Not many are familiar with the name “Greccio,” and perhaps not even with the place. This pretty hamlet of 1,500 is located on the Apennines, in the Rieti province of Lazio, and is one of the Borghi più Belli d’Italia. But if you are devout to, or interested in the historical figure of Saint Francis of Assisi you know Greccio is important for the cult of Saint Francis and it is also the place where he created the first everpresepe.
If we say presepe today, our mind travels immediately to the colorful streets of Naples, and to San Gregorio Armeno, the heart of presepe-making craftsmanship. But this beautiful Italian tradition goes well beyond art, heritage and folklore, it is imbued with spirituality and faith. At the heart and origin of it, one man, Francis of Assisi, and one small village, Greccio.
Saint Francis visited Greccio for the first time in 1209: those were difficult times for its people because crops had been failing to provide sufficient food for the community. Francesco, who kept visiting for years, liked Greccio because it reminded him, he said, of Bethlehem. And so he stayed, living in a small hut on Mount Lacerone, bringing comfort and prayers to its people, who often asked him to settle there.
The connection between Greccio and Francesco was strong, and so was his desire to recreate in Italy the emotions and deeply spiritual experience he had enjoyed when, in 1219, he had visited the Holy Land. Francesco had traveled all the way to Palestine to bring a word of peace to a land torn, in those years, by the violence of the Fifth Crusade. Once he was back in Italy, he found that Greccio and its surroundings reminded him a lot of the beauty and simplicity of Bethlehem and Palestine.
To say it with his first hagiographer, Tommaso da Celano – whose work was approved by Pope Gregory IX in 1229, only one year after Francesco had been canonized and three after his death – the saint wanted to fare memoria del Bambino che è nato a Betlemme, to remember the Child born in Bethlehem, with something special. Here I follow, to tell you all the story of the first presepe, the beautiful narration made by Sara Alessandrini in her own travel blog (https://www.saralessandrini.it), where you can also find an interesting iconographic commentary of the artistic depiction of Saint Francis’ first presepe found in the Chapel of the First Live Nativity, in Greccio.
The tale of the presepe di Greccio comes at the end of the first section of Tommaso da Celano’s Vita Sancti Francisci, which highlights the importance of the event in the life of the saint. We are in the winter of 1223, and Francesco was in Greccio, where he had met, some times earlier, a local nobleman, Giovanni Velita, known for his good nature and good heart. Francesco and Giovanni became friends.
A couple of weeks before Christmas, Francesco had an idea, but he soon realized he needed Giovanni’s help to make it a reality, so he told him: “If you want we celebrate the Feast of the Lord in Greccio, swift and diligently gather what I ask you for. I would like to remember the Child born in Bethlehem, showing somehow the hardships and poverty in which He was born, and the lack of all those things a newborn needs. I want to show how He was placed on hay in a manger, between an ox and a donkey.” And so, Giovanni found a grotto, had a manger built in it and filled it with hay. Then, he had an ox and a donkey brought to the place in time for Christmas Eve mass. During the eucharist, Tommaso da Celano says, a child appeared in the manger, and Saint Francis held it gently in his arms.
It was the first living representation of the nativity, the first presepe.
To this first miracle, many more followed thanks to the hay that, during that special night, had filled the manger: it cured animals of illnesses and it helped women deliver their babies in safety and without risks. Many people who came to the grotto with ailments and diseases, were miraculously healed, too.
But to be truthful to history, we should say that, perhaps, Francesco had also a more “political” aim in mind, when he decided to create a living nativity in Greccio: in those years the Pope, Honorius III, lived in Rieti, not far from Greccio itself. By creating a spiritually charged representation of Christ’s birth there, just a stone’s throw from his holiness, Francesco wanted to demonstrate that there was no need to keep on fighting for Jerusalem because the sacrality of Christ’s life could be celebrated and understood everywhere.
Today, in the very place where that first nativity was recreated, stands the Hermitage of Greccio Sanctuary, one of the four shrines Francesco created in the Sacred Valley (the others are the Sanctuary of the Forest, the Sanctuary of Fonte Colombo and the Convent of Poggio Bustone): here is the Chapel of the First Live Nativity. Since 1972, Greccio has been recreating Saint Francis’ live nativity for all faithful to see, usually in the part of the village near the castle. This holiday season, the Presepe Vivente di Greccio can be seen until the 8th of January.
Non molti conoscono il nome “Greccio” e forse nemmeno il luogo. Questo grazioso borgo di 1.500 abitanti si trova sull’Appennino laziale, in provincia di Rieti, ed è uno dei Borghi più Belli d’Italia. Ma se siete devoti o interessati alla figura storica di San Francesco d’Assisi, saprete che Greccio è importante per il culto di San Francesco ed è anche il luogo dove egli creò il primo presepe della storia.
