Esiste nel mondo un “cimitero degli ombrelli”. Pare che ogni anno ne vengano gettati un miliardo con conseguente problema di smaltimento del poliestere, del metallo, della plastica. Solo pensando al metallo, se si calcolano 240 grammi a ombrello e li si moltiplica per un miliardo di pezzi, significa che ci sono da differenziare 240 mila tonnellate di ferro pari al peso di 25 Tour Eiffel parigine all’anno.
Tre giovani italiani, un designer e due ingegneri, Venturi, Savalli e Righi, supportati dalla Fondazione Politecnico di Milano stanno ovviando all’inquinamento da vecchi ombrelli.
Un caso di nostrana genialità applicata alla vita quotidiana.
O meglio un caso di design italiano, ricerca tecnologica e innovazione sostenibile. Risultato: Ginkgo, il primo ombrello completamente riciclabile (http://ginkgoumbrella.com).
È un esempio attualissimo di quella creatività che contraddistingue molti delle menti che il mondo ci ha invidiato nei secoli. Innovatori come Adriano Olivetti che cambiarono la storia della fabbrica italiana, introdussero macchine da scrivere e di calcolo che hanno fatto epoca, moda, sviluppo e produzione industriale.
Ma è anche un esempio di quella fantasia, quel gusto, quell’attenzione al dettaglio abbinata alla manifattura di qualità artigianale applicata ai processi industriali, che caratterizzano molti dei prodotti del Made in Italy da esportazione: vedasi il caso del legno arredo che, proprio per la sua alta qualità, negli Usa ha un mercato da 700 milioni di euro all’anno (leggete Impresa Italia).
E se l’Italia, che alle spalle ha una lunghissima serie di nomi eccellenti che hanno scritto il progresso della tecnica, aspetta i suoi prossimi geni (sarà il caso di Emanuele, selezionato per studiare al Mit, di cui parliamo a parte), L’Italo Americano vuole porre all’attenzione dei suoi lettori questa genialità tutta tricolore che ha già fatto grande l’Italia nel passato ma che continua a produrre una rivoluzione culturale utile in tutto il mondo.