Il futuro è nell’Information & Communication Technology ma l’Italia è in ritardo

 
Il mercato dell’Ict in Italia nel 2011 ha registrato un calo del 3,6%, pari a 58 miliardi di euro. Colpa della crisi, ma non solo. 
 
Anche perchè, nonostante la crisi, nello stesso periodo, la Germania ha segnato un +2,3% e gli Usa hanno raggiunto un +3,1%, senza contare che già nel 2010 avevano registrato per il nonfarm business con dipendenti una spesa in tecnologia Ict di 263.1 billioni di dollari, software per computer inclusi. Un dato che rappresentava un incremento del 3.1% rispetto alle stime 2009 riviste al rialzo che parlavano di 255.3 billioni di dollari.
 
Il segno meno italiano è dovuto al calo dell’informatica scesa del 4,1%, e delle telecomunicazioni andate giù del 3,4%. Secondo gli analisti, i ritardi nella banda larga e la carenza di novità stanno frenando il mercato, ma il 2012 dovrebbe riuscire a segnare qualche punto di ricrescita. 
 
A patto che si riesca a mettere al centro della crescita l’agenda digitale, a dotarsi di un piano con regole e tempi certi per lo switch-off digitale della Pubblica Amministrazione (l’eccessiva difficoltà e il dispendio di tempo richiesto dalle procedure on-line, per una impresa su due, rappresentano i principali ostacoli all’interazione on-line con la Pubblica Amministra-zione) e ci siano adeguate poli-tiche fiscali a sostentere l’economia collegata all’uso del web e alla diffusione dei servizi digitali. 
 
A differenza degli Usa, anche il commercio elettronico patisce in Italia forti ritardi: è praticato da tre imprese su 10, ma solo il 5,4% vende on-line prodotti o servizi, realizzando un fatturato pari al 5% di quello totale. 
 
Il divario, sempre secondo l’Istat, tra piccole e grandi imprese è stato ancora molto accentuato nel 2011 e ha superato i 30 punti percentuali in attività quali l’utilizzo di tecnologie di terza generazione per l’accesso a Internet con dispositivi portatili, l’invio on-line di moduli alla Pubblica Amministrazione, la conclusione via Internet di intere procedure amministrative, l’utilizzo di software adeguati alla condivisione di informazioni all’interno dell’impresa, il commercio elettronico. 
 
Settore, quest’ultimo, che nel 2010 vedeva solo il 26,7% delle imprese italiane aver effettuato acquisti on-line e, di queste, il 57,7% lo aveva fatto per meno dell’1% del valore totale degli acquisti, il 19,7% tra l’1 e il 5% e solo il 7% per valori almeno pari alla metà degli acquisti totali. Ritardo registrato anche nella funzionalità on-line: il 62,6% delle imprese ha un sito web, ma solo il 35% di questi siti fornisce almeno un servizio di elevata interazione con l’utente. 
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