tuo futuro è pronto per essere letto, almeno se sai come farlo.
Rituali napoletani
Vi ho già parlato del “non condividere un espresso in tre”, ma Napoli ha una serie di stranezze e peculiarità anche quando si tratta di fare il caffè. Ad esempio, è possibile prendere il caffè in diversi tipi di tazze: la regolare tazza di porcellana, una di vetro o un bicchierino. A Napoli, a quanto pare, è anche comune per il barista aggiungere zucchero alla tazzina prima di preparare l’infuso, perciò assicuratevi di avvertirli se lo prendete senza zucchero, come me. È anche comune scaldare le tazzine di caffè perchè, a quanto pare, il caffè è più aromatico nelle tazzine calde.
È incredibile quanta storia e passione ci siano dietro a un gesto semplice come fare una tazza di caffè e noi italiani ne siamo la dimostrazione. Ma sapete una cosa, il caffè se lo merita: il suo caldo essere amaro e il suo corpo sensuale rendono i nostri giorni più facili da percorrere, li alleviano dallo stress e ci sostengono attraverso settimane infinite di lavoro. Che cosa sarebbe la vita dell’Italia senza il caffè?
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