Almeno una volta all’anno, Federico Rampini viene invitato nella Bay Area come ospite speciale in importanti conferenze universitarie, o a presentare i sui libri spesso incentrati su un’attenta analisi della società americana e italiana, come nei due volumi “San Francisco-Milano”.
 
Attualmente capo della redazione di La Repubblica negli Stati Uniti, vive stabilmente a New York, dopo aver raccontato per anni le vicende della Silicon Valley in California, per poi aprire l’ufficio di corrispondenza da Pechino, analizzando la società occidentale “Con gli occhi dell’Oriente”.
Nell’ultima sua visita all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco due anni fa, Rampini aveva conquistato i consensi dei numerosi fans raccontando il suo “Occidente Estremo”, lavoro che ha ispirato anche il suo interessante Blog (http://rampini.blogautore.repubblica.it/).
 
In occasione della “Italy Tech Week”, l’autore e giornalista italiano è tornato per presiedere l’Italian Innovation Day, e presentare al pubblico americano il recente libro “Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale. Falso!”
Nonostante i suoi molti impegni di lavoro, Federico ci ha gentilmente rilasciato un’intervista a margine dell’attesa presentazione, la quale si è rivelata come sempre molto coinvolgente.
 
A distanza di due anni, sei tornato a San Francisco con questa analisi sullo Stato sociale europeo e americano. Come è vista oggi l’Italia dagli Stati Uniti, in un momento così delicato?
Direi che innanzitutto gli Usa fanno fatica a capire la situazione che c’è in Italia attualmente, in quanto il paese è divenuto più indecifrabile dopo le ultime elezioni politiche. Gli americani cercano infatti di capire il fenomeno del partito di Beppe Grillo, dopo aver per anni osservato il fenomeno Berlusconi.
Credo che uno dei compiti più importanti di noi italiani o italo-americani che viviamo qui, sia quello di spiegare loro quello che accade nel nostro paese. È una nostra responsabilità.
Ho seguito di recente l’ultimo appuntamento di Napolitano e Obama alla Casa Bianca, ed è evidente che c’è molta attenzione verso l’Italia.
  L’autore del libro Federico Rampini

  L’autore del libro Federico Rampini

 
Nella presentazione e discussione del libro, hai rivelato che ci sono due motivazioni personali che ti hanno portato a questa analisi. Potresti spiegarcele meglio?
Il libro nasce dalla mia esperienza personale nel seguire la passata campagna elettorale presidenziale negli Stati Uniti. Sono rimasto colpito da quanto spesso si parlasse dell’Europa e dell’Italia, in particolare il candidato repubblicano Romney minacciava che “rieleggendo Obama gli Usa avrebbero fatto la fine della Grecia, o dell’Italia”.
I paesi europei venivano descritti come conservatori, le “entitlement societies”, paesi privi di iniziativa e spirito di riscatto, con una presenza eccessiva dello Stato, tasse molto elevate e troppo “welfare” o sussidi pubblici. C’era anche un’altro tipo di critica però, quella fatta da Obama all’eccessiva austerità europea, critica per altro da me condivisa.
 
Dopo questa caricatura fatta dell’Europa mi sono fatto i conti in tasca, scoprendo che la differenza di pressione fiscale fra la mia esperienza in Italia e Francia da quella americana, non era poi così grande. Inoltre se consideriamo le tasse federali e statali, la mancanza sia di sanità pubblica, che di scuole gratuite e spesso trasporti pubblici, alla fine quello che mi viene offerto in cambio non è poi tanto. Forse l’esercito più forte del mondo.
Quello che è davvero caricaturale è dipingere l’Europa come un sistema completamente inefficiente, senza conoscerlo bene a fondo.
 
Il fenomeno della “fuga dei cervelli” verso la Silicon Valley è ancora molto forte. Qual è la tua opinione in merito, pensi che si possa mai invertire in futuro?
Quando si parla di “fuga dei cervelli” vanno ricordati anche due aspetti positivi. Prima di tutto i tanti italiani ed europei che vengono qui hanno successo, ricevono delle borse di studio e di ricerca, vincono dei premi. Se sono bravi significa che sono molto buone le scuole e università dalle quali provengono.
Inoltre come ha ricordato una delle nostre eccellenze, Federico Faggin, non si tratta di una perdita per il nostro paese perché poi queste persone investono e arricchiscono anche l’Italia stessa. Non bisogna vedere solo la partenza ma anche il ritorno.
 
Il fenomeno è tipico di una potenza imperiale, sin dai tempi dell’impero romano, perché è nei centri di potere che accadono le cose importanti e i talenti vogliono essere al centro dell’attenzione.
C’è infatti da sottolineare la straordinaria qualità delle strutture universitarie americane, e l’ambiente votato al business che è stato costruito intorno a esse. Un esempio davvero difficile da replicare nel nostro paese.
 
Avendo vissuto a lungo sia a San Franciso sia a New York, quali sono le principali differenze culturali tra West Coast ed East Coast?
San Francisco e New York sono due città molto simili tra loro, pur trovandosi nelle due coste opposte del paese, mentre c’è una grande differenza culturale con molti degli stati centrali.
Sono entrambe due città di frontiera, con importanti porti navali, multietniche, con un’apertura tipica delle metropoli marittime, entrambe segnate dalla cultura europea (c’è una impronta italiana fortissima). Inoltre sono entrambe molto colte, con una vita culturale intensa e università molto importanti.
 
Le differenze direi stanno nella cultura del saper vivere, per certi aspetti San Francisco mi ricorda l’Italia, nel senso di sapersi godere la vita forse con un po’ più di saggezza ed equilibrio rispetto ai ritmi stressanti di New York.
San Francisco ha inoltre in comune con l’Italia di essere piccola e di poter andare a piedi, a me infatti piace molto camminare. C’è inoltre una certa abilità umana. Mentre SF è rivolta più verso l’Asia e le tecnologie, NY è più legata alla finanza, ma entrambe sono città trasgressive e tolleranti (la battaglia per i diritti civili e gay è iniziata qui) con una grande attenzione per l’ambiente.
 
In conclusione, quali sono le tue previsioni per la situazione politica italiana e i tuoi progetti futuri?
Previsioni è difficile farne. La sinistra politica italiana è purtroppo segnata da una mancanza di maggioranza di Governo. Credo comunque che verrà consegnato un incarico a Bersani, il quale presenterà un programma con cui ottenere i voti del partito di Grillo, mettendo in questo programma un forte impegno nella lotta alla corruzione, riduzione dei costi della politica e dei parlamentari, legge sul conflitto di interesse e sull’eliggibilità dei condannati. Su questa base bisogna augurarsi che il Movimento 5 Stelle voglia appoggiare queste riforme perché altrimenti l’unica possibilità sarebbe tornare a votare, ma cambiando la legge elettorale.
 
Il mio progetto personale immediato è di andare con il presidente Obama in Israele, in quanto lo seguo sempre nei suoi viaggi all’estero.
Tra i nuovi progetti c’è di portare avanti uno spettacolo teatrale, quando il tempo lo permette, chiamato “Occidente Estremo” ispirato ai miei libri, il cui primo atto è dedicato a San Francisco.
Lo spettacolo ha già debuttato a Bologna e a Firenze, lo porteremo anche a Roma e Milano in una tournée che durerà fino al 2015.
 

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