Se oggi diciamo presepe, la nostra mente viaggia immediatamente alle colorate strade di Napoli e a San Gregorio Armeno, il cuore dell’artigianato del presepe. Ma questa bellissima tradizione italiana va ben oltre l’arte, il patrimonio e il folklore, è intrisa di spiritualità e fede. Al centro e all’origine di essa ci sono un uomo, Francesco d’Assisi, e un piccolo villaggio, Greccio.
San Francesco visitò Greccio per la prima volta nel 1209: erano tempi difficili per la sua gente, perché i raccolti non riuscivano a fornire cibo sufficiente alla comunità. A Francesco, che continuò a visitarla per anni, piaceva Greccio perché gli ricordava, diceva, Betlemme. E così rimase, vivendo in una piccola capanna sul Monte Lacerone, portando conforto e preghiere alla sua gente, che spesso gli chiedeva di stabilirsi lì.
Il legame tra Greccio e Francesco era forte, così come il suo desiderio di ricreare in Italia le emozioni e l’esperienza profondamente spirituale che aveva vissuto quando, nel 1219, aveva visitato la Terra Santa. Francesco era andato fino in Palestina per portare una parola di pace in una terra dilaniata, in quegli anni, dalla violenza della Quinta Crociata. Una volta tornato in Italia, scoprì che Greccio e i suoi dintorni gli ricordavano molto la bellezza e la semplicità di Betlemme e della Palestina.
Per dirla con il suo primo agiografo, Tommaso da Celano – la cui opera fu approvata da Papa Gregorio IX nel 1229, solo un anno dopo la canonizzazione di Francesco e tre dopo la sua morte – il santo volle fare memoria del Bambino che è nato a Betlemme, con qualcosa di speciale. Seguo qui, per raccontarvi tutta la storia del primo presepe, la bella narrazione fatta da Sara Alessandrini nel suo blog di viaggi (https://www.saralessandrini.it), dove potete trovare anche un interessante commento iconografico della rappresentazione artistica del primo presepe di San Francesco che si trova nella Cappella del Primo Presepe Vivente, a Greccio.
Il racconto del presepe di Greccio si colloca alla fine della prima sezione della Vita Sancti Francisci di Tommaso da Celano, che sottolinea l’importanza dell’evento nella vita del santo. Siamo nell’inverno del 1223 e Francesco si trovava a Greccio, dove aveva incontrato, qualche tempo prima, un nobile locale, Giovanni Velita, noto per la sua bontà d’animo e il suo buon cuore. Francesco e Giovanni divennero amici.
Un paio di settimane prima di Natale, Francesco ebbe un’idea, ma si rese subito conto di aver bisogno dell’aiuto di Giovanni per realizzarla, così gli disse: “Se vuoi che celebriamo la festa del Signore a Greccio, raccogli velocemente e diligentemente quello che ti chiedo. Vorrei ricordare il Bambino nato a Betlemme, mostrando in qualche modo le difficoltà e la povertà in cui è nato, e la mancanza di tutte quelle cose di cui un neonato ha bisogno. Voglio mostrare come sia stato deposto sul fieno in una mangiatoia, tra un bue e un asino”. Così Giovanni trovò una grotta, vi fece costruire una mangiatoia e la riempì di fieno. Poi, fece portare sul posto un bue e un asino in tempo per la messa della vigilia di Natale. Durante l’eucaristia, racconta Tommaso da Celano, un bambino apparve nella mangiatoia e San Francesco lo tenne dolcemente in braccio.
Era la prima rappresentazione vivente della natività, il primo presepe.
A questo primo miracolo ne seguirono molti altri grazie al fieno che, in quella notte speciale, aveva riempito la mangiatoia: curava le malattie degli animali e aiutava le donne a partorire in sicurezza e senza rischi. Anche molte persone che si recavano alla grotta con disturbi e malattie, venivano miracolosamente guarite.
Per essere sinceri con la storia, dovremmo dire che, forse, Francesco aveva in mente anche uno scopo più “politico”, quando decise di creare un presepe vivente a Greccio: in quegli anni il Papa, Onorio III, viveva a Rieti, non lontano da Greccio. Creando una rappresentazione spirituale della nascita di Cristo lì, a due passi dalla sua santità, Francesco voleva dimostrare che non c’era bisogno di continuare a lottare per Gerusalemme, perché la sacralità della vita di Cristo poteva essere celebrata e compresa ovunque.
Oggi, proprio nel luogo in cui fu ricreata quella prima natività, sorge il Santuario dell’Eremo di Greccio, uno dei quattro santuari creati da Francesco nella Valle Santa (gli altri sono il Santuario della Foresta, il Santuario di Fonte Colombo e il Convento di Poggio Bustone): qui si trova la Cappella del Primo Presepe Vivente. Dal 1972, Greccio ricrea per tutti i fedeli il presepe vivente di San Francesco, solitamente nella parte del paese vicina al castello. In questo periodo festivo, il Presepe Vivente di Greccio è visibile fino all’8 gennaio.
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