Fino al 24 luglio Palazzo Strozzi ospita la mostra “Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim”, che porta a Firenze oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del Novecento, in un percorso che ricostruisce rapporti e relazioni tra le due sponde dell’Oceano, nel segno delle figure dei collezionisti americani Peggy e Solomon Guggenheim. 
 
Curata da Luca Massimo Barbero, la mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York e permette un eccezionale confronto tra opere fondamentali di maestri europei dell’arte moderna come Vasily Kandinsky, Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray e dei cosiddetti informali europei come Alberto Burri, Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, insieme a grandi dipinti e sculture di alcune delle maggiori personalità dell’arte americana degli anni Cinquanta e Sessanta come Jackson Pollock, Marc Rothko, Wilhelm de Kooning, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Cy Twombly. 
 
La mostra racconta a ritmo serrato la nascita delle neoavanguardie del secondo dopoguerra in un fitto e costante dialogo tra artisti europei e americani. 
Celebra inoltre un legame speciale che riporta indietro nel tempo. È a Palazzo Strozzi che nel febbraio 1949 Peggy Guggenheim, da pochissimo giunta in Europa, decide di mostrare la collezione che poi troverà a Venezia la definitiva collocazione. Ben ventisei delle opere che figuravano nella rassegna sono presenti in mostra. Immagini inedite dell’Archivio Foto Locchi scattate allora restituiscono l’atmosfera della serata.
 
I grandi dipinti, le sculture, le incisioni e le fotografie esposte, in prestito dalle collezioni Guggenheim di New York e Venezia e da altri prestigiosi musei internazionali, offrono uno spaccato di quella straordinaria stagione dell’arte del Novecento di cui Peggy e Solomon Guggenheim sono stati attori decisivi. 
 
Attraverso dipinti, sculture, incisioni e fotografie provenienti dalle collezioni Guggenheim di New York e Venezia, nonché da alcuni musei e collezioni private, la rassegna costituisce un’occasione unica per ammirare e confrontare insieme massimi capolavori di movimenti artistici che hanno definito il concetto di arte moderna, dal Surrealismo all’Action Painting fino all’Informale e alla Pop art. 
 
Tra le opere esposte ci sono la monumentale tela di Kandinsky Curva dominante (1936), che Peggy vendette durante la guerra (una delle “sette tragedie della sua vita di collezionista”); Il bacio (1927) di Max Ernst, manifesto dell’arte surrealista e immagine copertina della mostra alla Strozzina nel 1949; lo Studio per scimpanzé (1957) di Francis Bacon, opera raramente esposta fuori da Venezia e che Peggy Guggenheim teneva appesa nella propria camera da letto; grandi capolavori dell’Espressionismo astratto americano come Risplendente (1958) di Sam Francis e della pittura Color-Field e Post Painterly Abstraction come Miscuglio di grigio (1968-1969) di Frank Stella; la grandiosa opera Preparativi (1968) di Roy Lichtenstein, in cui l’artista pop, attraverso il tipico stile che rimanda al fumetto, propone una denuncia della guerra in Vietnam.
 
La mostra è suddivisa in nove sale. La prima presenta i due grandi collezionisti della famiglia Guggenheim: da un lato Peggy e la sua galleria-museo Art of This Century, dall’altro Solomon con il Museo Guggenheim di New York.
 
La seconda sala approfondisce l’esperienza collezionistica di Peggy e la sua passione per il Surrealismo, la terza è dedicata a Pollock e alla sua avventura artistica, mentre le sale 4 e 5 sono dedicate all’Espressionismo astratto di de Kooning e alle esperienze artistiche che in quegli stessi anni maturano in Europa. Una saletta attigua accoglie oggetti amati da Peggy, tra cui quattro sculture realizzate da Laurence Vail, primo marito della mecenate e le “scatole” di Cornell, ricostruendo una magica Wunderkammer.
 
La sala 6 è dedicata alla pittura Color-Field e alla Post Painterly Abstraction e ai mobiles di Calder, in parte appesi al soffitto in parte montati a terra. La sala 7 è dedicata interamente a Rothko, di cui Peggy riconobbe  le potenzialità, mentre conclude la mostra l’ambiente riservato alle ricerche artistiche degli anni ’60 in Europa e negli Stati Uniti: Preparativi, del 1968, un’opera di grandi dimensioni di Roy Lichtenstein, chiude idealmente il cerchio dell’avventura collezionistica della famiglia Guggenheim.
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