Florence Cathedral with Brunelleschi's dome (Photo: Veronika Galkina/Dreamstime)

Tourism, for many art cities, is a double-edged sword: on one hand, it injects capital into the local economy, creates jobs, and showcases cultural heritage but, in recent years, it has been causing more than one headache. Who isn’t familiar with the problematic pattern known in Italian as turismo mordi e fuggi– or “bite and run tourism”? As many of you know, the expression refers to quick, in-and-out visits, where the tourist’s footprint outweighs the financial contribution they make. 

Our most famous art cities have already tried to somehow tackle the issue, as it happened only a few months ago in Venice, where a “daily tax” for tourists not spending the night has been enforced, not without criticism. 

But mass tourism isn’t a problem only in Venice: Florence has been long complaining about the issues caused by the at-times difficult-to-handle flux of visitors in its streets. Florence, we all know, has long been hailed as a cultural, artistic, and architectural wonder: the birthplace of the Renaissance, it bustles with a rich history and an elegant beauty only magnified by legendary buildings like the Uffizi galleries, the Ponte Vecchio, and the iconic cathedral with its red-tiled Brunelleschi dome. No wonder the city draws an average of 11 million people each year, certainly attracted by its timeless allure, art, and good food. But the relationship between Florence and tourism, as we are about to see, is not without its challenges.

Florence had already taken steps to address the impact of mass tourism a few years ago, by implementing a rather unusual rule: a ban on eating in the streets. This decision was made in response to the increasing problem of litter left by tourists enjoying a panino or a gelato while strolling through the city’s narrow, cobbled streets, and of wanderers sitting on people’s doorstep to eat their lunch. This regulation was seen as a way to maintain cleanliness and respect for public spaces while curbing disruptive tourist behaviors: and while many visitors didn’t appreciate the move much, locals were happy to see their city no longer treated like an open-air fast food restaurant.  

Recently, however, Florence has decided to make an even more audacious move, banning air B&Bs and other forms of short-term rentals from its city center. By doing so, it aims to rebalance its residential landscape by preserving its charm while ensuring the availability of affordable housing. Florence Mayor Dario Nardella describes the ban as “daring” but certainly not against the law and defends his decision by stating that “If we don’t try to take politically disruptive actions, no one makes a move.”

This is a reaction to the pressure on housing stocks, caused by the increase in short-term rentals – those lasting less than 30 days – with art cities like Florence and Venice having seen their housing inventories whittled away by this trend. Among the most vocal about the issue were university students who have resorted to camping out in tents on campuses to protest the scarcity of affordable housing in cities across Italy, including Florence, Milan, and Rome. 

Ponte Vecchio, Firenze (Sorin Colac/Dreamstime)

However, the Florence administration isn’t intending to take action against the 8000 short-term private rentals currently operating in the city’s UNESCO-protected historic center, a zone encompassing landmarks such as the Uffizi galleries and the Ponte Vecchio. Instead, Nardella proposes a financial incentive to property owners to convert their short-term rental properties back to long-term residences.

Under the new plan, property taxes on second homes would be waived for up to three years which, in turn, could bring in significant savings for property owners, potentially in the thousands of euros. “We are tired of announcements,” Nardella said, highlighting the urgency to address what has now become a “structural” problem in the city.

Interestingly, Nardella’s attention is also drawn to a draft law prepared by the Italian government on the matter, which he finds “completely ineffective.” In his view, the “Venice rule” – which caps the number of days a property can be rented out at 120 per year – should be extended to all UNESCO art cities with similar characteristics. Furthermore, Nardella criticizes the government for ignoring mayors and not providing local administrations with planning and regulation tools, unlike other major European countries such as France, Spain, and the Netherlands.

The charming and history-rich center of Firenze (Photo: Steve Lovegrove/Dreamstime)

It is for all these reasons that Florence is putting forward this bold new model to tackle the challenge of balancing tourism and local housing needs. The pioneering initiative could set a precedent for other art cities grappling with the effects of turismo mordi e fuggi, in the hope of propelling a more sustainable, resident-friendly approach to urban tourism.

In the face of the fast-paced, bite-and-run tourism it is used to, Florence decided to bite back, hoping that the initiative will protect its heritage and inhabitants while redefining what it means to be a tourist destination in the 21st century.

Il turismo, per molte città d’arte, è un’arma a doppio taglio: da un lato immette capitali nell’economia locale, crea posti di lavoro e valorizza il patrimonio culturale ma, negli ultimi anni, sta causando più di un grattacapo. Chi non conosce il modello problematico noto in italiano come turismo mordi e fuggi? Come molti di voi sapranno, l’espressione si riferisce a visite rapide, in entrata e in uscita, in cui l’impronta del turista non corrisponde al costo finanziario che richiede.

