(Ph Domenico Farone da Pixabay)

In un soggiorno a Genova non può mancare una visita allo stupendo Palazzo Grimaldi della Meridiana, fatto costruire verso la meta’ del 1500 da Gerolamo Grimaldi in una zona poco urbanizzata e di notevole pendenza, con fronte principale sulla salita di San Francesco. Sotto la committenza di Giovanni Battista Grimaldi sono stati realizzati gli affreschi della facciata più alta con le Fatiche di Ercole, mentre, fuori e dentro, vi sono contributi decorativi di Giobatta Castello databili tra il 1556 e il 1566.

L’apertura di Strada Nuovissima, oggi via Cairoli, nel 1700 ha imposto lo sbancamento del giardino inferiore e il rinnovamento del prospetto sud, con l’aggiunta di un avancorpo coperto sormontato da un terrazzo e di una meridiana dipinta sulla facciata, alla quale si deve l’attuale denominazione di Palazzo della Meridiana.
Il palazzo è passato nel XX secolo ad una società di navigazione che ha incaricato Gino Coppedè di adeguare il palazzo a sede di uffici, coprendo il cortile con un lucernario liberty e rinnovando le “grottesche” delle sue voltine.

Un’occasione imperdibile di visitare il palazzo è costituita dalla mostra dal titolo “Van Dyck e i suoi amici. Fiamminghi a Genova 1600 – 1640”, aperta fino al 10 giugno 2018, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo della Meridiana e curata da Anna Orlando. L’esposizione intende raccontare una straordinaria ed unica stagione pittorica per l’Europa. Sono esposte cinquanta opere selezionate da musei e collezioni private, per offrire al pubblico un raffinato distillato della storia dell’arte europea cinquecentesca. Nel XVII secolo  Genova è crogiolo di culture, emporio commerciale ma anche artistico, effervescente centro propulsore di bellezza.

Otto le opere di Van Dyck che offrono l’occasione per ammirare dipinti mai esposti prima come la “ Ninfa e il Satiro” realizzato da Van Dyck in collaborazione con Jan Roos. In mostra una raccolta di opere con brani di vita quotidiana, composizioni con natura morta, battaglie navali o terrestri, paesaggi e lo straordinario accostamento tra opere “ispiratrici” di Van Dyck e soggetti riproposti dai “colleghi” che tentavano di eguagliarne la straordinaria tecnica e raffinatezza.
Quattro le sezioni che si aprono dopo un video iniziale realizzato per contestualizzare lo straordinario periodo in cui le opere sono nate: “La colonia dei pittori fiamminghi in città”, “Maestri e allievi. Gli atelier fiammingo – genovesi”, “Van Dyck e l’arte del ritratto” e “Van Dyck e il sacro”.

Anna Orlando è uno dei massimi esperti a livello internazionale per la pittura genovese dal Cinquecento al Settecento. Con questa mostra condivide con il pubblico 25 anni di ricerca sul grande maestro fiammingo e sugli altri artisti  che nello stesso periodo di splendore scelsero Genova come temporanea o definitiva patria di adozione.

Il percorso espositivo affronta i vari temi legati al momento in cui il giovane Anton van Dyck, l’allievo prediletto di Rubens, che già aveva spopolato nella Superba con importanti commissioni pubbliche e private, arriva a Genova da Anversa poco più che ventenne, cavalcando il destriero regalatogli proprio da Rubens.

Il viaggio in Italia era tradizionale tappa dei pittori fiamminghi e Van Dyck vi rimase per sei anni, studiando e analizzando i lavori dei grandi artisti del Quattrocento e del Cinquecento e dove si affermò la sua fama di ritrattista. Il 3 ottobre 1621 partì dalla città natale alla volta della prima tappa italiana: Genova. Arrivò nella città marittima, in quel tempo retta da un governo dogale, il 20 novembre 1621 e prese alloggio nella dimora dei pittori e collezionisti d’arte fiamminghi Lucas e Cornelis de Wael. Al suo arrivo a Genova, Anton aveva già realizzato circa trecento dipinti.  Presentato alla migliore aristocrazia cittadina, ebbe modo di ritrarre alcuni esponenti delle più facoltose famiglie del patriziato locale (Spinola, Durazzo, Lomellini, Doria, Brignole):  il suo immediato successo è dovuto in modo particolare alla fama di Rubens, che era vissuto e aveva lavorato molto a Genova, e di cui Van Dyck era visto come il nuovo rappresentante e continuatore. Rimase a Genova fino al 1627 con continui spostamenti nel resto della Penisola. I preziosi dipinti di Van Dyck offrono un saggio della sua meravigliosa arte ritrattistica, ma anche permettono di capire come affrontava i soggetti mitologici e quelli sacri lasciando un segno indelebile nella pittura genovese. Sono presenti opere di altri pittori come Giovanni Battista Paggi e Domenico Piola. (Info: www.palazzodellameridiana.it)

Non lontano dal palazzo della Meridiana  si consiglia di visitare  il palazzo reale o palazzo Stefano Balbi, uno dei maggiori edifici storici di Genova, iniziato verso il
1620 ad opera della potente famiglia Balbi e venduto nel 1677 alla famiglia Durazzo, che lo ampliò.Nel 1823 gli eredi lo vendettero al re di casa Savoia che lo adibì a residenza ufficiale, trasformando nel 1842 alcuni ambienti, come le sale del Trono e delle Udienze e il salone da Ballo. Qui si  conservano i mobili originali genovesi, piemontesi e francesi della metà del XVII secolo fino all’inizio del XX secolo.
Con oltre duecento dipinti esposti nei due piani nobili si trovano opere dei migliori artisti genovesi del Seicento come Bernardo Strozzi, il Grechetto, Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Domenico Fiasella insieme a capolavori dei Bassano, Tintoretto, Luca Giordano, Antoon Van Dyck, Simon Vouet e Guercino. Da ammirare, oltre alla fastosa galleria degli specchi,  una collezione di sculture antiche e moderne, con opere di Filippo Parodi, uno dei massimi esponenti della scultura barocca genovese.

Infine, sempre nei paraggi, si visiti l’imponente basilica dell’Annunziata, caratterizzata da una serie di cappelle nelle navate laterali, arricchite da affreschi, dipinti, marmi intarsiati e stucchi in oro zecchino, opere dei migliori artisti genovesi del Seicento. Montesquieu la definì a ragione la più bella chiesa di Genova.


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