Barche, sentieri e grotte. I re Magi. La sacra famiglia insieme al bue e all’asinello nella fredda stalla. Nel mosaico italiano di culture, fedi, paesaggi ed eventi, la celebrazione del Natale ha sempre un posto speciale in ciascuno di noi. Non ci sono però solo le luminarie di Firenze, Venezia e Roma, città care ai turisti, ma la calda amorevolezza di quel Sud Italia troppo spesso poco raccontato. Quel Sud Italia dove tanti emigranti ritornano per le feste e da cui poi si devono staccare con malinconia e il rimpianto del dover mettere, tra cuore e necessità di vita, più di qualche centinaio di chilometri.
Percorsa tutta l’Adriatica e lasciatomi alle spalle anche Puglia e Basilicata, faccio il mio ingresso in Calabria mettendo piede a Corigliano Calabro, 40mila abitanti in provincia di Cosenza, dopo un lungo e Kerouachiano viaggio dal Settentrione al Meridione.
Qui, nei vecchi negozi in disuso del borgo storico, in via Roma, mi attende qualcosa di speciale: i presepi.
È la magia di una città sulla costa ionica, arroccata su una collina e le cui luci delle case, insieme a quelle natalizie, narrano tante storie di amorevoli tradizioni. La mostra non è solo un viaggio natalizio nella inventiva e nelle capacità creative della popolazione, ma anche una riscoperta del folklore e della gastronomia locale con degustazione di prodotti tipici tra le strade animate da spettacoli.
Eccomi dentro Corigliano Calabro. Sento le pupille ruotare in tutte le direzioni. Basta varcare una soglia di uno dei tanti locali per essere inghiottiti in una imprecisata dimensione e fare un salto indietro nel tempo. Trovo un grammofono e perfino un vecchio banco di legno da scuola con tanto di penna e calamaio. Poi, man mano che ci si avvicina alle singole natività, ecco scoprire piccoli e delicati dettagli. Un laghetto con le oche che fanno il bagno. I Re Magi sempre in posizione diverse nello scenario. Luci blu infondono un delicato senso di estasi d’anima. Le pale del mulino paiono scandire il battito del nostro cuore.
“È una gran bella manifestazione – dice Luciano Salvatore che a Corigliano vive tutto l’anno – ma meriterebbe più attenzione. In città si sentiva proprio la mancanza dello spirito natalizio. Un plauso va al piccolo gruppo di volontari che con olio di gomito ha ripulito i vecchi locali che ospitano la mostra, collaborando alla distribuzione, fra i visitatori, di caldi cullurielli (tipici dolci cosentini, ndr) appena fritti”.
Passo da presepi molto semplici a vere e proprie opere d’arte. C’è chi ha ne realizzato uno con tanto di Castello di Corigliano, edificio quest’ultimo che nella sua versione a grandezza naturale è uno dei meglio conservati di tutto il Sud Italia. Venne edificato come fortificazione dal condottiero normanno Roberto il Guiscardo (cioè l’Astuto, 1025 circa – 1085), fra il 1064 e il 1080 nella Valle del Crati per controllare e assediare le città e i territori limitrofi della sottostante piana di Sibari.
Non solo opere corpose. C’è chi ha puntato sull’essenziale. Un grosso scarpone con dentro Maria, Giuseppe, il bambin Gesù e una Stella Cometa. Appena poco più grande, una romantica giara con dentro mangiatoia e Sacra famiglia. Tutt’attorno a loro, qualche caseggiato. Il finale non può che essere la magia più natalizia che esista. Due zampognari intonano Tu scendi dalle stelle. Seguo il loro tragitto fin dentro un caratteristico anfratto dove l’acqua del presepe esce proprio dalla roccia. Mi siedo sulla terra e resto ad ascoltarli. Dai presepi di Corigliano Calabro, Buon Natale al mondo intero.