È caratteristico per la posizione soleggiata e il clima mite che favorisce la crescita della famosa mela della Val di Non. Si trova tra due affluenti del torrente Novella e l’area del canyon fa parte del Parco Fluviale Novella, al quale è riconosciuto un interesse naturalistico e geologico. L’interesse storico di Dambel risiede nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, citata nei testi a partire dal 1242 e completamente ristrutturata nel 1537. Sorge sulla cime di Doss de’ Sadorni e la leggenda la vuole eretta su di un tempio dedicato a Saturno, protettore dei campi e della terra. Probabilmente il nome “Sadorni” potrebbe derivare proprio da “Saturno”.
Sopra la porta della chiesa di Dambel c’è un volto scolpito che, pare, lo rappresenti. Sul Doss di Sadorni sono stati trovati molti oggetti che testimoniano la presenza del popolo dei Reti ed ora questi reperti sono custoditi in parte, presso il Museo archeologico del Buon Consiglio a Trento e in parte al Museo Ferdinandeum di Innsbruck. L’altare maggiore della chiesa è un’opera d’arte. È un trittico in legno, lavorato sia nella parte anteriore che posteriore. Al centro spicca la Madonna con in braccio il Salvatore.
Le figure sono piene d’espressione. Durante i lavori di restauro dell’ottobre 2004 sul lato dell’edificio, che guarda il cimitero, è stato rinvenuto un affresco del ‘400. La figura rappresentata è una trinità a tre volti, uniti tra di loro, con tre nasi, tre bocche e quattro occhi: quello centrale è Dio, alla sua destra Gesù, a sinistra lo Spirito Santo. La parrocchiale dell’Assunta venne consacrata nel XV secolo e il suo campanile, che si erge sul dosso, è molto particolare con i suoi archi gotici e l’alta cuspide. La cappella dell’Addolorata sorge invece su un altro dosso chiamato “Saori”. Vicino ci sono antiche tombe romane.
Le prime tracce del luogo si hanno agli inizi dell’VIII secolo con un castello denominato Empolum (o Empolis) nella parte della città chiamata Empoli Vecchio. La città, fondata intorno alla Pieve di Sant’Andrea e al castello nel XII secolo, è citata in documenti come Imporis o Emporium. Il cuore della città si trova attorno a piazza Farinata degli Uberti (più comunemente chiamata Piazza dei Leoni, per via della fontana centrale), dominata dalla facciata della Collegiata di S. Andrea, che si erge al culmine di un’ampia gradinata. Accanto sorge lo storico Palazzo Pretorio e di fronte, il Palazzo Ghibellino. Gli altri palazzi, molto antichi, circondano la piazza con un porticato, disposizione abbastanza insolita nelle città o nelle piazze toscane. Un avvenimento da segnalare nella storia di Empoli accade durante la II Guerra Mondiale.
Tra 1943 e 1944 il corso del fiume Arno, fu scenario del fronte italiano del conflitto dove si fronteggiavano gli Alleati (Indiani, Britannici, Sudafricani e Americani) in avanzata e i tedeschi in ritirata. Durante questi mesi la città subì un violento rastrellamento da parte dei nazisti. Trenta persone vennero fucilate e solo una riuscì a scappare. L’8 marzo 1944, ben 597 persone, prelevate nel circondario empolese e in altre zone dell’Italia vennero stipate nel famigerato Trasporto Bestiame n° 32, partirono da Firenze e giunsero a Mauthausen l’11 marzo. Solo una decina di loro ritornarono a casa e oggi, in memoria di quegli avvenimenti, molte scuole partecipano al “Percorso della Memoria”, che prevede un pellegrinaggio ai campi di concentramento e sterminio più significativi quali Gusen (con cui Empoli è gemellata), Mauthausen, Harteim, Ebensee e la Risiera di San Sabba a Trieste. Tra i deportati al campo di Gusen c’era anche Carlo Castellani, preso al posto del padre, alla cui memoria è intestato lo stadio comunale.
La fondazione è datata non più tardi del I secolo a.C., quando, dopo la vittoria della II guerra punica su Annibale (211 a.C.) in epoca Cesariana-Augustea, il territorio fu colonizzato ed assegnato con la centurazione (suddivisione agricola in campi quadrati) ai veterani di guerra. Ciò è deducibile da due fatti: dal nome e dalla ubicazione. Il toponimo è la forma sincopata di un nome gentilizio romano Furinius (Furnius). Una iscrizione latina confermerebbe il significato di “terra appartenente a Furinius”, comprovante la suddivisione in appezzamenti terrieri. Furinius era, forse, un soldato distintosi nella cacciata di Annibale da Capua. L’origine si può anche ricollegare a “Forum Iani” (Foro di Giano), perché fu ritrovato, alla fine degli anni ’50, un tempio con due aperture sormontate da due facce di diverse dimensioni con la scritta “Dicata Iano”.
Tale tempio fu ritrovato sotto l’attuale chiesa dedicata a Maria Santissima dell’Arco. Al tempo dei Longobardi e dei Normanni, Frignano viene più volte citato nei documenti. Sotto gli Svevi (XIII secolo) divenne feudo e fu diviso tra i vari signorotti del posto. Nei secoli successivi con gli Angioini e gli Aragonesi fu possesso reale, poi con gli Spagnoli nel 1503 fu assegnata al baronato dei Gargano, a cui si deve l’erezione del Palazzo Marchesale, dimora nobiliare del casato fino al 1746. Dell’arredo ricco di tele, arazzi e mobilio, rimane ben poco, perchè razziato dalle “compagnie di ventura”. Della struttura si conserva lo scalone principale, la famosa scala a chiocciola, nota come “a marruzza”. Nei lunghi secoli di regime feudale la popolazione visse in condizioni di assoluta povertà. Solo con l’avvento del decennio francese e la conseguente eversione della feudalità (1806), i primi sindaci del paese si prefissero come obiettivo il progresso della loro terra.