Cose buone dalla Calabria. Il Consorzio Sociale Goel ha festeggiato i primi dieci anni della “missione cambiamento”, con un affollato convegno a Gerace.
In evidenza tutte le “cose buone” realizzate sinora dal 2003, quando “è stato avviato un percorso di animazione e creazione di impresa insieme al vescovo mons. Bregantini (oggi arcivescovo di Campobasso) e alla Pastorale Sociale e del Lavoro di Locri-Gerace”. Il presidente Vincenzo Linarello è stato chiaro: “Si è fatto tanto. Si farà tanto altro ancora. Per rompere il muro del destino avverso”.
La positività del fare, contro la negatività della rassegnazione.
La parola “cambiare” per “dire no alle mafie e ai poteri occulti, per la democrazia e il bene comune” è stata pronunciata spesso nel caldo inizio d’agosto geracese, ricorrendo anche all’incisivo termine dialettale “cangiari”.
E Cangiari è diventato un marchio che “si colloca nel segmento alto della moda italiana”. Linarello ha precisato che “le collezioni Cangiari sono interamente realizzate in Calabria, con materiali pregiati e lavorazioni artigianali di alta qualità”.
Poi con orgoglio ha annunciato: “Le nostre creazioni sono en-trate nell’Alta Moda di Milano, Parigi e Londra”. E ha dato anche un’altra notizia positiva: “L’Enit (Ente nazionale per il turismo) ha approvato il progetto ‘i Viaggi del Goel’ per la promozione del turismo calabrese in tutto il mondo. Pacchetti turistici per offrire un’immagine nuova della Locride e della Calabria, per far conoscere l’esperienza di un popolo e di tanti giovani che lottano contro le ingiustizie, le mafie e l’emarginazione sociale. L’obiettivo è stato fin dall’inizio quello di far nascere amicizie e relazioni da trasformare in “Alleanze” per il cambiamento”.
Proposte concrete. “È così che si combatte la mafia, Goel sta facendo la cosa giusta. Nessun cedimento. Niente compromessi. Questo mette in difficoltà le cosche”, ha detto Nicola Gratteri, uno dei magistrati calabresi più esposti nella lotta alla criminalità organizzata. “È importante coinvolgere i giovani. Parlare con loro. Far capire che non conviene essere mafiosi”.
La scuola contro la mafia. Più cultura per fermare l’incultura mafiosa che provoca disastrosi effetti sulla collettività.
Gratteri tiene lezioni antimafia, da un capo all’altro dell’Italia e all’estero, fin da quando è entrato in magistratura: “Vado nelle aule scolastiche da 26 anni”. Sempre con lo stesso impegno. Sia da magistrato ‘sconosciuto’ negli anni ’80 sia oggi da magistrato ‘conosciuto’ in tutto il mondo per le grandi inchieste contro le multinazionali del crimine.
Utilizza i giorni di ferie e non percepisce compensi, neanche come membro della Comitato anticrimine voluto dal presidente del Consiglio Enrico Letta per combattere l’illegalità a tutti i livelli. Una missione all’insegna della solidarietà. “L’antimafia si fa così”, dice non risparmiando critiche a quanti “si fanno pagare per partecipare ai convegni”.
Parla poi della confisca dei beni: “Siamo messi male. Un bene diventa fruibile dopo 20 anni. Un edificio costruito senza rispetto delle regole, con il cemento depotenziato, dopo il lungo abbandono raggiunge una condizione di fatiscenza che non è più conveniente adibirlo a ufficio pubblico, sia per i costi di ristrutturazione che per la sicurezza. Meglio abbatterli, realizzare parchi, strutture sportive e ricreative per giovani e anziani”.
La positività della “missione cambiamento” di Goel è stata sottolineata ampiamente nei tanti e qualificati interventi. In una regione dove le “cose buone” non hanno lunga vita, i dieci anni di attività “sono un traguardo eccezionale”.
Il regista, attore e produttore Marco Paolini ha fatto un elogio e un augurio: “Stiamo festeggiando un’eccezione, tra dieci anni speriamo di essere nuovamente qui a festeggiare una regola. L’imprenditorialità di Goel dovrà essere un modello positivo non solo per la Calabria, ma da esportare anche nelle regioni economicamente più forti del Nord Italia”.
Missione positività da portare a termine. È emblematico che in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, messaggi di incitamento a non farsi prendere dallo scoramento vengano da autorevoli personaggi della magistratura, della cultura e del cinema. Dopo il successo del 1998 con “Così ridevano”, il grande regista calabrese Gianni Amelio a settembre ritorna a Venezia con “L’intrepido”, film che ha per protagonista Antonio Albanese.
Titola ‘La Repubblica’ di venerdì 2 agosto: “Amelio ci riprova. Stavolta racconto il lavoro, alla Chaplin”. Intervistato da Maria Pia Fusco dice: “Penso che oggi sia un dovere essere positivi, essere intrepidi”.
Insomma, pensare positivo, reagire, costruire, guardare con ottimismo al futuro. Dal coraggio della grande squadra di Goel guidata da Linarello, alle lezioni di legalità di Gratteri; dall’invito a far diventare l’eccezione una regola di Paolini, al dovere della positività auspicato da Amelio. Fatti, non parole. Perché bisogna anche far vedere le cose buone della Calabria.