Every Italian born after 1961 has, for sure, some childhood memories tied to figurinePanini and their beautiful albums. We’d buy them – or better, beg our parents and grandparents to buy them for us –exchange them with one another to complete our collections and, when only a handful was missing to reach the goal, we’d order them directly from Panini, in Modena, filling in that form you’d find at the end of each album: the care and attention we’d put into the task was far superior to anything we needed to do for school, I can guarantee you.
Personally, I was into every collection dedicated to the manga series I’d watch on TV and I was probably completing at least three albums every year. My mother would get me 10 packets of figurine at a time, each of them contained, if I remember well, 5 or 6 of them and cost round 200 lire, for a total of 1000 lire for the lot, the equivalent of today’s 0.60 cents.
Panini started, as many other famous Italian companies, as a small family business. The Panini brothers, Giuseppe and Benito, had been running their family’s newspaper kiosk in the heart of Modena for a while when, in 1961, they founded the Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini. It had all started when they came across, by chance, some boxes of old stickers produced by Edizioni Milanesi Nannina: they thought it was a nice idea, they found the stickers quite quirky. On the cover of the first Album Calciatori Panini was A.C. Milan legend Nils Liedholm. Little did the Panini brothers know they had just changed forever the world of millions of children.
In 1963, Giuseppe and Benito were joined in the family venture by two other brothers, Umberto and Franco: this was the lineup that made Panini big, transforming it in a company that was to reach a yearly revenue of around 100 billion lire. In 1988, the Panini brothers sold the company to British group Maxwell: those weren’t easy years, but luckily Bain Gallo Cuneo and De Agostini, a renowned Italian publishing house, bought it back in 1992. Since then, Panini passed into different hands, both Italian and foreign, including those of Marvel, which owned it from 1994 to 1999 and whose comics are still published by Panini today. In 2013, Panini acquires all Disney publications in Italy, including iconic Topolino (that’s Mickey Mouse on this side of the pond).
While the group is widely known at international level – it is present in 120 countries, with operational branches also in the US and Mexico — it remains solidly tied to Italy, as its headquarters are still in Modena. Panini group is the largest producers of stickers in the world, and the fourth largest company in Italy specialized in children and young adult publications.
In spite of the many changes at entrepreneurial level, Panini’s mission remained the same, just like its logo, the famous medieval knight in full armor holding a spear that so many children came to love.
As said, Panini’s fortune came, at least initially, from its soccer players collection: a packet of figurinedei calciatori in 1961 was worth 10 lire, or about 0.06 cents and only had two figurine inside. Not a lot, but if you consider that, today, a sticker from that first edition could sell for up to 120 USD, that little initial investment may be worth much more now. The album Panini were popular and loads of fun, so much so that the company soon began branching outside of the world of soccer and created collections dedicated to other popular themes, including my beloved childhood manga, as well as TV series, other sports, movies and comics.
In recent years, Panini has been producing around 1 billion packets of stickers per year, for an average of 6 billion figurine, that is, one for almost every person on Earth: what an impressive goal for a company born from four siblings’ know-how and a passion for collecting!
In 1992, shortly before his death, Giuseppe Panini donated to the city of Modena his entire collection of figurine, a collection that was transformed into the Museo della Figurina in 2006: in it, more than 500,000 stickers, along with other collectibles like prints, matchboxes, restaurant menus, calendars.
Giuseppe and his brothers gave to generations of kids, both in Italy and abroad, hours of joy and fun: there was quite nothing, during childhood, like the smell of fresh figurine out of their packet, like the sense of accomplishment in completing an album and the pride in leafing though it. And then, there were the hours spent with friends exchanging stickers, at the rhythm of the iconic ce l’ho, ce l’ho, mi manca, a mantra for children of yesterday and, indeed, today.
Ogni italiano nato dopo il 1961 ha sicuramente qualche ricordo d’infanzia legato alle figurine Panini e ai loro bellissimi album. Le compravamo – o meglio, pregavamo i nostri genitori e nonni di comprarle per noi – ce le scambiavamo tra di noi per completare le nostre collezioni e, quando ne mancava solo una manciata per raggiungere il traguardo, le ordinavamo direttamente alla Panini, a Modena, compilando quel modulo che si trovava alla fine di ogni album: la cura e l’attenzione che mettevamo nel compito era di gran lunga superiore a qualsiasi cosa dovessimo fare per la scuola, ve lo posso garantire.
Personalmente, facevo ogni collezione dedicata alle serie di cartoni che guardavo in tv e probabilmente completavo almeno tre album ogni anno. Mia madre mi procurava 10 pacchetti di figurine alla volta, ognuno dei quali ne conteneva, se ricordo bene, 5 o 6 e costava circa 200 lire, per un totale di 1000 lire per il lotto, l’equivalente di 0,60 centesimi di oggi.
