A portrait of Francesco Petrarca (Photo: Georgios Kollidas/Dreamstime)

Every Italian school child knows that “the fathers of the Italian language are Dante Alighieri, Francesco Petrarca, and Giovanni Boccaccio.” Indeed, these are three giants of our literature, so much so that they are probably familiar even to people who have zero interest in poetry and know nothing about medieval Italy.

Last year, we’ve celebrated the 700th anniversary of il Sommo Poeta’s death, but this year is important, too, because 718 years ago, on the 20th of July 1304, Francesco Petrarca was born. His Canzoniere,  also known by the Latin title of Rerum Vulgarium Fragmenta, is considered – along with Dante’s – the highest example of medieval Italian poetry.

While his importance in the history of our literature and language is comparable to that of Dante, Petrarca probably doesn’t enjoy as much pop cred as the author of the Divine Comedy. Yet, there are plenty of interesting things to say about him, his life, and his works…

He kept interesting relations

Petrarca had important friends, as he was certainly on first-name-terms with Giovanni Boccaccio, who was nine years his junior. The two met in Florence in 1350 and remained friends throughout their lives, exchanging letters that we still have today. In one of them (Familiares XXI), Petrarca opens up about Dante and his writing skills… in Latin: apparently, good old Francesco wasn’t too fond of Dante’s Latin works, but appreciated his composition in volgare.

Dante died in 1321, when Petrarca was only 17, so did the two actually know each other? Good question. According to historians, it’s likely that Petrarca met Dante as a child because his father was from Florence and exiled, just like Dante. The matter of when exactly the meeting took place is highly debated in academia, but there seems to be some agreement on a year, 1311, and possibly on a place, Pisa.

Just like Dante, Petrarca had a special muse

We all know Beatrice Portinari, the woman who inspired Dante’s love verses and was an integrant part of his Commedia. Much research has been done on her figure and her relationship with Dante. In truth, the poet himself gave us a pretty detailed outline of the two’s meetings in the Vita Nova,  which was entirely dedicated to Portinari. Dante had idealized the woman, with whom he probably never spoke; she was married young to another man and died much earlier than the poet.

But Dante wasn’t the only one who had an angelic muse: Petrarca – and as a matter of fact, Boccaccio – had one, too. Her name was Laura but, about her, we know very little. The poet fell in love with her on the 6th of April 1327 in Avignon, France: their meeting took place in a church. From that moment on, every love word coming from Petrarca’s pen was inspired by her golden tresses and beautiful eyes.

But who was she?

According to some, her name was Laure de Noves and she was a French aristocrat married to a marquis; but for others, Laura never really existed, if not in the mind of Petrarca himself, an idealized female figure, who embodied all the characteristics of the Donna Angelo, the angelic woman of the Dolce Stil Novo and much of late medieval Italian poetry. Her very name could be a give-away sign of her imaginary nature: Laura is perfectly parallel to l’aura, the air, which often dishevels her hair; to lauro, the laurel, symbol of poetry; and to l’auro, a latinized version of the word oro, gold, the color of Laura’s hair.

Francesco Petrarca is considered one of the fathers of the Italian language. Photo: Nicku/Dreamstime)

What happened to his mortal remains?

Petrarca died in 1374 in Arquà, a village in Veneto where he was buried. However, his body didn’t rest quietly. In 1630, grave robbers stole the bones of one of his arms then, in the 1800s, it was the turn of a rib, which was more or less promptly returned. After a trip to the basement of Venice’s Palazzo Ducale during the war, Petrarca’s skeleton rested more or less in tranquility until the early 2000s, when the Università di Padova decided to check on its state of preservation and use modern technologies to develop a computerized image of the poet based on his bones. You can imagine the surprise when researchers found out that Petrarca’s skull wasn’t, in fact, Petrarca’s, but that of a woman who had died at least one hundred years before him.

What happened to Petrarca’s head? Who took it? When? Where is it today?It has been speculated the skull was stolen at some stage, without anyone noticing because of the replacement. Still, none of these questions have an answer. Petrarca’s skull is still missing today. 

If the mystery surrounding Petrarca’s bones fascinates you and you fancy reading something in Italian this summer, you should check Claudio Povolo’s Il Frate, il Conte e l’Antropologo, a book dedicated to the mysterious events surrounding the mortal remains of the poet. Povolo, who is a lecturer at Venice’s Ca’ Foscari University, offers a deep dive into little-known events and figures, all somehow connected to Petrarca’s bones and to the reason why some of them are missing.

Ogni scolaro italiano sa che “i padri della lingua italiana sono Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio”. In effetti, si tratta di tre giganti della nostra letteratura, tanto che probabilmente sono noti anche a chi non ha alcun interesse per la poesia e non sa nulla dell’Italia medievale.

