La scoperta del carteggio inedito tra Telemaco Signorini, il padre Giovanni e il fratello minore Paolo, ha condotto Elisabetta Matteucci e Silvio Balloni a ideare una raffinata esposizione che vanta due protagonisti, i Signorini da un lato e la loro Firenze dall’altro.

Il tratto di marcata “fiorentinità” che caratterizza la mostra, unito all’indubbio spessore storico-critico, è tra le ragioni che hanno spinto la famiglia Antinori a realizzare il progetto con l’Istituto Matteucci.

La mostra quindi non poteva trovare sede più appropriata di Palazzo Antinori, edificio storico nel cuore di Firenze, casa di una famiglia che ha contribuito a fare la Storia della città oltre che della viticoltura di massimo pregio.

Per la prima volta, in occasione di “La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini”, il pubblico potrà ammirare i Saloni storici del Piano Nobile di Palazzo Antinori, opportunità che da sola merita un viaggio a Firenze. Le opere in mostra sono capolavori notissimo, ma anche tele che trovano qui la propria prima esposizione pubblica.

Alle suggestive immagini della “città gioiello” è dedicata la mostra La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini che vede, per la prima volta, affiancate le opere di quella che, nel clima culturalmente fecondo di menti brillanti come Giovan Pietro Vieusseux, Pietro Giordani e Niccolò Tommaseo, Diego Martelli e Carlo Lorenzini, si è imposta come una vera e propria dinastia pittorica.

A fornire lo spunto per accendere un focus su Giovanni Signorini (1808-1864), soprannominato per le qualità di vedutista prediletto da Leopoldo II di Lorena “il Canaletto fiorentino”, e sul figlio Telemaco, dando conto del ruolo determinante di Firenze nel definirsi delle rispettive personalità, è stato il fortunato recupero di un importante carteggio di Telemaco con l’illustre genitore e con il fratello minore Paolo.

Oltre a fare rivivere l’affascinante scenario entro cui si è dipanata la loro vicenda artistica, la mostra si prefigge sia di fare emergere le ascendenze del capostipite sul figlio pittore, sia di documentare l’evoluzione della pittura di paesaggio in Toscana, dalla raffigurazione tardo romantica, secondo i modelli di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, alla moderna estetica figurativa del periodo di maggior combustione della macchia, di cui Telemaco è stato tra gli sperimentatori più audaci, promuovendone un’inedita interpretazione, anticipatrice dell’aggiornamento della cultura figurativa del XIX secolo.
La rassegna, curata da Elisabetta Matteucci e Silvio Balloni, negli ampi saloni di Palazzo Antinori, si articola in otto sezioni che, attraverso una mirata selezione di oltre sessanta dipinti tra i più celebri dei due Signorini affiancati da attentissimi confronti, faranno rivivere una delle stagioni più fertili della cultura toscana, che tanto ha contribuito a conferire a Firenze quell’ “immagine ideale” di città europea.

Il visitatore si trova così, al centro di un percorso a dir poco magico, evocato nella rappresentazione straordinaria di un’anima urbana, da tempo dimenticata dalle guide, specchio di un microcosmo pulsante di vita, spettacolare nella sua monumentalità e al tempo stesso raccolto nella calda dimensione domestica. È di questo mondo lontano e nostalgico, ancora improntato ad un canone di bellezza e schietta semplicità, che la pittura di Giovanni e Telemaco Signorini, rappresentata da autentiche pietre miliari concesse da prestigiose collezioni private e dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, si fa interprete, veicolando, in un’epoca come la nostra segnata da profonde tensioni e incertezze, un messaggio di grande ottimismo e speranza.

Messaggio perfettamente condiviso dalla famiglia Antinori che, fedele ad una secolare tradizione mecenatistica, ha affidato all’arte il compito di tramandare e raccontare la propria storia, confermando l’impegno che da sempre la contraddistingue nel recupero e nella valorizzazione di quanto di meglio la Toscana ha prodotto.

T. Signorini, Lezione di pianoforte

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