Sulmona con un tratto dell'acquedotto medievale (Ph © Christa Eder| Dreamstime.com)

Una delegazione canadese di Hamilton è stata a L’Aquila per osservare i progressi della ricostruzione della città e visitare il Centro Polifunzionale di Camarda e alcuni centri del comune di Fagnano Alto, destinatari di donazioni dopo il terremoto del 2009 dall’Hamilton Organization Philanthropic Enterprises (HOPE). La delegazione era guidata dal Joseph Mancinelli, presidente di HOPE, ente filantropico riconosciuto dallo Stato canadese che ha provveduto a destinare diverse donazioni a Comuni, associazioni, scuole e ospedale San Salvatore, dei centri colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016-2017. All’indomani del terremoto dell’Aquila, per iniziativa di Joseph Mancinelli e Angelo Di Ianni, venne costituito ad Hamilton, città di mezzo milione di abitanti a 70 chilometri da Toronto, un Comitato rappresentativo di numerose associazioni per raccogliere fondi da destinare ad aiuti alle popolazioni colpite dal sisma. Alla presidenza del Comitato fu eletto Angelo Di Ianni, figura di spicco della comunità italiana in Canada e membro del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM), mentre all’HOPE, ente che per donazioni filantropiche rilascia ricevute fiscali da poter scaricare dalle tasse, andò Joseph Mancinelli, anch’egli di origine abruzzese, figlio di Henry, emigrato di Fagnano Alto che è stata personalità significativa nel campo del sindacalismo canadese.

La delegazione composta da Joseph Mancinelli, Riccardo e Cristina Persi, Victoria e Anthony Primerano, Jack Oliveira, Carmine Principato, Marcello Di Giovanni, Luis Camara e Jaime Cortez, si è recata a Camarda in visita al Centro Polifunzionale, per la cui costruzione HOPE contribuì con una donazione unitamente ad altre associazioni abruzzesi nel mondo. La delegazione, poi, è salita alla base della Funivia del Gran Sasso, a Fonte Cerreto, potendo così ammirare la bellezza dell’ambiente circostante e di Corno Grande, la vetta più alta degli Appennini, benché parzialmente coperto dalle nuvole. Come pure ha potuto apprezzare le specialità della cucina e della gastronomia aquilana, preparate da Maria nel suo accogliente ristorante.

Il gruppo canadese ha poi raggiunto Fagnano Alto. Il primo appuntamento presso la Chiesa di San Sebastiano, nella frazione di Corbellino, restaurata dopo il sisma del 2009 anche grazie ad una donazione di 100mila dollari ricevuta da HOPE e da allora diventata un centro culturale importante per la comunità di Fagnano. Quindi si è recata al vecchio Castello di Fagnano, per il quale l’amministrazione civica ha richiesto un investimento di 11 milioni di euro per riportare a splendore l’antico maniero. Dalla cima del colle, una vera terrazza belvedere, una vista mozzafiato sulla valle subequana e i suoi splendidi borghi, nonché sulla catena montuosa del Sirente verde di boschi. Superba la montagna, imbiancata di neve e illuminata di luce al sole del tramonto. Riscendendo a valle, una breve ma significativa sosta nella frazione di Ripa, per ammirare Casa Rosati, residenza gentilizia del seicento. Infine una puntata nella frazione di Campana, per ammirare il Ponte romano sul fiume Aterno, risalente al primo secolo dopo Cristo. Presto verrà restaurato, ci dice il sindaco, grazie ad un finanziamento di un milione di euro già assegnato.

La delegazione si è ritrovata quindi a L’Aquila nei pressi della Fontana Luminosa, ammirandone la scultura di Nicola D’Antino – due donne che tengono alta una conca da cui sgorga l’acqua a cascata – e da lì, seguendo l’esperta guida che illustrava per brevi cenni la singolare storia della città sin dalla fondazione, ha raggiunto il Castello cinquecentesco, possente fortezza fatta edificare agli aquilani, dopo la loro rivolta del 1528, dal viceré aragonese Pedro da Toledo, ad reprimendam audaciam aquilanorum. La splendida struttura militare ha molto incuriosito gli ospiti canadesi, che hanno voluto conoscerne i dettagli costruttivi e cosa il Forte ha ospitato fino al 2009. Attualmente il Castello è in restauro dai danni del terremoto, ma vi torneranno tra qualche anno tutte le sezioni espositive del Museo Nazionale d’Abruzzo e le attività musicali della Società dei Concerti nell’Auditorium sito in un bastione, come pure sarà riaperto il bastione est con l’imponente scheletro dell’Archidiskodon meridionalis vestinus, un mammut di un milione e mezzo di anni rinvenuto nel 1954 in una località a 15 chilometri dall’Aquila.

