(Ph © Slava Valitov| Dreamstime.com)

Fino al 5 ottobre all’Archivio Storico Comunale di Palermo, mostra fotografica “Polvere di ferro – Riflessioni sul paesaggio post-industriale” di Danilo De Rossi. 

A centoventicinque anni dalla fondazione, le acciaierie Poldi di Kladno, un tempo fiore all’occhiello dell’economia cecoslovacca, sono oggi in buona parte un cimitero dell’industria pesante. Di questo enorme complesso industriale, distante 30 km da Praga ed esteso per almeno 500 ettari, non rimangono che carcasse di capannoni, rotaie mangiate dalla vegetazione e vetrate rotte. 

Non è un caso che l’Archivio storico del Comune di Palermo – scrigno della memoria cittadina – sia stato prescelto per ospitare la mostra Polvere di ferro – Riflessioni di Danilo De Rossi, promossa dal Consolato della Repubblica Ceca in Sicilia. Si tratta di un progetto culturale che, attraverso una videoinstallazione ed un’esposizione fotografica di quella che un tempo fu l’importante acciaieria Poldi a Kladno – oggi area dismessa e abbandonata di archeologia industriale – vuole indurre il fruitore a riflettere sul valore del ricordo.

I luoghi, le vicende umane che vi si sono svolte con il loro carico di ricordi ed emozioni sono il punto di partenza di un percorso che prende a pretesto la realtà oggettiva, e l’inevitabile cambiamento che subisce, per tentare di attingere a ciò che sta dietro a tutti i cambiamenti, e ne costituisce l’essenza.

Al tema dello scorrere del tempo, e del mutamento costante che accompagna la nostra vita, fa da naturale corollario quello della memoria: le strutture fatiscenti e silenziose sulle quali spiccano, quasi a simbolo dell’antica grandezza, i tre imponenti altiforni adesso invasi silenziosamente da erbe e rami secchi ci parlano di una stagione ormai perduta, di un sogno di potenza economica ed industriale infranto, del controverso rapporto che legava l’uomo e la materia oggetto di trasformazione. Rotaie abbandonate che trasportano treni inesistenti assurgono a metafora di un mondo in cui il divenire sfocia paradossalmente nell’immobilità del nulla. 

Le tracce del passato si riconnettono, attraverso le immagini, all’attualità del presente, riannodando fili invisibili e alludendo alla circolarità della vita, a un tempo sospeso, declinato, in questo caso, attraverso la sacralità laica del ricordo. 

Danilo De Rossi

Fotografo e regista concettuale il cui lavoro è incentrato sul legame emoti­vo tra gli esseri umani e l’ambiente urbano: L’Architettura delle Emozioni. Il suo interesse si è sviluppato attra­verso il coinvolgimento e la collab­orazione con molti importanti studi di architettura, cosí come attraverso l’esperienza di viaggi e soggiorni all’estero.

I suoi progetti sono prodotti come fotografie individuali, in edizione limitata, pubblicazioni, film e instal­lazioni pubbliche su larga scala. Vive e lavora a Madrid, dove continua il suo lavoro di ricerca come alumni del Master in Fine Arts Photography allo Istituto Europeo di Design.

Le sue installazioni fotografiche e cinematografiche sono state esposte e pubblicate a Hong Kong, in Australia, nel Regno Unito, in Italia, nella Repubblica Ceca e negli Stati Uniti e fanno parte di numerose collezioni private.


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