Nello zoo di San Diego cresce a vista d’occhio e muove i primi passi il cucciolo di panda nato il 29 luglio. Incanta i veterinari con il suo musetto bicolore e i suoi 3 kg e 200 grammi per 54 centimetri di lunghezza.
 
Figlio di Bai Yun (Nuvola Bianca) e Gao Gao (Grande Grande), il morbido “peluche” dovrà compiere cento giorni prima di avere un nome, come vuole la tradizione cinese. È fra le specie a rischio d’estinzione: si stima che in natura ci siano meno di mille esemplari, un centinaio dei quali negli zoo. 
 
Meno fortuna dei paleontologi che lo hanno trovato, ha invece avuto l’Elefante Antico trovato nel sito de La Polledrara di Cecanibbio, a 20 chilometri da Roma, dove nel 1984 è stato scoperto uno spettacolare giacimento fossile databile 300mila anni. Morì intrappolato nel fango dopo essere scivolato in una depressione palustre (situazione simile a quel che avvenen alle La Brea tar pits di Los Angeles).
 
Il “Palaeoloxodon antiquus” detto anche “straight-tusked elephant” era tra le specie più diffuse in Europa meridionale 800mila anni fa ma si estinse 37.500 anni fa. 
Nonostante il ritrovamento di frammenti di una cinquantina di esemplari, solo nel sito laziale, le caratteristiche anatomiche della specie finora erano un mistero. 
 
A settembre lo scavo dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Roma è stato riaperto e ha riportato alla luce tutte le parti dell’animale: cranio, mandibola, zan-ne lunghe quasi 4 metri inserite negli alveoli, vertebre, un omero, articolazioni complete delle zam-pe. Un risultato eccezionale, unico. 
 
Non solo per la prima volta in Italia è possibile uno studio esaustivo delle dimensioni e della morfologia della specie ma il pubblico potrà seguire in diretta le ultime fasi di studio di un evento avvenuto circa 300.000 anni fa, nel Pleistocene medio.
 
Lo scavo, che potrebbe terminare entro l’anno, ha documentato la presenza dell’Homo Heidelbergensis, antenato del Sapiens. Numerosi strumenti litici, lungo i fianchi dell’animale, dimostrano che ne tagliò pelle e carni. 
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