Calabria is known for the beauty of its wilderness and its marvelous beaches, as well as, of course, its delicious food. Just like every other region in Italy, Calabria also has a very lively linguistic panorama, with varieties of its dialect spoken across the region. What many may not know is that our punta dello Stivale, the tip of the Italian boot, is also home to a small community speaking … Greek.
According to the linguistics website www.patrimonilinguistici.it, the Greek dialect of Calabria belongs to a variety of the Greek language known by Hellenic experts as the Southern Italian dialect. Part of it are also the Greek dialect spoken in Salento, called griko, and the Greek dialects of Sicily.
The part of Calabria where Greek dialects are spoken is called Calabria Grecanica and it is fully located in the Reggio Calabria province; among the villages included are Bova, Bova Marina, San Lorenzo, Palizzi, Montebello Ionico, Brancaleone, Melito di Porto Salvo, Bagaladi, Roghudi, Condofuri, Samo, Staiti, Motta San Giovanni and Reggio Calabria itself. Despite the fact Grecanico is protected by law in Italy as a minoritarian language, there are only about 500 speakers left, distributed between Bova, Roghudi and Gallicianò.
But when and why did Calabrians begin speaking Greek? There are two dominating theories: the first leads us all the way back to the times of Magna Graecia when the South of Italy was a Greek colony. It was German glottologist Gerhard Rohlfs to endorse it, pointing out that the Grecanico dialect showed remarkable lexical, grammatical and syntactical similarities with ancient Greek. The second theory, supported by Italian linguist Giuseppe Morosi, suggested a different hypothesis, according to which Greek found its space in Calabria during the Byzantine period when the region was part of the homonymous empire. Morosi explained that, especially between the 9th and the 11th century, the area had witnessed a heavy influx of Greek-speaking migrants, who caused the diffusion of the language.
Both theories, in any case, underline the ancient and vital connection between Calabria and Greek-speaking communities, as well as the strength of an idiom that managed to survive the linguistic Latinization of the area throughout the centuries. Greek was, once upon a time, a well-established and widely spoken language in Calabria, yet things were to change dramatically when Byzantine rule in Southern Italy came to an end at the hand of the Normans in the 11th century, first with the fall of Reggio Calabria between 1059 and 1060, then with that of Bari, in 1071. The power of Roman Catholicism, which was brought back to the formerly Byzantine regions by the Normans themselves, meant that also worship was to take place in Latin and no longer in Greek, as it had been under the rule of Byzantium and its Patriarch. Slowly, but progressively, all Greek-speaking dioceses in Calabria switched to Latin. This included also a large number of monasteries that had become true cultural centers. By the 16th century, Greek was only spoken by a small minority, and it was widely associated with the most deprived social classes. Interestingly, the Grecanico dialect uses the Latin, not the Greek alphabet in its written form, a characteristic that shows the ultimate connection and mixing of the two linguistic systems in the area.
Grecanico’s constant loss of speakers continued through the centuries, all the way to the years of the Ventennio when all linguistic minorities were opposed as a dangerous sign of “non-Italianess.” In the 1930s, at the very apogee of Fascist power in the peninsula, the expression “you are a Greek” or “you remind me of a Greek” were used in a denigratory manner in Calabria to indicate a person of low social extraction and lack of formal education.
Grecanico and the Greek linguistic connection in Calabria were rediscovered by the already-mentioned German philologist Gerhard Rohlfs. Despite the academic interest, that lasts still today, the Greek of Calabria is, sadly, one of the languages in UNESCO’s Red Book, where all idioms at risk of extinction are collected; it is also considered an endangered language by the European Union.
La Calabria è conosciuta per la bellezza della sua natura selvaggia e delle sue meravigliose spiagge, oltre che, naturalmente, per il suo cibo delizioso. Come ogni altra regione d’Italia, anche la Calabria ha un panorama linguistico molto vivace, con varietà del suo dialetto parlate in tutta la regione. Quello che forse molti non sanno è che la nostra punta dello Stivale ospita anche una piccola comunità che parla… greco.
