Verona e il Veneto celebrano le nozze d’oro col pregiato frutto di Bacco in occasione della 50° edizione del Vinitaly, il salone internazionale dei vini e dei distillati. 
Un viaggio, quello della rassegna enologica, iniziato nel lontano 1967 con “Le Giornate del Vino Italiano”. Quasi una scommessa diventata solida realtà a cui oggi guarda l’intero mondo vinicolo. Perché l’Italia non è solo “spaghetti & pizza”, ma è anche la cultura del vino. 
 
Da nord a sud, dalle colline alle regioni montane e a ridosso del mare, in tutte le regioni del Belpaese si piantano le viti. Ed è apprezzato assai. Ovunque e dovunque. 
Una crescita che neanche la crisi economica ha saputo rallentare, facendo registrare nell’ultimo anno un aumento del fatturato del 5 per cento sulle esportazioni del 2014 per un totale di oltre 5,4 miliardi di euro. Ma chi è così interessato alle pregiate uve italiane? Tutte le più grandi economie. 
 
Da Stati Uniti e Canada, i cui buyer al Vinitaly sono aumentati rispettivamente del 25 e 30 per cento, alla Russia (+19) passando per Francia (+29), Regno Unito (+18) fino a sbarcare nel lontano Oriente con Giappone (+21) e Cina, quest’ultima capace di far segnare un +130 per cento. 
 
E proprio dal gigante asiatico è sbarcato al Vinitaly il potente imprenditore Jack Ma, fondatore dell’e-commerce Alibaba. 
Internet è e sarà sempre più il futuro di ogni business. Lo sa bene Veronafiere, tra le prime, con la sua piattaforma Vinitaly Wine Club, a promuovere online le vendite delle migliori etichette italiane.
 
Tra gli indiscussi protagonisti regionali della quattro giorni, il Veneto. Una terra con numeri “vinicoli” che lasciano a bocca aperta, a cominciare dall’impego di 2 milioni di lavoratori. Una solida base questa che si traduce in una produzione di 52 vini a Denominazione in grado di coprire il 32 per centro dell’intera esportazione italiana per un ricavo pari a 1 miliardo e 700 milioni di export. 
 
Dei tanti mestieri connessi col mondo del vino, ce n’è uno in particolare che in Italia come all’estero sta riscuotendo sempre più successo: il sommelier. E proprio in occasione del cinquantenario della manifestazione scaligera è stato siglato un accordo tra l’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e l’Istituto Trento Doc per le prossime tre edizioni dell’evento dedicato all’elezione del miglior sommelier nostrano. Un concorso che ha come obiettivo la promozione della cultura vitivinicola nazionale attraverso la formazione di una figura altamente professionale. 
 
Trento Doc non è solo eventi, ma soprattutto rappresenta le celeberrime “Bollicine di montagna”, un metodo classico le cui pregiate uve crescono tra i 200 e gli 800 metri, immerse in un clima caratterizzato da notevoli escursioni termiche fra giorno e notte. Il risultato imbottigliato si chiama Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Pinot meunier. Vini degustati in tutte le latitudini come i dati dimostrano: nel 2015 TrentoDoc ha fatto segnare un +4,5 per cento di vendita totale rispetto al 2014, che tradotto in termini numerici significa 7,3 milioni di bottiglie vendute, 22 per cento dei quali derivante dall’estero (America, Asia, Oceania).
 
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