E detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella. È sconsacrata ed è tra i più importanti e visitati musei di Napoli. Ma la Cappella Sansevero è soprattutto la meraviglia artistica del Cristo Velato. L’Italo-Americano ha intervistato Fabrizio Masucci, dal 2010 presidente del consiglio di amministrazione del Museo Cappella Sansevero. Ha curato il catalogo della mostra “Parole Maestre. Libri antichi e rari per il principe di Sansevero” (Napoli, 2007) e la guida alla mostra “I nostri omaggi, principe!” (Napoli, 2010). Nel 2013 ha ideato la rassegna annuale di eventi “MeravigliArti”, che ha portato nella Cappella Sansevero attori, musicisti, scrittori e artisti contemporanei italiani e internazionali.
Il successo è merito del principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, che nel Settecento commissionò le straordinarie opere che oggi i visitatori possono ammirare nella Cappella. Negli ultimi anni l’amministrazione del Museo Cappella Sansevero si è molto impegnata nella promozione del patrimonio, e i risultati si sono visti: nel 2014 si sono registrati oltre trecentomila visitatori paganti, con un aumento di oltre l’80% rispetto a soli quattro anni prima. Questi numeri ci rendono orgogliosi, ma mi piace dire che non sono sufficienti: un capolavoro come il Cristo Velato merita ancora di più. Ad ogni modo, credo che il motivo del successo sia riassumibile con la formula, spesso abusata in altri contesti, “esclusivo per tutti”: la Cappella Sansevero è ormai molto conosciuta e sono sempre più numerose le persone che la visitano. Tuttavia chi viene a trovarci ha ancora la sensazione della scoperta personale, di aver “scovato” un tesoro nell’intrico dei vicoli di Napoli, un tesoro che non racchiude solo il Cristo velato, ma anche meraviglie del virtuosismo come il Disinganno, enigmatiche presenze come le Macchine anatomiche e tanto altro. Il visitatore ha voglia di raccontare e condividere la propria esperienza, e questo crea un passaparola “virale”, dentro e fuori la rete.
Cosa colpisce maggiormente, il visitatore? La magnificenza, la purezza delle opere o l’atmosfera senza tempo, che vi si respira?
Io credo che siano tutte queste cose assieme: chi viene da noi entra in contatto con la Bellezza e scopre che la Cappella Sansevero è molto più che il solo Cristo velato. La presenza del principe di Sansevero si avverte in ogni angolo di questo luogo, e si comprende che il tempio barocco è il suo testamento culturale: questa percezione suggestiona e affascina.
È stato detto che Sanmartino era “solo” un abile modellatore di pastori da presepe, ed è nota la leggenda secondo cui il principe di Sansevero avrebbe accecato lo scultore affinché non potesse più realizzare capolavori paragonabili al Cristo Velato. In realtà, Giuseppe Sanmartino continuò a scolpire fino alla fine del Settecento e divenne uno dei più affermati artisti del Regno di Napoli. Quel che è vero, però, è che il Cristo Velato è una delle primissime opere a figura intera realizzate dal giovane Sanmartino e che, nonostante egli abbia continuato a operare per quarant’anni dopo il 1753, non ha mai più toccato i vertici artistici raggiunti con il Cristo. Si può dire, in questo senso, che il Cristo Velato è un vero miracolo dell’arte e che, come avvenne con altri artisti, il principe di Sansevero riuscì a tirar fuori il meglio dallo scultore.
Non saprei, naturalmente è una questione soggettiva. Quel che posso riportare è la mia esperienza: pur avendo visto il Cristo migliaia e migliaia di volte, mi capita ancora di fermarmi a contemplarlo e provare un senso di smarrimento dinanzi a tanta abilità e perfezione.
È una notizia che si tramanda da secoli: Canova avrebbe affermato che avrebbe dato dieci anni della sua vita pur di essere l’autore del Cristo Velato. Quel che è storicamente documentato è che Canova visitò la Cappella Sansevero alcuni anni dopo la morte del principe Raimondo di Sangro. Si racconta anche che provò ad acquistare l’opera, ma (per nostra fortuna!) il figlio del principe rifiutò l’offerta.
Mi risulta sempre difficile sintetizzare in poche righe la complessa figura di Raimondo di Sangro, che sfugge a definizioni univoche. Come è noto, fu un valoroso militare, uno scienziato, un letterato, un editore clandestino, Gran Maestro della Massoneria napoletana, e chi più ne ha più ne metta, un genio, un Leonardo del Settecento. Se devo dire di lui qualcosa di poco noto, mi preme sottolineare l’aspetto leggero e faceto della sua personalità: pochissimi sanno che, non a caso, il principe in uno dei suoi libri propose l’introduzione nella punteggiatura del “punto ironico”, che disegnò anche, con un semicerchio e un puntino. Si può affermare che con questo punto emozionale il principe abbia inventato le “emoticon” moderne, le faccine che tutti usiamo sui social network e nelle chat.
La moltitudine dei visitatori, ogni anno, viene documentata. Più italiani o stranieri?
La maggior parte dei visitatori è costituita da italiani, all’incirca per il 65%. Tuttavia gli stranieri sono in crescita, e in alcuni periodi dell’anno, come nei mesi estivi, sono addirittura più degli italiani.
Per emozionarsi dinanzi a una delle vette più alte toccate dall’arte occidentale e respirare l’atmosfera di mistero di un luogo carico di storia.