When we think of the remnants of the ancient Romans, our minds tend to wander to the Colosseum, the Roman Forum, or the majestic Pantheon, all situated in modern Italy. However, the vestiges of this great civilization are not confined to Italy alone: the Roman Empire, at its zenith, spread far and wide, leaving its indelible mark across Europe, North Africa, and the Middle East. These regions are dotted with historical Roman vestiges, tangible reminders of a time when they were part of the most powerful empire in the world.
One of the most significant symbols of Rome’s expansive rule is Hadrian’s Wall, in the green and fairy-like landscape of Northern England. Built under Emperor Hadrian’s reign in the second century AD, this wall represents the northernmost boundary of the Roman Empire and it marks the furthest point north that our Roman ancestors ventured to.
But the wall is also a fascinating symbol of the ancient engineering prowess of the Roman Empire: built between AD 122 and AD 130 during the reign of Emperor Hadrian, it served as a fortified barrier stretching across Northern England, to protect Roman land from the dangerous incursions of the unconquered inhabitants of Scotland’s highlands.
Its construction was a colossal undertaking, which was primarily carried out by Roman soldiers, with each legion responsible for constructing different sections. It extended approximately 73 miles (118 kilometers) from coast to coast, from the banks of the River Tyne, near the North Sea, to Solway Firth on the Irish Sea, and was approximately 10 feet wide and 15 feet high; it was punctuated by a series of fortresses known as milecastles, placed at intervals of roughly a Roman mile apart (approximately 1,620 yards). Smaller observation towers, or turrets, were positioned between the milecastles, offering a more frequent lookout point along the wall. The Wall’s primary purpose was to assert Roman power, control immigration and, as said, deter raids by small bands of northern tribes. However, it also had significant symbolic value, demonstrating the reach and organization of the Roman Empire.
In addition to the wall itself, the Romans also constructed a complex system of ditches, mounds, and military roads, a complex and reliable infrastructure that allowed for quick communication and efficient troop movements. The vallum, a large earthwork that ran parallel to the wall, further added to the defenses, preventing any potential southern attack against the wall.
But there was more to Hadrian’s Wall than its impressive fortifications and its value as a military structure: along its length were a series of forts that housed auxiliary soldiers, their families, and civilian settlements. These forts, which included Vindolanda and Housesteads, were self-contained communities, complete with barracks, granaries, bathhouses, temples, and marketplaces. This suggests that the wall also played a key role in romanizing the local populace and integrating them into the broader economic and cultural life of the Roman Empire. In this context, we should take a closer look at the Vindolanda settlement and fort, which dates back to AD 85 and is a real archaeological treasure trove. Vindolanda, in fact, provided remarkable insights into the daily life of Roman Britain and helped historian piece together the pieces of an important moment in the historical and cultural development of the island.
This is why Vindolanda’s archaeological importance cannot be overstated. The fort’s anaerobic soil conditions have led to the remarkable preservation of everyday items, offering a unique window into the Roman world: from leather shoes to wooden objects, the items unearthed at Vindolanda provide an unparalleled look into the lives of the people, both military and civilian, who once called this place home.
But the most extraordinary discoveries at Vindolanda are the Vindolanda Tablets. These thin, postcard-sized pieces of wood were used as writing tablets, and thanks to the damp soil, hundreds of them have survived. They provide a wealth of information, including military documents, lists of foodstuffs, personal letters, and more. The tablets have helped historians delve deeper into the human side of the Roman Empire, revealing the hopes, fears, and mundane details of life on the empire’s northern frontier.
Over the centuries, the wall was periodically abandoned and reoccupied by the Romans. It eventually fell into disuse with the end of Roman rule in Britain in the early 5th century. The stones from the wall were later repurposed for local building projects, and much of its original structure was lost.
In the modern era, Hadrian’s Wall has been recognized for its historical and archaeological significance. It was declared a UNESCO World Heritage site in 1987, ensuring its preservation and study for future generations. Today, it is one of the most popular tourist destinations in Britain, offering visitors a unique glimpse into the country’s Roman past.
Hadrian’s Wall serves as a powerful symbol of the Roman Empire’s influence and engineering capabilities. Its remains provide invaluable insights into the Roman occupation of Britain, from their military tactics to their societal organization. But the wall is also a mirror to the dynamic nature of history, a reality where empires rise and fall, cultural boundaries change, but the enduring power of human ingenuity endures.
Quando pensiamo ai resti degli antichi Romani, le nostre menti tendono a vagare per il Colosseo, il Foro Romano o il maestoso Pantheon, tutti situati nell’Italia moderna. Tuttavia, le vestigia di questa grande civiltà non si limitano alla sola Italia: l’Impero Romano, al suo apice, si diffuse in lungo e in largo, lasciando il suo segno indelebile in Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Queste regioni sono costellate di vestigia storiche romane, ricordi tangibili di un tempo in cui facevano parte dell’impero più potente del mondo.
Uno dei simboli più significativi del dominio espansivo di Roma è il Vallo di Adriano, nel paesaggio verde e fiabesco dell’Inghilterra settentrionale. Costruito sotto il regno dell’imperatore Adriano nel II secolo d.C., queste mura rappresentano il confine più settentrionale dell’Impero Romano e segnano il punto più a nord in cui si avventurarono i nostri antenati Romani.
