Lo ha chiamato “Mondo Piccolo”, ma questo “Mondo Piccolo” lo ha reso famoso in tutte le Nazioni: Giovannino Guareschi viene ormai letto ovunque, dagli Stati Uniti d’America alla Russia, dall’Islanda al Sudafrica, dall’Australia al Canada. C’è anche un’edizione dei suoi libri in braille per i non vedenti. 
 
Di recente, persino il Vicepresidente della Commissione Europea, Olli Rehn, ha fatto visita prima alla casa natale dello scrittore, a Fontanelle, poi presso l’abitazione di Roncole Verdi, dove sono conservati gli archivi con tutte le pubblicazioni ed i libri, che lo stesso Rehn ha ricordato di aver letto in gioventù, ovviamente tutti quelli tradotti in finlandese. 
 
Parlare di don Camillo e Peppone è, insomma, una specie di passepartout, più noto dell’esperanto, più conosciuto ormai anche del latino. Brescello e la Bassa han lasciato la loro gente, le loro case, i loro campi, per divenire un po’ la Patria di tutti ed in cui tutti – chi nell’uno, chi nell’altro – si riconoscono.
 
Ma che cos’era, che cos’è realmente questo “Mondo Piccolo”, di cui Guareschi tanto ha scritto? Siamo in grado di lasciare che sia lui stesso a spiegarlo in questo eccezionale documento, assolutamente inedito, che avrebbe dovuto esser pubblicato nel 1966 sul frontespizio del volume “Tutto don Camillo”. Ma il progetto non riuscì ad andare in porto e la morte del celebre scrittore, giornalista, caricaturista lo ha fatto accantonare definitivamente: solo 32 anni dopo, i figli riuscirono a dare alle stampe l’opera postuma. Ma questo testo, che ora vi proponiamo, mancava e, pur essendo stato citato in diversi saggi, non è mai stato pubblicato integralmente in nessuna delle sue opere.
 
Eccovi, dunque, la spiegazione di cosa sia “Mondo Piccolo” direttamente dalla penna di Giovannino Guareschi: “Questa favola vera vuol essere un po’ la storia degli ultimi vent’anni di vita politica italiana”. La storia del Paese riflessa nella cronaca del paesello.
 
Gli avvenimenti più clamorosi del mondo grande che trovano puntuale rispondenza nelle vicende paesane del mondo piccolo di don Camillo. È la versione, in tono sorridente, di fatti che, rivissuti da uomini non ancora sordi alla voce della coscienza, si spogliano della loro tracotante drammaticità e rinverdiscono la speranza in un mondo migliore. 
 
Una speranza ancora viva. E fondata sulla profonda umanità, infusa in tutti i personaggi di questo “Mondo Piccolo”. Un’umanità, di cui la società di oggi ha estremo bisogno, perché fatta di Valori da riscoprire ed Ideali per cui vivere… Ne sono convinti i figli di Giovannino Guareschi, Alberto e Carlotta, che da sempre ne conservano e ne tengono viva la memoria: “Bisognerebbe fare quello che nostro padre invitava a fare con i suoi personaggi, don Camillo e Peppone –ci dice Alberto- cercare assolutamente un punto di incontro sul piano umano per il bene del prossimo. Questo, direi, è l’essenziale”.
 

Da sinistra, Alberto e Carlotta Guareschi con Olli Rehn

Carlotta Guareschi ricorda quale sia stato l’insegnamento più grande lasciato da loro padre: “Nostro padre ci ha insegnato la libertà e l’onestà intellettuale –ricorda- Bisogna agire secondo il proprio pensiero e la propria coscienza, senza delegare ad altri le scelte importanti”. Oggi è “merce” rara, questa… “No, no, non credo – puntualizza Carlotta- Anzi soprattutto i giovani non si lasciano più guidare tanto facilmente. Guardo con ottimismo ai giovani: soprattutto qui al Club, vengono tanti ragazzi a preparare le loro tesi di laurea e sono tutti per bene, eccezionali, seri, una bella gioventù, insomma… C’è anche quella, eh!”. 
 
