Ci sono siti web specializzati nel fornire consigli e strategie d’investimento nella realizzazione di campi da golf, per i quali servono almeno trenta ettari di terreno. Allestire un green con almeno 18 buche (ci sono campi da 27 buche ma anche da 8 e 13) oppure osare sui 60 o 70 ettari sui quali predisporre bar, ristoranti, campi pratica o negozi di articoli sportivi dedicati, ha certo il suo costo iniziale ma il ritorno non è affatto da sottovalutare. Si stima che il giro d’affari mondiale dei campi da golf sia di 100 miliardi di dollari all’anno. Insomma, un investimento costoso ma fruttuoso.
Senza contare che sul terreno di gioco possono nascere altre, redditizie, occasioni d’affari. Solo considerando le quattro-cinque ore necessarie per completare 18 buche, la socializzazione tra i praticanti, che inizia subito vista l’usanza di darsi del tu sul campo, spesso è utile per avviare conoscenze in ambienti benestanti, visto la tipologia classica dei giocatori. Ma, classi sociali a parte (anche perchè i costi si sono notevolmente ridotti rispetto al passato e sciare costa più o meno lo stesso di un’attrezzatura da green), il golf è uno degli sport più praticati al mondo con 70 milioni di giocatori (30 milioni in Usa e sette in Europa). Si contano 35 mila campi nel mondo di cui 16 mila in Usa e 6.800 in Europa.
Se il gioco di per sè rende, anche l’economia collaterale ne beneficia: nonostante la crisi, che di solito non colpisce mai pesantemente i settori del lusso, nel mondo il giro d’affari legato al turismo del golf vale oltre 50 miliardi di dollari. Si calcola poi che siano 25 milioni i turisti/golfisti che viaggiano per praticare la passione sportiva.
La Federazione italiana del Golf, nel 2010 censiva in Italia 386 impianti golfistici di cui 225 “regolari”, 87 campi pratica e 74 campi promozionali, e oltre 100mila tesserati: in pratica uno ogni seicento abitanti. Negli ultimi 10 anni, il numero dei percorsi di golf è cresciuto in Italia da 224 a 269 con un incremento complessivo del 21%. Nello stesso periodo, in Europa l’incremento di nuovi percorsi, ha registrato picchi che vanno dal 70 % al 52% in Olanda, Norvegia, Da-nimarca o più contenuti, ma pur sempre doppi rispetto al dato italiano, come in Spagna 40% e Austria 37%. C’è stata crescita anche negli stati a maggiore tradizione golfistica com Germania 16%, Svezia 13%, Francia 10%, Irlanda 6%. Solo in Gran Bretagna, dove si gioca a golf da oltre 400 anni e dove probabilmente gli impianti hanno raggiunto il punto di saturazione, c’è stata una sostanziale stasi.
In Italia, secondo le stime arrivate dal Salone Italiano del Golf di Verona, questo sport ha un giro d’affari che supera i 350 milioni di euro con un fatturato medio per un club a 18 buche di 1 milione e 800 mila euro, mentre l’attrezzatura genera circa il 10% del fatturato. Considerato che, campioni a parte, il golf è uno sport praticato da numerosi dilettanti e fino a età avanzata da persone che godono di tempo libero e disponibilità economiche, i dati preannunciano ulteriore crescita.
In Italia il golf è soprattutto uno sport maschile. Le donne sono circa trentamila. Si pratica sopratutto al Nord mentre il Sud fornisce ai tornei più giovani. La Lombardia è la regione con il più alto numero di circoli, seguita da Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Toscana. Agli ultimi posti la Calabria e il Molise.