Fubine is evocative in autumn with the deep reds, yellows and browns of fallen leaves. You hear the crackle underfoot as you walk the countryside around the small town set amid the first gentle hills of the Monferrato region. Vineyards fan out in all directions, interspersed with castles and beautiful rural homes. About 60 kilometers south of Turin and 17 kilometers northwest of Alessandria, Fubine is steeped in legend, fine food and philanthropic ardor.
Tradition says that Michele Balestrero from Fubine was one of 52 men aboard with Christopher Columbus on his flagship Santa Maria. The other two caravels, the Nina and the Pinta, were crewed by 18 men each.
Fubine is a peaceful place, but the impact of man can clearly be seen through an extremely interesting example of vernacular architecture that reflects local traditions. Visitors especially arrive in this picturesque town of late-Roman origin to explore its splendid 56 “infernot,” which together became a UNESCO Heritage site in 2014.
“An infernot is an underground room dug into the Pietra da Cantoni rock (sandstone) to store the best bottles of wine,” says Giorgio Sassone, an experienced guide to the rich history of the Monferrato infernots. Ancient and unique, infernots “have no lighting nor ventilation and can be usually accessed through a cellar,” Giorgio says. “Their constant temperature and humidity create an excellent microclimate for the preservation of wine.”
“Being in our land, a territory of quality vineyards and noble wines, the infernots are closely related to wine culture. They are small architectural jewels, extraordinary works of art with a strong evocative impact. They illustrate the ingeniousness of men who made them,” he says.
“The origin of the name is uncertain, but infernot literally means ‘small hell’ because in Italian inferno translates as hell and the suffix “ot” in our dialect means small,” says Giorgio. The term was probably coined “because an infernot goes down deep underground and the candlelight used created big scary shadows,” he continues. “The word might also derive from the Provençal term ‘enfernet’ which means small narrow prison.”
“The infernots represent a vernacular style that characterizes this territory from a geological point of view,” says Giorgio.
Monferrato wines are spectacular. Aficionados particularly enjoy Fubine’s locally produced Barbera and Grignolino vintages.
Dozens of Fubinesi were among the great mass of Italians who have emigrated to the United States since the 1800s. The Fubinesi were able to keep their affection for their native town alive by establishing the Fubinesi social societies of New York and of Connecticut. In New York, two Fubinesi families flourished in the circumscribed world of haute cuisine and helped create a certain refinement of lifestyle.
Pietro Robotti, a native of Fubine, founded the Fubinese Society of New York in 1919 and in 1929 became the owner of Le Château Richelieu, a continental restaurant on the East Side of Manhattan noted for its high-priced elegance. The restaurant closed in 1983 and Robotti died in 1988.
Fubine Mayor Dina Fiori says that Robotti was a benefactor to his native town. His donations built a school, repaired the church and supported an orphanage.
Another great success story is that of the Maioglio family, who has been running the Barbetta restaurant at 321 W. 46th St. in New York since 1906. None of New York’s dining rooms can quite match the pedigree or longevity of the Barbetta, an iconic restaurant specializing in Piedmont cooking. In the ’70s the Barbetta began to import Grignolino and Barbera from its own vineyards in Fubine. Certainly the oldest restaurant in the theater area, the Barbetta has earned the admiration of film directors such as Woody Allen and politicians such as the Clintons.
A bastion of Italian fine dining in New York historically popular with the show-biz set, the Barbetta is now owned and run by Laura Maioglio. She and her husband Dr. Gunter Blobel, winner of the 1999 Nobel Prize in Medicine, love to spend some time in their beautiful home in Fubine. The couple is active in philanthropic activities.
Mrs. Maioglio’s father Sebastiano introduced delicious treats to America such as bagna cauda and white truffles. Guests were delighted and somewhat baffled by the delicacies.
His Italian clientele included tenor Enrico Caruso and conductor Arturo Toscanini.
I like to also relate the history of Fubine to that of Fiat Automobiles S.p.A., the largest automobile manufacturer in Italy, now a part of Fiat Chrysler Automobiles.
Maybe Fiat would have never existed without the contribution of Count Emanuele Cacherano of Bricherasio, an eccentric womanizer who was born in Turin in 1864 from a noble family that produced high-ranking soldiers and philanthropists. He died in mysterious circumstances at age 35.
He rests in the Neo-gothic family chapel located in the Palazzo Bricherasio in Fubine, his summer residence, a 16th century listed castle.
Giovanni Agnelli, Fiat founder, met Count Emanuele in 1898, while looking for investors for his horseless carriage project. Count Emanuele was a supporter of large-scale, production-line manufacturing and the creative Agnelli sensed the opportunity.
The next year, Fiat was founded at Count Emanuele’s Palazzo Bricherasio in Turin. The nobleman was also co-founder of the now famed Italian Automobile Club.
Fubine è evocativa in autunno con i rossi profondi, i gialli e i marroni delle foglie cadute. Si sente il crepitio sotto i piedi mentre si cammina per le campagne intorno alla cittadina posta in mezzo alle prime dolci colline della regione del Monferrato. I vigneti si aprono a ventaglio in tutte le direzioni, inframezzati da castelli e belle case rurali. A circa 60 chilometri a sud di Torino e a 17 chilometri a nord-ovest di Alessandria, Fubine è immersa nella leggenda, nel buon cibo e nell’entusiasmo filantropico.