Mentre io non ero appassionata di collezionismo di figurine di calciatori, la Panini divenne famosa (e ancora oggi è conosciuta soprattutto per questo) le sue collezioni di Serie A, Mondiali ed Europei: onestamente, puoi dire di avercela fatta nel calcio solo se hai la tua faccia su una figurina Panini.
Panini ha iniziato, come molte altre famose aziende italiane, come piccola impresa familiare. I fratelli Panini, Giuseppe e Benito, gestivano da tempo l’edicola di famiglia nel cuore di Modena quando, nel 1961, fondarono l’Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini. Tutto era iniziato quando si erano imbattuti, per caso, in alcune scatole di vecchie figurine prodotte dalle Edizioni Milanesi Nannina: pensarono che fosse un’idea carina, trovavano le figurine piuttosto stravaganti. Sulla copertina del primo Album Calciatori Panini c’era la leggenda del Milan Nils Liedholm. I fratelli Panini non sapevano di aver appena cambiato per sempre il mondo di milioni di bambini.
Nel 1963, a Giuseppe e Benito si unirono nell’impresa di famiglia altri due fratelli, Umberto e Franco: questa fu la formazione che rese grande la Panini, trasformandola in un’azienda che avrebbe raggiunto un fatturato annuo di circa 100 miliardi di lire. Nel 1988 i fratelli Panini vendettero l’azienda al gruppo britannico Maxwell: non furono anni facili, ma per fortuna la Bain Gallo Cuneo e la De Agostini, nota casa editrice italiana, la riacquistarono nel 1992. Da allora, la Panini è passata in diverse mani, sia italiane che straniere, tra cui quelle della Marvel, che l’ha posseduta dal 1994 al 1999 e i cui fumetti sono ancora oggi pubblicati dalla Panini. Nel 2013, Panini acquisisce tutte le pubblicazioni Disney in Italia, compreso l’iconico Topolino (che è Mickey Mouse dall’altra parte dell’oceano).
Sebbene il gruppo sia ampiamente conosciuto a livello internazionale – è presente in 120 Paesi, con filiali operative anche negli Stati Uniti e in Messico – rimane saldamente legato all’Italia, dato che la sua sede centrale è ancora a Modena. Il gruppo Panini è il più grande produttore di figurine al mondo, e la quarta azienda in Italia specializzata in pubblicazioni per bambini e ragazzi.
Nonostante i molti cambiamenti a livello imprenditoriale, la missione della Panini è rimasta la stessa, proprio come il suo logo, il famoso cavaliere medievale con l’armatura e la lancia che tanti bambini hanno imparato ad amare.
Come detto, la fortuna della Panini venne, almeno inizialmente, dalla sua collezione di calciatori: una bustina di figurine dei calciatori nel 1961 valeva 10 lire, ovvero circa 0,06 centesimi e aveva solo due figurine all’interno. Non molto, ma se si considera che, oggi, una figurina di quella prima edizione potrebbe essere venduta fino a 120 dollari, quel piccolo investimento iniziale potrebbe valere molto di più adesso. Gli album Panini erano popolari e molto divertenti, tanto che l’azienda iniziò presto a muoversi al di fuori del mondo del calcio e creò collezioni dedicate ad altri temi popolari, tra cui il mio amato cartone animato dell’infanzia, così come serie tv, altri sport, film e fumetti.
Negli ultimi anni, la Panini ha prodotto circa 1 miliardo di pacchetti di figurine all’anno, per una media di 6 miliardi di figurine, cioè una per quasi ogni persona sulla Terra: che traguardo impressionante per un’azienda nata dal know-how di quattro fratelli e dalla passione per il collezionismo!
Nel 1992, poco prima della sua morte, Giuseppe Panini donò alla città di Modena la sua intera collezione di figurine, collezione che nel 2006 è stata trasformata nel Museo della Figurina: al suo interno, più di 500.000 figurine, insieme ad altri oggetti da collezione come stampe, scatole di fiammiferi, menù dei ristoranti, calendari.
Giuseppe e i suoi fratelli hanno regalato a generazioni di bambini, in Italia e all’estero, ore di gioia e divertimento: non c’era niente, durante l’infanzia, come l’odore della figurina fresca di confezione, come il senso di realizzazione nel completare un album e l’orgoglio di sfogliarlo. E poi, c’erano le ore passate con gli amici a scambiarsi figurine, al ritmo dell’iconico ce l’ho, ce l’ho, mi manca, un mantra per i bambini di ieri e, appunto, di oggi.
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