E’ tradizione che da oltre un decennio le Gallerie degli Uffizi, in occasione delle festività natalizie, offrano una mostra ai fiorentini e ai visitatori di tutto il mondo. Questi eventi hanno finora costituito la serie che portava il felicissimo titolo “I mai visti”, poiché si proponevano opere poco note al grande pubblico, e in genere conservate nei depositi. La sede in cui si svolgeva, le Reali Poste, è stato appena consegnata al cantiere Nuovi Uffizi, per il proseguimento dei lavori nell’ala di ponente del museo. 
 
La mostra del Natale 2016 ha inaugurato invece l’Aula Magliabechiana, che d’ora in poi sarà riservata alle esposizioni temporanee degli Uffizi, ubicata sotto l’omonima Biblioteca. “L’inaugurazione del primo spazio permanente delle Gallerie degli Uffizi dedicato a questa funzione – ha dichiarato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike D. Schmidt – suggerisce un tema importante di riflessione, di carattere fondamentale e storico-istituzionale, sul ruolo che l’arte pubblica riveste per la collettività e sulle strategie specifiche che si sono sviluppate nel sistema italiano, dalla Seconda Guerra mondiale in poi, per la sua protezione e il suo recupero. 
 
È un compito delicato, che esige competenze altissime, e che necessita della stretta collaborazione tra il Ministero ai beni e le attività culturali e del turismo e il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri”. Nelle circostanze in cui viviamo, e dopo i recenti terremoti, nessun argomento poteva essere più calzante di quello scelto per la mostra di quest’anno: come esprime il suo stesso titolo, “La tutela tricolore. I custodi dell’identità culturale”,  essa stimolerà nel pubblico quella riflessione auspicata da Eike Schmidt, non solo narrando gli avvenimenti storici che hanno coinvolto e troppo spesso ferito il nostro patrimonio culturale dalla Seconda Guerra mondiale ai nostri giorni, ma anche le azioni legislative e istituzionali che hanno il compito di proteggerlo e custodirlo per le future generazioni.
 
 Tra queste la creazione – caso unico al mondo – di un corpo di polizia “specializzato”, il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri che, in quasi mezzo secolo di attività, ha preso parte attiva nella difesa e recupero dei nostri beni culturali. 
Simili iniziative accrescono la consapevolezza di quanto l’identità dell’Italia sia strettamente legata al suo patrimonio di bellezza, frutto delle numerose civiltà che nei secoli sono fiorite sul nostro territorio. 
 
“Un bene prezioso che appartiene all’intera umanità e deve essere salvaguardato e trasmesso alle prossime generazioni nella sua integrità. Un compito nobile che l’intero Paese è chiamato ad assolvere, come ben ci ricorda questa mostra”, ha detto Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. 
L’esposizione si articola in otto sezioni che rendono conto dei crimini contro il nostro patrimonio – da quelli di guerra a quelli terroristici, fino ai furti con scopo di lucro e agli scavi clandestini con conseguenti esportazioni illecite e dell’opera meritoria del Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. 
 
La prima sezione, Il crimine contro l’arte, racconta come gli Uffizi – una delle massime espressioni del patrimonio artistico nel mondo e non solo in Italia, sostanza fondamentale della nostra civiltà e identità culturale – siano stati oggetto di un attacco terroristico di stampo mafioso il 27 maggio 1993, con alcune opere distrutte ed altre scampate dall’oltraggioso delitto.
 
L’azione di Rodolfo Siviero e la sua eredità è il titolo della seconda sezione, dove si narra il salvataggio delle opere delle Gallerie di Firenze, trafugate nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Molte di esse furono recuperate grazie all’attività dell’allora ministro plenipotenziario Siviero, che su nomina di De Gasperi nel 1946 diresse una missione diplomatica presso il governo tedesco allo scopo di ottenere il riconoscimento di un principio di legittima restituzione delle opere italiane. Vi si trovano esposte le celebri Fatiche di Ercole di Antonio Pollaiolo, la Madonna col Bambino (detta Madonna del Solletico o Madonna Casini) di Masaccio, il Ritratto di uomo di Hans Memling, l’Avarizia di Francesco Furini, il Pigmalione e Galatea di Bronzino, Ritratto di giovane donna di scuola emiliana (illecitamente esportata negli Stati Uniti con la suggestiva attribuzione a Raffaello), tutte opere rientrate agli Uffizi grazie a Siviero.
 
