Los Angeles, Italia Film Fest 2013: Honoring Giuliano Gemma. Il grande attore racconta gli esordi e invoca più co-produzioni internazionali

Otto anni e un futuro luminoso. Il Los Angeles, Italia Film, Fashion and Art Fest, rassegna ideata e prodotta da Pascal Vicedomini, è arrivata al 2013 con un programma ancora più ricco delle precedenti edizioni, considerando anche il livello di grande prestigio raggiunto nel tempo e riconosciuto a livello internazionale, come stanno a sottolineare i numerosi ospiti presenti.

Location della rassegna è stato il Chinese Theatre di Hollywood, che ha ospitato non solo l’attore di New York Al Pacino, ma anche molta Italia in trasferta, a partire dall’acclamato regista (e interprete) Michele Placido, con il suo “Cecchino”, a Toni Trupia con forse il miglior film italiano dell’anno Itaker (trailer presentato in anteprima al Film4Meeting di novembre).
 
Madrina di questa edizione, specie in termini di moda, è stata Madalina Ghenea, mentre ospite d’onore l’acclamato Iginio Straffi, leader italiano nell’industria dell’animazione con la sua Rainbow, che ha aperto il Festival con il cartoon Gladiatori di Roma 3D. Dal lato musicale Zucchero Sugar Fornaciari ha festeggiato il 21 febbraio scorso al Grammy Museum. Infine, non poteva mancare, nell’anno della cultura italiana negli USA, il leader massimo della nostra celebrazione autoriale: Quentin Tarantino.
 
Il regista di Django Unchained ha presenziato alla serata dedicata agli attori italiani, che apre la retrospettiva incentrata sullo spaghetti western. Tante dunque le personalità che “sono scese in campo” per questa ottava edizione. Il filo robusto che unisce l’Italia all’America è poi passato anche dal cinema fino ad arrivare alle maestranze del nostro paese, che hanno reso il western all’italiana un movimento riconosciuto nel mondo.
 
Tra questi, alcuni grandi interpreti del nostro cinema passato hanno avuto l’onore di confrontarsi sul festival in corso, sullo stato di salute (malato) delle nostre produzioni e sui loro esordi sul palcoscenico, emblema di un percorso che li ha portati fino alla città degli angeli, sia in veste di produttori, che di…mentori per le nuove generazioni. Tre nomi su tutti, Franco Nero, Michele Placido e Giuliano Gemma.
 
Ci soffermiamo proprio su quest’ultimo, onorato anche dalla figlia Vera, che ha girato un documentario sulla vita professionale del padre, ripercorrendo una carriera di respiro internazionale che ha portato l’attore romano (classe 1938) ad essere apprezzato nel mondo. Su tale punto Giuliano Gemma ha espresso un pensiero sul collega pugliese, rispondendo alle nostre domande: “Mi piace Placido perché i suoi film sono intrisi di italianità, pur avendo un pensiero produttivo allargato”. Come dargli torto?
Gemma ha poi proseguito nel suo racconto, ricordando come la sua carriera si sia naturalmente basata sul cappello a tesa larga da cowboy, “grazie ai western che ho girato”, ma anche sull’esportazione di un modello di recitazione tutto italiano, apprezzato e invidiato anche all’estero.
 
Una vita dedicata a questo concetto, che è anche il leit motiv dell’evento americano, in cui i nostri rappresentanti si cimentano nel diffondere il pensiero italiano applicato alla settima arte. Non sempre con successo, come dimostra la nostra assenza alla serata degli Academy’s, a cui partecipiamo da anni solo con categorie tecniche. Che siano i loro preziosi consigli a farci invertire la rotta? Abbiamo più che mai bisogno che prenda il sopravvento il nostro know-how artistico e di persone e divi totali, proprio come Gemma.
 

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