Ma le mura sono anche un affascinante simbolo dell’antica abilità ingegneristica dell’Impero Romano: costruite tra il 122 e il 130 d.C. durante il regno dell’imperatore Adriano, fungevano da barriera fortificata che si estendeva attraverso l’Inghilterra settentrionale, per proteggere dalle incursioni degli abitanti invitti degli altopiani scozzesi.
La costruzione fu un’impresa colossale, svolta principalmente dai soldati romani, con ogni legione responsabile della costruzione di diverse sezioni. Il vallo si estendeva per circa 73 miglia (118 chilometri) da costa a costa, dalle rive del fiume Tyne, vicino al Mare del Nord, al Solway Firth sul Mare d’Irlanda, ed era largo circa 10 piedi e alto 15 piedi; era punteggiato da una serie di fortezze note come milecastles, poste a intervalli di circa un miglio romano l’una dall’altra (circa 1.620 iarde). Torri di osservazione più piccole, o torrette, erano posizionate tra i milecastles, offrendo un punto di osservazione più frequente lungo le mura. Lo scopo principale era affermare il potere romano, controllare l’immigrazione e, come detto, scoraggiare le incursioni delle piccole bande delle tribù del nord. Tuttavia, aveva anche un valore simbolico significativo, dimostrando la portata e l’organizzazione dell’Impero Romano.
Oltre alle mura, i Romani costruirono anche un complesso sistema di fossati, tumuli e strade militari, un’infrastruttura complessa e affidabile che consentiva comunicazioni rapide e movimenti efficienti delle truppe. Il vallum, un grande terrapieno che correva parallelo al muro, si aggiunse ulteriormente alle difese, prevenendo qualsiasi potenziale attacco meridionale contro il muro.
Ma c’era di più nel Vallo di Adriano oltre alle sue imponenti fortificazioni e al suo valore come struttura militare: lungo la sua lunghezza c’erano una serie di forti che ospitavano soldati ausiliari, le loro famiglie e insediamenti civili. Questi forti, che includevano Vindolanda e Housesteads, erano comunità autonome, complete di caserme, granai, stabilimenti balneari, templi e mercati. Ciò suggerisce che le mura hanno anche svolto un ruolo chiave nella romanizzazione della popolazione locale e nell’integrazione nella più ampia vita economica e culturale dell’Impero Romano. In questo contesto, dovremmo dare uno sguardo più da vicino all’insediamento e al forte di Vindolanda, che risale all’85 d.C. ed è un vero e proprio tesoro archeologico. Vindolanda, infatti, ha fornito notevoli spunti sulla vita quotidiana della Britannia romana e ha aiutato gli storici a ricostruire i pezzi di un momento importante nello sviluppo storico e culturale dell’isola.
Ecco perché l’importanza archeologica di Vindolanda non può essere sottovalutata. Le condizioni anaerobiche del suolo del forte hanno portato alla notevole conservazione di oggetti di uso quotidiano, offrendo una finestra unica sul mondo romano: dalle scarpe in pelle agli oggetti in legno, gli oggetti rinvenuti a Vindolanda forniscono uno sguardo impareggiabile sulla vita delle persone, sia militare che civile, che una volta chiamava questo posto casa.
Tra le scoperte più straordinarie a Vindolanda ci sono le Tavolette di Vindolanda. Questi sottili pezzi di legno delle dimensioni di una cartolina venivano usati come tavolette per scrivere e, grazie al terreno umido, ne sono sopravvissute a centinaia. Forniscono una grande quantità di informazioni, inclusi documenti militari, elenchi di prodotti alimentari, lettere personali e altro ancora. Le tavolette hanno aiutato gli storici ad approfondire il lato umano dell’Impero Romano, rivelando le speranze, le paure e i dettagli banali della vita lungo la frontiera settentrionale dell’impero.
Nel corso dei secoli la cinta muraria fu periodicamente abbandonata e rioccupata dai Romani. Alla fine cadde in disuso con la fine del dominio romano in Gran Bretagna all’inizio del V secolo. Le pietre delle mura furono successivamente riutilizzate per progetti edilizi locali e gran parte della struttura originale andò perduta.
Nell’era moderna, il Vallo di Adriano è stato riconosciuto per il suo significato storico e archeologico. È stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1987, garantendone la conservazione e lo studio per le generazioni future. Oggi è una delle destinazioni turistiche più popolari della Gran Bretagna, che offre ai visitatori uno scorcio unico sul passato romano del paese.
Il Vallo di Adriano funge da potente simbolo dell’influenza e delle capacità ingegneristiche dell’Impero Romano. I resti forniscono preziose informazioni sull’occupazione romana della Gran Bretagna, dalle tattiche militari all’organizzazione sociale. Ma le mura sono anche uno specchio della natura dinamica della storia, una realtà in cui gli imperi sorgono e cadono, i confini culturali cambiano, ma il potere duraturo dell’ingegno umano resiste.
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