L’anno scorso abbiamo celebrato il 700° anniversario della morte del Sommo Poeta, ma anche quest’anno è importante, perché 718 anni fa, il 20 luglio 1304, nasceva Francesco Petrarca. Il suo Canzoniere, conosciuto anche con il titolo latino di Rerum Vulgarium Fragmenta, è considerato – insieme a quello di Dante – il più alto esempio di poesia italiana medievale.
Sebbene la sua importanza nella storia della nostra letteratura e della nostra lingua sia paragonabile a quella di Dante, Petrarca non gode probabilmente della stessa popolarità dell’autore della Divina Commedia. Eppure, ci sono molte cose interessanti da dire su di lui, sulla sua vita e sulle sue opere…

Aveva relazioni interessanti
Petrarca aveva amicizie importanti, come Giovanni Boccaccio, che aveva nove anni meno di lui. I due si incontrarono a Firenze nel 1350 e rimasero amici per tutta la vita, scambiandosi lettere che abbiamo ancora oggi. In una di queste (Familiares XXI), Petrarca parla di Dante e delle sue capacità di scrittura… in latino: a quanto pare, il buon vecchio Francesco non amava molto le opere latine di Dante, ma apprezzava la sua composizione in volgare.
Dante morì nel 1321, quando Petrarca aveva solo 17 anni, quindi i due si conobbero? Bella domanda. Secondo gli storici, è probabile che Petrarca abbia conosciuto Dante da bambino perché suo padre era fiorentino ed esiliato, proprio come Dante. La questione della data esatta dell’incontro è molto dibattuta in ambito accademico, ma sembra che ci sia un certo accordo su un anno, il 1311, e su un possibile luogo, Pisa.

Proprio come Dante, Petrarca aveva una musa speciale
Tutti conosciamo Beatrice Portinari, la donna che ispirò i versi d’amore di Dante e fu parte integrante della sua Commedia. Sulla sua figura e sul suo rapporto con Dante sono state fatte molte ricerche. In realtà, il poeta stesso ci ha fornito un quadro piuttosto dettagliato dei loro incontri nella Vita Nova, interamente dedicata alla Portinari. Dante aveva idealizzato la donna, con la quale probabilmente non parlò mai; fu fatta sposata giovane con un altro uomo e morì molto prima del poeta.
Ma Dante non fu l’unico ad avere una musa angelica: Anche Petrarca – e di fatto Boccaccio – ne aveva una. Si chiamava Laura, ma di lei si sa ben poco. Il poeta se ne innamorò il 6 aprile 1327 ad Avignone, in Francia: il loro incontro avvenne in una chiesa. Da quel momento, ogni parola d’amore uscita dalla penna di Petrarca fu ispirata dai suoi capelli d’oro e dai suoi occhi bellissimi.

Ma chi era?
Secondo alcuni si chiamava Laure de Noves ed era un’aristocratica francese sposata a un marchese; per altri, invece, Laura non è mai esistita, se non nella mente dello stesso Petrarca, una figura femminile idealizzata, che incarnava tutte le caratteristiche della Donna Angelo, la donna angelicata del Dolce Stil Novo e di gran parte della poesia italiana tardo medievale. Il suo stesso nome potrebbe essere un segno evidente della sua natura immaginaria: Laura è perfettamente associata a l’aura, l’aria, che spesso le spettina i capelli; a lauro, l’alloro, simbolo della poesia; e a l’auro, versione latinizzata della parola oro, il colore dei capelli di Laura.

Che fine hanno fatto i suoi resti mortali?
Petrarca morì nel 1374 ad Arquà, un paese del Veneto dove fu sepolto. Tuttavia, il suo corpo non riposò in pace. Nel 1630 i tombaroli rubarono le ossa di un braccio e nell’Ottocento fu la volta di una costola, che fu più o meno prontamente restituita. Dopo un viaggio nei sotterranei del Palazzo Ducale di Venezia durante la guerra, lo scheletro di Petrarca ha riposato più o meno in tranquillità fino ai primi anni Duemila, quando l’Università di Padova ha deciso di verificarne lo stato di conservazione e di utilizzare le moderne tecnologie per sviluppare un’immagine computerizzata del poeta basata sulle sue ossa. Potete immaginare la sorpresa quando i ricercatori scoprirono che il cranio di Petrarca non era in realtà di Petrarca, ma di una donna morta almeno cento anni prima di lui.
Che fine ha fatto la testa di Petrarca? Chi l’ha presa? Quando? È stato ipotizzato che il cranio sia stato rubato a un certo punto, senza che nessuno se ne accorgesse a causa della sostituzione. Tuttavia, nessuna di queste domande ha una risposta.

Il cranio di Petrarca è ancora oggi irreperibile.
Se il mistero che avvolge le ossa di Petrarca vi affascina e avete voglia di leggere qualcosa in italiano quest’estate, dovreste dare un’occhiata a Il Frate, il Conte e l’Antropologo di Claudio Povolo, un libro dedicato alle misteriose vicende dei resti mortali del poeta. Povolo, docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, offre un’approfondita indagine su eventi e personaggi poco noti, tutti in qualche modo collegati alle ossa di Petrarca e al motivo per cui alcune di esse sono scomparse.

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