Hône, comune di 1.163 abitanti della Valle d’Aosta.

Si colloca al limite orientale della piana di Arnad, a nord della Dora Baltea. A monte di Hône esiste da tempo immemorabile una strada, molto panoramica, che conduce agli alpeggi. Proprio questa splendida visuale costituiva un punto di importanza militare strategica e per questo motivo si costruirono sulla strada dei Pians tre serie di fortificazioni. Durante il Medioevo, Hône fece parte dei domini della Signoria di Bard, vassalli dei Vallaise e dei Savoia. Nel 1242 il suo territorio fu diviso in due giurisdizioni sottoposte al dominio diretto dei Savoia ed ai signori di Pont-Saint-Martin, originari di Bard.

 Il centro abitato di Hone in Valle d’Aosta

 Il centro abitato di Hone in Valle d’Aosta

Successivamente il duca di Savoia, nel 1592, infeudò la sua parte ai nobili Bruyset e nel 1684 al conte Giovanni Pietro Marelli, sovrintendente generale alle armi e munizioni dello Stato sabaudo. Pochi anni dopo (1689) il conte Marelli fece costruire, di fronte alla Parrocchiale di San Giorgio, un maestoso “château à la moderne” tuttora esistente ma bisognoso di restauri. La presenza di pietre coppellate (pietre scavate utilizzate per riti religiosi e propiziatori) e di balme (rifugi scavati nella roccia), testimoniano che questo luogo era già abitato durante l’Età del bronzo e del ferro.

Al contrario, nessun ritrovamento è riconducibile all’epoca romana. Hone è stato uno dei primi centri della metallurgia in Valle d’Aosta. Negli ultimi tre secoli conobbe accanto alla attività agricola, lo sviluppo legato alla valorizzazione dei suoi piccoli insediamenti metallurgici: fonderie e vecchie fucine dislocate lungo il corso dell’Ayasse e, più tardi, industrie metallurgiche fra cui la ben nota “Fabbrica dei chiodi”, che svolse un ruolo fondamentale durante la Prima Guerra Mondiale per la fabbricazione delle calzature dei soldati,  risalente agli inizi del ‘900 e fondata dall’imprenditore svizzero Giacomo Gossweiler. Oggi operano aziende di piccola e media grandezza, in settori che impiegano tecnologie decisamente avanzate. 

Impruneta, comune toscano di 14.778 abitanti della provincia di Firenze.

 Il centro storico di Impruneta durante una festa medievale

 Il centro storico di Impruneta durante una festa medievale

È celebre per l’industria della terracotta (il cosiddetto cotto di Impruneta), per la tradizionale Fiera di S. Luca, che si svolge ogni anno alla metà di ottobre, e per la Festa dell’Uva, che si svolge l’ultima domenica di settembre tra i 4 rioni in cui è diviso il comune dove sfilano i carri costruiti durante il mese di settembre, con i quali vengono celebrati la vendemmia, l’uva ed il vino. Le sue tradizioni risalgono all’epoca etrusca, successivamente la posizione geografica, le potenzialità del suolo e la relativa vicinanza da Firenze favorirono la nascita di un agglomerato romano.

Il santuario mariano della Pieve di Santa Maria all’Impruneta, consacrata nel 1060 e divenuta celebre per il culto dell’Immagine della Vergine, è sicuramente uno dei fattori che hanno reso noto il comune. Probabilmente in epoca etrusca (VI secolo a.C.) sul luogo era presente un santuario legato ad una divinità salutare. In epoca altomedievale nasce l’attuale basilica, in seguito al ritrovamento della sacra immagine della Madonna oggi conservata nel santuario. L’edificazione del santuario fece anche nascere un gran movimento di pellegrini con conseguente sviluppo di un mercatale. Questo portò allo sviluppo di tutto l’abitato di Impruneta.

A testimonianza di questi eventi sono rimasti i Loggiati del Pellegrino, situati a lato della basilica, e, come evento connotativo tradizionale, la Fiera di San Luca, rimasta per secoli una delle più importanti  fiere di bestiame della Toscana. Notevole anche la piazza Buondelmonti che, con i loggiati della fine del ‘500, ospita le principali feste cittadine. Il turismo svolge una parte importante nell’economia del comune insieme all’antica arte del cotto, facilitata dalla natura estremamente favorevole del terreno e dalla vicinanza di Firenze, dove la terracotta è stata utilizzata nei secoli sia come materiale da costruzione sia co-me componente ornamentale e dei manufatti d’arte. Un atto notarile stipulato all’Impruneta nel 1308, testimonia la presenza di una corporazione di orciolai e mezzinai.

Joppolo, comune calabrese di 2.052 abitanti della provincia di Vibo Valentia.

Secondo alcuni il nome deriva dal greco aigilops (avena selvatica) o da gheopedon (terreno). Secondo altri il nome si riferisce ad un santo chiamato in greco aghios Euplos ed in latino Sanctus Euplus. Un’ipotesi più recente lega la denominazione del paese al nome del capitano angioino Artemidoro Joppolo, capitano di Carlo D’Angiò, che nel 1300 ricevette da re Carlo II alcuni possedimenti a cui diede il proprio nome. Dopo aver fatto parte per un breve periodo del Demanio, passò nel dominio di diversi signori tra cui i Marzano, i Pignatelli, i Gallupi, i Ruffo e infine i Melecrinis di Pizzo Calabro.

Il primo nucleo abitato sembra che venne fondato nell’VIII sec. D.C. da un gruppo di monaci Basiliani, provenienti dalla Sicilia. In un abbraccio naturale di mare e montagna si arroccano numerosi edifici sacri, che si innalzano tra spettacolari giochi di tetti. Meta di pellegrinaggi è il santuario dedicato alla Vergine del Carmelo, alle cui spalle si erge il maestoso monte Poro. La collina è coperta da un’intensa vegetazione che comprende pini, ulivi, mandorli e fichi d’india. Non a caso tra i piatti tipici ci sono le crocette (fichi infornati ripieni di mandorle), la mostarda, la chiappetta di fichi d’India, le frittelle di melanzane. Dal vicino paese di Caroniti lo sguardo può abbracciare stupendi panorami con gran parte dell’Appennino calabrese meridionale, la Sicilia con l’Etna e le Eolie. Caroniti, dopo Napoli, è l’unico paese dell’Italia meridionale dove si festeggia San Gennaro, che pare abbia avuto i natali proprio in questo paese di cui è il santo patrono.

Oggi sulla strada che collega Joppolo a Caroniti una piccola edicola votiva, vicino a cui sarebbe impressa l’orma del Santo. Da visitare a Joppolo la torre Angioina che sorge su un piccolo promontorio quasi a picco sul mare. Una capatina sulla collina di Monte Poro dà la possibilità di visitare il santuario della Madonna del Carmine, meta di molti pellegrini durante i festeggiamenti che si svolgono nei giorni 15 e 16 luglio.


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