“A un giovane italiano, oggi, io consiglierei di emigrare”. Tyler Cowen, economista Americano della George Mason University, Virginia, inserito da Foreign policy nell’elenco dei 100 pensatori più influenti al mondo, tempo fa (e molto prima degli esiti elettorali che lasciano il Paese in balia di altra, pericolosa, incertezza econo-mica) non aveva usato mezze parole. Meglio andarsene altrove.
 
Se in ogni epoca il motore delle migrazioni è l’economia, in questo periodo di stagnazione in cui versa l’Italia, il carburante non manca. 
 
Così, si sente spesso parlare di nuova emigrazione e di fuga dei cervelli, visto che a partire sono sempre di più i giovani laureati in cerca di carriere (professionalmente ed economicamente) più appaganti all’estero. Gli studi sociali però, registrano anche un rallentamento dei flussi migratori. Mancando il lavoro, l’Italia diventa meno attrattiva per gli stranieri, turisti a parte. 
  Il fenomeno della “fuga dei cervelli” è ancora attuale

  Il fenomeno della “fuga dei cervelli” è ancora attuale

 
 L’Italo Americano, fondato nel 1908 da immigrati italiani che cercarono miglior fortuna nella West Coast, per tutto il mese di marzo dedicherà la pagina 5 al tema dell’emigrazione. Per continuare a raccontare il Belpaese nella sua storia e nelle sue evoluzioni sociali e culturali. Con l’obiettivo, nel 2013 Anno della Cultura Italiana negli Usa, di dare una testimonianza attenta di quel che è l’Italia, compito che il giornale porta avanti da oltre un secolo. 
 
L’emigrazione è fatta di numeri (come dimostra l’indagine Ismu) ma anche di storie molto personali (di chi partì, di chi è cresciuto nella “Merica”, come la chiamavano i primi emigranti, di chi continua a vantare “radici” italiane dopo 3-4 generazioni). Storie diverse ma tutte simili tra loro. 
 
Simili nel sacrificio di lasciare la patria, simili nel coraggio di ricominciare nel Nuovo Mondo che parlava lingue diverse; simili nel tempo perchè emigrare ieri aveva le motivazioni di oggi, anche se ci sono internet o skype ad accorciare le distanze, e voli al posto di viaggi per mare in terza classe. 
 
Non dimenticate la sezione Heritage a pagina 9. In ogni foto c’è un pezzo della storia degli italo-americani di oggi. E scriveteci a Letters@italoamericano.com per raccontare la vostra emigrazione.
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