Secondo il sito di linguistica www.patrimonilinguistici.it, il dialetto greco di Calabria appartiene a una varietà della lingua greca conosciuta dagli esperti di ellenistica come dialetto italiano meridionale. Ne fanno parte anche il dialetto greco parlato nel Salento, chiamato griko, e i dialetti greci della Sicilia.
La parte della Calabria in cui si parla il dialetto greco è chiamata Calabria Grecanica e si trova interamente nella provincia di Reggio Calabria; tra i paesi compresi ci sono Bova, Bova Marina, San Lorenzo, Palizzi, Montebello Ionico, Brancaleone, Melito di Porto Salvo, Bagaladi, Roghudi, Condofuri, Samo, Staiti, Motta San Giovanni e la stessa Reggio Calabria. Nonostante il Grecanico sia tutelato dalla legge in Italia come lingua minoritaria, ne rimangono solo circa 500 parlanti, distribuiti tra Bova, Roghudi e Gallicianò.
Ma quando e perché i calabresi hanno iniziato a parlare il greco? Due sono le teorie dominanti: la prima ci riporta ai tempi della Magna Grecia, quando il Sud Italia era una colonia greca. È stato il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs a sostenerla, sottolineando che il dialetto Grecanico presentava notevoli somiglianze lessicali, grammaticali e sintattiche con il greco antico. La seconda teoria, sostenuta dal linguista italiano Giuseppe Morosi, proponeva un’ipotesi diversa, secondo cui il greco trovò spazio in Calabria durante il periodo bizantino, quando la regione faceva parte dell’omonimo impero. Morosi ha spiegato che, soprattutto tra il IX e l’XI secolo, l’area ha visto un forte afflusso di migranti di lingua greca, che hanno causato la diffusione della lingua.
Entrambe le teorie, in ogni caso, sottolineano l’antico e vitale legame tra la Calabria e le comunità di lingua greca, nonché la forza di un idioma che è riuscito a sopravvivere alla latinizzazione linguistica dell’area nel corso dei secoli. Il greco era un tempo una lingua consolidata e ampiamente parlata in Calabria, ma le cose sarebbero cambiate radicalmente con la fine del dominio bizantino nel Sud Italia per mano dei Normanni nell’XI secolo, prima con la caduta di Reggio Calabria tra il 1059 e il 1060, poi con quella di Bari, nel 1071. Il potere del cattolicesimo romano, riportato nelle regioni un tempo bizantine dagli stessi Normanni, fece sì che anche il culto si svolgesse in latino e non più in greco, come era stato sotto il dominio di Bisanzio e del suo Patriarca. Lentamente, ma progressivamente, tutte le diocesi di lingua greca in Calabria passarono al latino. Questo includeva anche un gran numero di monasteri che erano diventati veri e propri centri culturali.
Nel XVI secolo il greco era parlato solo da una piccola minoranza ed era ampiamente associato alle classi sociali più disagiate. È interessante notare che il dialetto Grecanico utilizza per la scrittura l’alfabeto latino e non quello greco, una caratteristica che dimostra la definitiva connessione e commistione dei due sistemi linguistici nella zona.
La costante perdita di parlanti del Grecanico è continuata nei secoli, fino agli anni del Ventennio, quando tutte le minoranze linguistiche erano osteggiate come pericoloso segno di “non italianità”. Negli anni Trenta, all’apogeo del potere fascista nella penisola, le espressioni “sei un greco” o “mi ricordi un greco” erano usate in modo denigratorio in Calabria per indicare una persona di bassa estrazione sociale e priva di istruzione formale.
Il Grecanico e il legame linguistico con il greco in Calabria sono stati riscoperti dal già citato filologo tedesco Gerhard Rohlfs. Nonostante l’interesse accademico, che dura ancora oggi, il greco di Calabria è, purtroppo, una delle lingue del Libro Rosso dell’UNESCO, dove sono raccolti tutti gli idiomi a rischio di estinzione; è considerata una lingua in pericolo anche dall’Unione Europea.
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