Il fenomeno della nuova emigrazione italiana, in forte crescita dall’inizio della crisi economica dell’ultimo decennio, ha ormai raggiunto livelli analoghi a quelli riscontrati nella seconda metà degli anni ’60.
Il FAIM, che raccoglie le maggiori federazioni italiane ed estere in rappresentanza di oltre 1.500 associazioni nel mondo, ha monitorato fin dalla sua nascita l’evoluzione della nuova emigrazione fornendo un quadro statistico comparato con le rilevazioni di alcuni paesi di accoglienza che danno un risultato sensibilmente più elevato di espatrii dall’Italia rispetto a quanto si desume dai dati relativi alle cancellazioni di residenza.
Secondo diverse stime, la nuova emigrazione italiana viaggia al ritmo di quasi 300 mila persone all’anno negli ultimi due anni (2015 e 2016). Di questi nuovi migranti, circa il 30% possiede una laurea e circa il 35% un diploma di scuola superiore, mentre oltre il 15% è composto da giovani al di sotto dei 15 anni, cosa che indica che emigrano ormai anche intere famiglie.
Il lavoro di approfondimento svolto negli ultimi mesi dalle associazioni aderenti al Faim in importanti aree metropolitane europee e in Australia sarà presentato nelle due relazioni iniziali e consentirà di scendere ancora più nel dettaglio rispetto alle modalità di insediamento dei nuovi migranti, in gran parte caratterizzate da precariato e circolarità sia all’interno dei singoli paesi, sia tra diversi paesi, nonché dalla presenza di una consistente componente che potremmo definire proletaria.
Assieme alla necessità di strutturare un sistema di orientamento alla partenza e all’arrivo per questi connazionali come impegno minimo che il paese deve assumersi e che può contare sul vasto tessuto associativo all’estero, il convegno intende porre all’attenzione del mondo istituzionale, sociale e politico, il fatto che questi consistenti flussi di nuova emigrazione comportano un impoverimento delle risorse umane del paese e delle sue competenze.
Coniugare il fondamentale diritto alla libertà di circolazione con gli obiettivi del sistema paese e con il recupero dei differenziali esistenti tra nord e sud, tra aree metropolitane ed aree interne, costituisce un importante ambito di confronto e di azione, poiché il declino demografico e di competenze di ampie zone del paese non è compensato (o lo è soltanto in parte) dai flussi di immigrazione terzomondiale e dall’Est europeo.
L’attuale congiuntura economico e politica caratterizzata dalle contraddittorie tendenze (globalizzazione vs chiusure nazionali), comporta infine una nuova attenzione ai diritti e alle tutele sociali e del lavoro dei cittadini migranti e dei nuovi emigranti italiani, che vengono messi a dura prova sia in ambito europeo che extraeuropeo.