Il Club è il “Club dei Ventitré”, che dall’aprile 1987, i fratelli Guareschi hanno costituito. Prende il nome dai “ventitre lettori”, che loro padre sosteneva di avere. In realtà, furono già all’epoca ed a maggior ragione nel tempo molti, molti di più. Il Club conserva l’intero archivio di Giovannino Guareschi: comprende oltre 200 mila documenti, anche “di notevole interesse storico”, come ha evidenziato la Sovrintendenza Archivistica per l’Emilia-Romagna del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.
 
L’opera di Giovannino Guareschi è stata sempre più valorizzata, in un crescendo, all’estero prima ancora che in Italia, dove si può dire sia stato “riscoperto” più tardi, proprio grazie anche alla costanza ed all’impegno profuso dai figli, Alberto e Carlotta: “Diciamo che noi facciamo un pochettino da cassa di risonanza -ci spiega Alberto con lo spiccato e genuino accento di quella Bassa, descritta infinite volte con tratti davvero lirici negli scritti di Giovannino Guareschi – Il merito principale è di mio padre ed in seconda battuta, ma neanche tanto, dei suoi lettori, che non lo hanno mai abbandonato, han passato i suoi libri ai figli, i quali a loro volta li hanno trasmessi ai loro figli. I libri di nostro padre sono libri «di consegna» e grazie a questo la sua memoria non è scomparsa, anzi in questo momento è più forte che mai”. 
 
L’ultimo anniversario della nascita di Giovannino Guareschi, avvenuta il 1 maggio 1908, è stato festeggiato anche con l’uscita del quarto volume ormai della fortunata serie “Don Camillo a fumetti”, dal titolo “Sciopero generale”. “Non mi sarei mai aspettata di vedere don Camillo a fumetti – ci dice Carlotta Guareschi – I ragazzi che la realizzano sono giovani, molto preparati, molto seri e molto scrupolosi. Il loro lavoro è importante, perché illustrano moltissimi di quei racconti che non sono mai stati raccolti in volumi o sfruttati per le versioni cinematografiche. L’idea geniale che hanno avuto è stata quella di rappresentare Peppone e don Camillo con la faccia di nostro padre, rispettivamente con i baffi e senza. In effetti, nostro padre diceva sempre che ‘il suo cuore era metà don Camillo e metà Peppone’”.
 
Ma se gli autori sono giovani, come hanno fatto a rappresentare una realtà così diversa ed a loro sconosciuta come l’Italia del dopoguerra? “Gli autori delle vignette sono sempre in contatto via mail con mio fratello – spiega Carlotta – per consultarsi su come rendere al meglio certe scene: vogliono sapere come fossero le lucerne, come fossero le case di campagna e questo permette loro di essere poi molto, molto efficaci nelle descrizioni”. “L’unico nostro vantaggio nell’esser vecchi – aggiunge Alberto – è il fatto di conoscere e di aver vissuto tutte queste cose e di poter quindi dar loro tutta la documentazione necessaria”.
 
Ma quale aspetto della versatile personalità di Giovannino Guareschi emerge soprattutto dai fumetti? “Questi giovani autori sono stati molto fedeli nei dialoghi, non li hanno assolutamente tagliati – prosegue il figlio, Alberto, precisando come in certi casi ciò sia essenziale, come “nel dialogo tra don Camillo e il Cristo”.
 
Per cui in queste vignette “è stata rispettata al massimo la volontà dell’autore”, c’è insomma tutto il suo spirito ed il suo genio creativo. Ancor più che nei film. Un genio creativo, che non cessa mai di far sorridere ed allo stesso tempo pensare intere generazioni in tutto il mondo. Buona lettura, dunque!

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