La visita è quindi continuata tra i cantieri della città in ricostruzione, fino a raggiungere piazza del Teatro e la rinascimentale Basilica di San Bernardino. La guida ha richiamato la storia della predicazione del santo senese e della riforma del francescanesimo, l’Osservanza, da lui operata nella prima metà del Quattrocento. Riforma molto viva in quel tempo a L’Aquila grazie alla presenza di Bernardino da Siena e dei suoi confratelli Giacomo della Marca e Giovanni da Capestrano. All’interno della basilica, che è stata restaurata dai gravi danni del sisma occorsi particolarmente alla cupola e al campanile, gli ospiti canadesi hanno potuto ammirare il sepolcro scultoreo a Maria Pereyra di Silvestro dell’Aquila, a un lato dell’altare maggiore, e sull’altro lato la grande tela della Crocifissione del pittore fiammingo Aert Mytens. Stupore e ammirazione, inoltre, volgendo lo sguardo in alto al prezioso soffitto ligneo a cassettone, realizzato dall’ebanista Ferdinando Mosca di Pescocostanzo e dei dipinti di Girolamo Cenatiempo. Infine l’imponente mausoleo marmoreo dov’è conservato il corpo incorrotto di San Bernardino, compatrono della città, che venne per sua ferma volontà a morire all’Aquila il 20 maggio 1444. Il mausoleo, anch’esso opera di Silvestro dell’Aquila, allievo di Donatello, ha incantato i visitatori canadesi, come pure la pala d’altare in ceramica dai particolari colori bianco e blu dell’insigne autore Andrea della Robbia, databile 1495. E infine la magnificente facciata della basilica, opera di Cola dell’Amatrice, nei suoi tre meravigliosi ordini d’altezza, poggianti colonne doriche, ioniche e corinzie.

Magnifica la fuga dei tetti che, oltre la prospettica scalinata che scende a piazza Bariscianello, da via Fortebraccio risale il colle in una serie suggestiva di “coste” e sdruccioli fino all’antica piazza del mercato, una delle piazze più grandi e suggestive d’Italia, dove confluiscono tredici strade sin dalla fondazione della città. Vi prospettano i palazzi, la Cattedrale di San Massimo e la chiesa barocca di Santa Maria del Suffragio, con la cupola del Valadier, recentemente riaperta al culto dopo gli arditi lavori di ricostruzione e restauro realizzati anche con un contributo della Repubblica di Francia. La visita è continuata in via Sassa, ammirando il restauro della basilica minore di San Giuseppe Artigiano, dove la delegazione ha potuto apprezzare il monumento funebre al condottiero aquilano Pietro Lalle Camponeschi, scultura cinquecentesca opera di Gualtiero d’Alemagna. Poi i lacerti d’affresco di scuola giottesca riemersi nel corso del recente restauro dai danni del sisma e il ciclo di grandi dipinti d’altare realizzato dall’artista contemporaneo pugliese Giovanni Gasparro.

Il gruppo ha poi raggiunto piazza Palazzo, dove è stata illustrata la storia di Palazzo Margherita, sede di rappresentanza del Comune dell’Aquila, attualmente in restauro, dove soggiornò alcuni anni la governatrice Margherita d’Austria, figlia naturale dell’imperatore Carlo V d’Orange. Il palazzo definito delle “cento finestre”, progettato da Pico Fonticulano nel 1575, in un angolo ha la Torre civica, dove nella cappella interna è conservata da oltre sette secoli la Bolla della Perdonanza che papa Celestino V istituì un mese dopo la sua incoronazione, avvenuta davanti la basilica di Collemaggio il 29 agosto 1294. La delegazione ha quindi raggiunto i Quattro Cantoni, dove s’incrociano il cardo e il decumano della città, e il vicino Palazzo Fibbioni, temporaneamente concesso alla Municipalità.

Dopo l’incontro di saluto con la Municipalità aquilana la delegazione ha concluso la missione in bellezza, visitando la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, una delle più splendide architetture romaniche del nostro Paese, con la facciata che incanta nel suo armonico disegno in pietra bianca e rosa, con i suoi preziosi portali e gli splendidi rosoni. Chi scrive ha narrato agli ospiti canadesi la vicenda storica, umana e spirituale di Pietro del Morrone, incoronato papa con il nome Celestino V proprio qui all’Aquila, nel piazzale antistante la basilica. Arrivò in città il 27 luglio 1294 da Sulmona, dopo aver ricevuto notizia della sua elezione al soglio pontificio avvenuta il 5 luglio nel Conclave di Perugia, con un lungo corteo di fedeli che già vedevano in lui la santità, scortato da due re, Carlo II d’Angiò e Carlo Martello. Un mese dopo, l’incoronazione davanti ad una folla immensa, duecentomila secondo le cronache dell’epoca, nel giorno che ricorda la decollazione di San Giovanni Battista. In quel giorno del 29 agosto l’annuncio della concessione della Perdonanza, il primo Giubileo nella storia della cristianità, con la concessione dell’indulgenza plenaria gratuita per chiunque ogni anno fosse entrato in basilica, sinceramente pentito e confessato.

L’ingresso dei canadesi in basilica gli ha procurato un moto di stupore e commozione, per la bellezza e la maestosità del tempio, nelle sue ardite architetture gotiche e nell’incanto dei cangianti disegni del suo pavimento in pietra bianca e rosa. La delegazione si è raccolta intorno al corpo di San Pietro Celestino, custodito nel prezioso mausoleo scolpito da Girolamo da Vicenza, ascoltando dalla guida come quelle spoglie mortali giunsero proditoriamente a L’Aquila, trafugate da alcuni monaci celestini da una chiesa di Ferentino, laddove il papa santo, primo pontefice ad aver rinunciato alla tiara papale tornando ad essere un umile monaco, era stato sepolto dopo la sua morte avvenuta il 19 maggio 1296 nel Castello di Fumone. Infine, ancora una sosta davanti alla Porta Santa della basilica. Quella che ogni anno con una solenne cerimonia viene aperta per un solo giorno, dai Vespri del 28 a quelli del 29 agosto, perché chiunque la oltrepassi possa ottenere l’indulgenza della Perdonanza. Ed è qui che le due giornate aquilane dei canadesi di Hamilton si concludono, con il forte richiamo del messaggio universale di riconciliazione, di perdono e di pace che dall’Aquila Celestino V ha affidato all’umanità.

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