Gli Stati Uniti d’Europa, che vorrebbero ispirarsi all’omologo modello d’oltreoceano, stanno attraversando una grave crisi economica e finanziaria, la peggiore degli ultimi anni.
Il tema economico è comprensibilmente al centro del dibattito politico nel Parlamento Europeo, dato che i cittadini italiani, e non solo, stanno cominciando a nutrire dubbi sull’opportunità di rimanere o meno nella compagine dei 28 Stati (l’Ue conta uno Stato in più dal 1 luglio: la Croazia). I sacrifici richiesti ai cittadini sono enormi, mentre i risultati del pareggio di bilancio imposto dall’Unione non ha prodotto risultati apprezzabili in fatto di crescita economica e di occupazione.
Si parla molto di euroscetticismo in questo periodo di campagna elettorale: il mandato attuale scade nel 2014. Ma gli occhi sono tutti puntati sulle imminenti elezioni politiche tedesche che si terranno a settembre. La Germania è il maggior responsabile del rigore imposto all’Europa.
Per seguire da vicino quanto sta accadendo nell’enorme palazzo di vetro che a Bruxelles ospita gli eurodeputati, per L’Italo-Americano siamo andati a incontrare i politici eletti dagli italiani, nelle stanze in cui lavorano in Belgio.
Il primo è il fiorentino Niccolò Rinaldi, vicepresidente dell’Alde, gruppo dei Democratici e liberali. Si occupa di commercio internazionale e nella sua commissione si decide di occupazione, tema “caldo” del momento. Altro suo incarico riguarda i fondi europei e l’europrogettazione. In questo campo sono no stati utilizzati molti fondi stornati da quelli italiani). Questo dato è stato ignorato dalla stampa italiana e non si riesce ad aprire un dibattito vero sull’utilizzo dei fondi. Il Trentino è l’unica regione che utilizza oltre l’85% dei fondi europei. Il Friuli il 26%. La media nazionale è del 38%, quella europea del 67%.
Com’è possibile, si chiede l’on. Rinaldi? C’è troppa burocrazia nel nostro Paese che si somma a quella europea. Rinaldi ha pubblicato un libro di “Istruzioni per l’uso dei fondi europei” con indicazioni pratiche su come leggere i bandi ed europrogettare. Inoltre ha creato una newsletter con tutti i bandi europei disponibili per Toscana, Umbria, Marche e Lazio. Non si possono sprecare simili risorse. “Solo grazie all’azione dell’ex ministro Barca siamo saliti alla percentuale del 38%. Questo lavoro – dice – andrebbe svolto dalle amministrazioni regionali: il compito dell’eurodeputato è un altro”.
L’on. Gianni Pittella è il primo vicepresidente dell’Europarla-mento e parla di 3 pilastri da votare in Consiglio d’Europa entro il 2013: Supervisione bancaria; Schema di garanzia su depositi fino a 100.000 euro; Sistema di governo dei fallimenti bancari. Importante anche il fondo di garanzia per i giovani ma 6 miliardi in 7 anni sono pochissimo! “All’Italia – spiega – toccano appena 200 milioni, una cifra quasi offensiva. Occorre modificare il patto di stabilità ma per farlo ci vogliono accordi di governo e una politica keynesiana come quella di Obama, non un approccio monetarista”.
Per l’on. Roberta Angelilli, 2° vicepresidente del Parlamento, c’è un’emergenza occupazione: 1 su 4 in Europa è senza lavoro e in Italia la media è del 40%, soprattutto per le donne. Inoltre si devono eliminare i paradisi fiscali e premiare le progettualità strategiche. “Purtroppo – dice – qui non è come negli Usa dove si parla una sola lingua e si ha un unico modo di pensare: qui ci sono 28 modi diversi, uno per ogni Paese”.
L’on. Paolo De Castro si occupa di agricoltura. Sono momenti cruciali: ci sono 350 miliardi di euro da distribuire agli Stati e che non si possono spalmare in egual modo su tutti. È una decisione che va presa al più presto.
L’on. Carlo Casini ritiene importanti le prossime elezioni per il Parlamento europeo. C’è una disaffezione al voto, come ha dimostrato la Croazia con il 22% di elettori. La gente non capisce la politica e la sente distante. Secondo l’attuale legge elettorale nessun Paese deve avere più di 96 e meno di 6 deputati. Ma un deputato tedesco rappresenta 800.000 cittadini, un maltese 40.000. L’Italia ne ha 73 per 60 milioni di persone.
L’on. Giovanni La Via parla di bilancio europeo 2014-2020 da cui dipenderà tutto il futuro dell’Europa. Per la prima volta la proposta è al ribasso ma per trattato il bilancio non si può chiudere in deficit.
L’on. Susy De Martini della Commissione Esteri afferma che l’Italia non vuole chiedere, come la Francia, di “sforare ” il bilancio. Ma così non si può crescere nè creare posti di lavoro. Tuttavia, “con il Transatlantic Trade Agreement con gli Usa si potrebbero ottenere 400.000 nuovi posti di lavoro”. Il 2013 inoltre, è l’anno del cittadino europeo e si possono avanzare proposte all’Ue, ma finora ne sono giunte solo 25.000.
L’on. Giommaria Uggias parla di aeroporti e fondi europei. Questi ultimi, se persi o ritardati, non sono più una risorsa, ma un danno economico. La commissione Regi, di cui fa parte, decide come distribuire i fondi regionali ma gli unici uffici regionali che funzionano bene sono in Toscana ed Emilia-Romagna. E gli altri? Come fare a sanare il divario esistente e recuperare il tempo perso finora?
L’on. Giuseppe Gargani si occupa di legge elettorale e di lotta alle frodi fiscali e a novembre è prevista l’approvazione della legge sulle frodi: è importante per garantire un mercato comunitario corretto e una concorrenza leale.
In tema elettorale invece, “c’è bufera ora in Europa e i gruppi antieuropei non devono prevalere”. Da settembre poi, inizia la campagna elettorale e il Partito Popolare europeo e quello socialista si stanno attrezzando perché sono stati ridimensionati. Altro problema è relativo alla rappresentanza. Gargani ha scritto un libro sulla legge elettorale italiana che è sbagliata. Infatti nel 2009 ben 5 seggi del Sud e Isole sono stati dati al Nord perché lì avevano votato di più.
L’on. Francesca Barracciu si occupa di aiuti alle regioni. “Non sono auspicabili finanziamenti a pioggia, è meglio concentrarsi su certe tematiche strategiche. Se gli Stati membri non sono stati virtuosi – spiega – la Commis-sione Europea può bloccare le risorse. Su questo pesa la Germania, che non vuole spendere i fondi. Ma il rigore finanziario non favorisce certo la crescita”.