La tradizione dice che Michele Balestrero di Fubine era uno dei 52 uomini di Cristoforo Colombo a bordo sulla sua ammiraglia Santa Maria. Le altre due caravelle, la Nina e la Pinta, avevano a bordo 18 uomini ciascuna.
Fubine è un luogo tranquillo ma l’impatto dell’uomo può essere chiaramente visto attraverso un esempio estremamente interessante di architettura vernacolare che riflette le tradizioni locali. I visitatori arrivano in questa pittoresca città di origine tardo-romana soprattutto per esplorare i suoi splendidi 56 “infernon”, che insieme sono diventati patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 2014.
“Un infernot è una sala sotterranea scavata nella roccia Pietra da Cantoni (arenaria) per conservare le migliori bottiglie di vino”, dice Giorgio Sassone, una guida esperta nella ricca storia degli “infernot” di Monferrato. Antichi e unici, gli “infernot” non hanno né illuminazione né ventilazione e generalmente sono accessibili attraverso una cantina”, dice Giorgio. “La loro costante temperatura e umidità creano un eccellente microclima per la conservazione del vino”. “Essendo la nostra terra, un territorio di vigneti di qualità e di nobili vini, gli infernot sono strettamente legati alla cultura del vino. Sono piccoli gioielli architettonici, straordinarie opere d’arte con un forte impulso evocativo. Illustrano l’ingegnosità degli uomini che li hanno fatti”, dice.
“L’origine del nome è incerta, ma infernot letteralmente significa ‘piccolo inferno’ perché in italiano inferno vuol appunto dire inferno e il suffisso ‘ot’ nel nostro dialetto significa piccolo”, dice Giorgio. Il termine è stato probabilmente coniato “perché un infernot scende nella profondità sotterranea e la luce a lume di candela crea grandi ombre spaventose”, continua. “La parola potrebbe derivare anche dal termine provenzale ‘enfernet’, che significa piccola prigione stretta”. “Gli infernot rappresentano uno stile vernacolare che caratterizza questo territorio da un punto di vista geologico”, afferma Giorgio.
I vini del Monferrato sono spettacolari. Gli appassionati apprezzano in particolare le annate di Barbera e Grignolino prodotte localmente a Fubine.
Decine di Fubinesi sono stati nella grande massa degli italiani che sono emigrati negli Stati Uniti fin dal 1800. I Fubinesi sono stati in grado di mantenere vivo l’affetto per la loro cittadina natale istituendo le società sociali Fubinesi di New York e del Connecticut. A New York, due famiglie fubinesi fiorirono nel mondo circoscritto dell’alta cucina e contribuirono a creare una certa raffinatezza dello stile di vita.
Pietro Robotti, originario di Fubine, fondò la Società Fubinese di New York nel 1919 e nel 1929 divenne proprietario di Le Château Richelieu, un ristorante continentale situato sul lato orientale di Manhattan, noto per la sua eleganza raffinata. Il ristorante ha chiuso nel 1983 e Robotti è morto nel 1988. Il sindaco di Fubine Dina Fiori dice che Robotti è stato un benefattore nella sua città natale. Le sue donazioni hanno costruito una scuola, restaurato la chiesa e sostenuto un orfanotrofio.
Un’altra grande storia di successo è quella della famiglia Maioglio, che ha gestito il ristorante Barbetta a partire dal 1901 al 321 W. della 46th St. di New York. Nessuna delle sale da pranzo di New York può competere con il pedigree o la longevità di Barbetta, un iconico ristorante specializzato nella cucina piemontese. Negli anni ’70 Barbetta iniziò ad importare Grignolino e Barbera dai propri vigneti a Fubine. Certamente il più antico ristorante nella zona dei teatri, Barbetta ha guadagnato l’ammirazione di registi come Woody Allen e politici come i Clinton. Un bastione dell’alta cucina italiana a New York storicamente popolare con lo show-biz, Barbetta è ora di proprietà ed è gestito da Laura Maioglio. Lei e suo marito, il dottor Gunter Blobel, vincitore del premio Nobel per la medicina del 1999, amano trascorrere un po’ di tempo nella loro bella casa di Fubine. La coppia è attiva nelle attività filantropiche.
Il padre della signora Maioglio, Sebastiano, ha introdotto piatti deliziosi in America come la bagna cauda e i tartufi bianchi. I clienti furono compiaciuti e un po’ sconcertati dalle prelibatezze. La sua clientela italiana includeva il tenore Enrico Caruso e il direttore d’orchestra Arturo Toscanini.
Mi piace anche collegare la storia di Fubine a quella di Fiat Automobili S.p.A., il più grande produttore di automobili in Italia, ora parte di Fiat Chrysler Automobiles. Forse Fiat non sarebbe mai esistita senza il contributo del conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, eccentrico casanova, nato a Torino nel 1864 da una nobile famiglia che diede filantropi e soldati di alto rango. Morì in circostanze misteriose all’età di 35 anni.
Riposa nella cappella neo-gotica situata nel Palazzo Bricherasio di Fubine, la sua residenza estiva, un castello del XVI secolo. Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat, ha incontrato il conte Emanuele nel 1898, mentre cercava investitori per il suo progetto di carrozze senza cavalli. Il conte Emanuele è stato un sostenitore della manifattura con linee di produzione di vasta scala e il creativo Agnelli fiutò l’opportunità. L’anno successivo Fiat è stata fondata nel Palazzo Bricherasio del Conte Emanuele a Torino. Il nobile era anche co-fondatore dell’oggi famoso Automobil Club d’Italia.
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