Non capita tutti i giorni di poter trascorrere una gradevole “Serata Veneziana” nel cuore di Los Angeles, passeggiando tra eleganti statue da giardino e ascoltando suadenti canti lirici in una gradevole messa in scena della LA Opera con costumi d’epoca. Nell’oasi verde, silenziosa e curatissima della Huntington Library, ad accompagnare questo inedito e curioso percorso all’indietro nel tempo (che ha portato in tavola anche i sapori enogastronomici del Veneto), la lezione sul XVIII secolo tenuta da Flaminia Gennari, Deputy Director for Collections and Curatorial Affairs of Vizcaya Museum and Gardens in Miami.
 
Catherine Hess, Chief Curator of European Art at The Huntington Library, Art Collections and Botanical Gardens, ha spiegato il senso di una mostra insolita: “L’idea è venuta dopo una chiacchierata con Flaminia Gennari, che ha studiato le sculture veneziane da giardino. Abbiamo scoperto che le due collezioni più importanti degli Stati Uniti di queste statue sono una qui alla Huntington e l’altra a Vizcaya. Abbiamo deciso di andare avanti con le ricerche e di organizzare una Serata Veneziana per restituire l’atmosfera del tempo. Si deve tener presente che è importante non solo l’opera, ma anche la storia dell’opera e di chi l’ha acquistata”.
 
Coinvolto nella promozione artistica delle statue veneziane da giardino anche l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Il direttore Alberto Di Mauro: “Quando un anno fa sono venuto per la prima volta qui alla Huntington Library ho parlato con Catherine Hess delle statue veneziane. Abbiamo pensato che fosse interessante far conoscere quest’angolo bellissimo del parco dove le statue sono poste in una situazione scenografica particolare, un vero set teatrale, e far capire come funzionava la committenza artistica e i rapporti tra Italia e Usa. Dalle ricerche e dalla collaborazione è nato un secondo progetto. La storia di queste opere sarà raccolta in un libretto che racconterà tutte le collezioni di opere d’arte italiane presenti qui a Los Angeles. Le statue sono un gioiello da far conoscere”.
 
La prestigiosa collezione d’arte di Arabella e Henry Huntington, che conta peraltro vedute veneziane di Bernardo Bellotto, Francesco Guardi e Canaletto, si arricchì nel 1915 di una fontana veneziana del tardo XVII secolo. Quando terminarono i lavori della villa, Huntington comprò le statue veneziane da un mercante newyorkese e creò un viale per collocare le statue da giardino provenienti dal Veneto e datate XVIII secolo. In occasione della Serata Veneziana, L’Italo-Americano ha intervistato Flaminia Gennari.
 
Qual è la particolarità delle statue?
I giardini dell’aristocrazia veneta avevano grandi cicli di arte statuaria. Alle statue sottendeva sempre un significato simbolico: il tempo, le stagioni, o come nel ‘700 i sensi e dunque la rappresentazione del gusto, dell’udito, dell’olfatto. Esprimevano i vari modi in cui stiamo al mondo o il gusto dell’esotico. Erano lo scenario di tutti i rituali della vita aristocratica che si svolgeva nelle ville che, come sappiamo dalle commedie di Goldoni, erano un momento importantissimo della vita sociale.
 
Arrivando qui negli Usa perdono il paesaggio veneto ma acquistano nuovi significati.
Quando vengono portate negli Stati Uniti diventano solo oggetti di collezione che alludono a un passato leggendario, e diventano degli “eye catcher”: catturano lo sguardo e le attenzioni in giardini che sono invenzioni del Nuovo Mondo. Il loro significato artistico rimane, ma il simbolismo è oscuro se non sei più un signore del ‘700, se quella rappresentata dalle statue non è più la tua cultura quotidiana. Queste statue oggi sono fondali teatrali nei giardini. Stessa funzione ma con significati diversi.
 
La mostra ha il merito di far riscoprire un tesoro del Veneto che forse anche in Italia non è molto conosciuto.
Questa ricerca è stata fatta insieme alla Fondazione Cini di Venezia, Istituto di ricerca e storia dell’arte che da molti anni sta portando avanti studi sulla statuaria dei giardini del Veneto. Con loro abbiamo pubblicato una serie di saggi sulle statue venete arrivate in USA e UK. Quattro anni fa, comunque, in Veneto non si sapeva nulla di queste opere, della loro migrazione, di quel che è successo quando in Veneto si smembrarono molte ville per far spazio al territorio urbano e ai nuovi quartieri. Le statue arrivarono allora sul mercato: erano economiche e furono comprate da collezionisti stranieri, alcuni dei quali vivono in Italia.
 
Curioso ricostruire il tragitto che le ha portate qui. Cosa si può capire?
Ci stiamo rendendo conto che ritracciare la storia delle collezioni è importante, fornisce un contesto alle opere che altrimenti non avrebbero, un contesto di storia sociale che ci racconta cosa desideravano i collezionisti americani da un lato e dall’altro come si muovevano i mercanti d’arte in Italia. È importante che questi studi vengano fatti in maniera più approfondita e sempre più internazionale.

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