Le nostre città d’arte più famose hanno già provato in qualche modo ad affrontare la questione, come è successo solo pochi mesi fa a Venezia, dove è stata applicata, non senza critiche, una “tassa giornaliera” per i turisti che non pernottano.

Ma il turismo di massa non è un problema solo a Venezia: Firenze da tempo lamenta i problemi causati dal flusso di visitatori a volte difficile da gestire nelle sue strade. Firenze, lo sappiamo tutti, è da tempo considerata una meraviglia culturale, artistica e architettonica: la culla del Rinascimento, brulica di una ricca storia e di un’elegante bellezza amplificata da edifici leggendari come le Gallerie degli Uffizi, il Ponte Vecchio, e l’iconica cattedrale con la sua cupola del Brunelleschi di mattoni rossi. Non c’è da stupirsi che la città attiri una media di 11 milioni di persone ogni anno, sicuramente attratte dal fascino senza tempo, dall’arte e dal buon cibo. Ma il rapporto tra Firenze e il turismo, come stiamo per vedere, non è privo di sfide.

Firenze aveva già provveduto ad affrontare l’impatto del turismo di massa qualche anno fa, attuando una norma piuttosto insolita: il divieto di mangiare per strada. Questa decisione è stata presa in risposta al crescente problema dei rifiuti lasciati dai turisti che si godono un panino o un gelato mentre passeggiano per le strette vie acciottolate della città e dei viandanti che si siedono sulla soglia delle case per consumare il pranzo. Questo regolamento è stato visto come un modo per mantenere la pulizia e il rispetto per gli spazi pubblici, limitando i comportamenti fastidiosi dei turisti: e mentre molti visitatori non hanno apprezzato molto il provvedimento, i locali erano felici di vedere la loro città non più trattata come un fast food all’aperto.

Di recente, però, Firenze ha deciso di compiere una mossa ancora più audace, bandendo dal proprio centro i B&B e altre forme di affitti brevi. In tal modo, mira a riequilibrare il paesaggio residenziale preservandone il fascino e garantendo al contempo la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili. Il sindaco di Firenze Dario Nardella descrive il divieto come “audace” ma certamente non contro la legge e difende la decisione affermando che “se non proviamo a intraprendere azioni politicamente dirompenti, nessuno si muove”.

Si tratta di una reazione alla pressione sullo stock abitativo, causata dall’aumento degli affitti a breve termine – quelli di durata inferiore ai 30 giorni – con città d’arte come Firenze e Venezia che hanno visto assottigliarsi i propri inventari abitativi a causa di questa tendenza. Tra i più accesi sostenitori della necessità di fare qualcosa ci sono gli studenti universitari che sono arrivati ad accamparsi in tenda nei campus per protestare contro la scarsità di alloggi a prezzi accessibili nelle città di tutta Italia, tra cui Firenze, Milano e Roma.

Tuttavia, l’amministrazione fiorentina non intende prendere provvedimenti contro gli 8000 affitti privati a breve termine attualmente operanti nel centro storico della città protetta dall’UNESCO, una zona che comprende monumenti come le gallerie degli Uffizi e il Ponte Vecchio. Nardella propone piuttosto un incentivo finanziario ai proprietari di immobili per riconvertire le proprietà dagli affitti a breve termine a residenze a lungo termine.

In base al nuovo piano, le tasse sulla proprietà sulle seconde case verrebbero esentate per un massimo di tre anni, il che porterebbe a conseguenti risparmi significativi per i proprietari di immobili, potenzialmente dell’ordine di migliaia di euro. “Siamo stanchi di annunci”, ha detto Nardella, sottolineando l’urgenza di affrontare quello che ormai è diventato un problema “strutturale” della città.

Curiosamente, l’attenzione di Nardella è anche su un progetto di legge preparato dal governo italiano in materia, che trova “del tutto inefficace”. A suo avviso, la “regola di Venezia” – che fissa a 120 giorni l’affitto minimo di un immobile – dovrebbe essere estesa a tutte le città d’arte UNESCO con caratteristiche simili. Inoltre, Nardella critica il governo per aver ignorato i sindaci e per non aver fornito alle amministrazioni locali strumenti di pianificazione e regolamentazione, a differenza di quanto fatto da altri grandi Paesi europei come Francia, Spagna e Paesi Bassi.

È per tutti questi motivi che Firenze propone questo nuovo e audace modello per affrontare la sfida di conciliare turismo ed esigenze abitative locali. L’iniziativa pionieristica potrebbe costituire un precedente per altre città d’arte alle prese con gli effetti del turismo mordi e fuggi, nella speranza di promuovere un approccio al turismo urbano più sostenibile e a misura di residenti.

Di fronte al turismo frenetico e mordi e fuggi a cui è abituata, Firenze ha deciso di mordere, sperando che l’iniziativa protegga il suo patrimonio e i suoi abitanti ridefinendo al contempo cosa significhi essere una destinazione turistica nel 21° secolo.


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