Ancora oggi, grazie al suo repertorio di quanto è stato trafugato in musei, chiese e collezioni private durante la Seconda Guerra mondiale e grazie all’assidua e solerte attività del comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, continuano i ritrovamenti e ritorni in patria: in mostra a ricordarlo la trecentesca Dormitio Virginis, di scuola veneta, trafugata il 20 luglio 1944 da soldati nazisti a Lastra a Signa nella Villa del Sassoforte di Federico Mason Perkins e riportata in Italia dopo esser stata individuata sul mercato londinese nel 2014; la pistola turca del Museo Stibbert restituita spontaneamente da uno degli eredi del militare che l’aveva asportata dal museo; La carica dei bersaglieri di Michele Camarrano, purtroppo tagliata e suddivisa in varie porzioni per poterla vendere più facilmente. 
 
Nella terza sezione Beni archeologici e diplomazia culturale si espone una serie di preziosi recuperi archeologici, per lo più provenienti da scavi clandestini e poi usciti illecitamente dall’Italia. Insieme al lavoro di ricerca e individuazione dei beni artistici da parte dei Carabinieri, la “diplomazia culturale” – di fatto un insieme di accordi diplomatici e trattative internazionali sull’argomento – ha raggiunto risultati prima irrealizzabili. Ricordiamo in particolare il memorandum di intesa tra Stati Uniti e Italia sottoscritto nel 2001, che ha consentito ritorni di opere di grande importanza. In mostra alcuni esempi: la statua di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano rientrata da Boston nel 2007, il cratere del celebre pittore Assteas rientrato da Los Angeles nel 2005 e infine l’Hydria etrusca dove è rappresentata la metamorfosi dei pirati in delfini, tornata nel 2014 dal Toledo Museum of Art nell’Ohio.
 
I Carabinieri dell’arte a grandi passi verso i primi cinquant’anni è la quarta sezione. Una rassegna cronologica di recuperi di dipinti, reperti archeologici, ed altri oggetti di varia provenienza, che illustra il cammino del Comando Tutela Patrimonio Culturale vicino al compimento dei cinquant’anni. Tra queste ricordiamo la Triade Capitolina e il Volto d’avorio, il Putto con anatra della Casa dei Vettii a Pompei, l’Adorazione dei Pastori di Dono Doni di Assisi, trafugato dalla Pinacoteca Civica di Bettona. 
 
Una menzione particolare meritano le opere ancora mai viste in Italia, rientrate dai quattro angoli del mondo appena in tempo per essere esposte nella sezione di chiusura L’attività continua: la Peplophoros di Villa Torlonia, il pugnale con impugnatura in giada dell’armeria di Friederich Stibbert, il celebre Carro di Eretum tornato da Copenaghen, il Ritratto di Giulia Domna di Villa Adriana, le pagine miniate dell’Antifonario di Santa Verdiana a Castelfiorentino.
 
Con la quinta sezione Scoperte fortuite: l’etica del cittadino, la mostra vuole raccontare anche i comportamenti virtuosi e rispettosi della legge messi in atto da alcuni cittadini che si sono inaspettatamente ritrovati ad essere protagonisti di ritrovamenti. Allo scopo si espone una Testa di bambina rinvenuta assieme ad uno straordinario Torso bronzeo (arte romana, II sec. d. C.) nei fondali a largo della Puglia e un’Urna cineraria con raffigurazione di defunto recumbente trovata in una tomba etrusca nei pressi di Città della Pieve da un agricoltore, che segnalandola alle autorità competenti ha scongiurato il pericolo che i preziosi corredi funerari cadessero in mano a tombaroli senza scrupoli.
 
La globalizzazione del crimine è la sesta sezione, che espone le Oreficerie Castellani rubate dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia il 30 marzo 2013, su commissione di una facoltosa signora russa che ambiva a possederle, e che sono state fortunatamente recuperate grazie alle indagini e agli interventi dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
 
Non poteva poi mancare uno sguardo sul mondo: sulle guerre che devastano patrimoni artistici che appartengono all’umanità intera, sull’accanimento del terrorismo contro i simboli di antiche civiltà, sulle calamità che continuamente mettono in pericolo edifici e oggetti. Per questo si è scelto di esporre la stele funeraria di Palmira, che assurge a simbolo delle guerre in corso, dove sono entrati in azione i “Caschi blu della cultura” appena costituiti, “di cui i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale sono parte integrante e insieme agli esperti del Ministero dei beni culturali. 
 
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